Mai, come in questo periodo, le chiamate al Centro Antiveleni. C’è da dire che, purtroppo, il livello di attenzione dei consumatori relativo sia alla alimentazione che all’utilizzo di prodotti per la persona è sempre troppo basso e molto spesso atteggiamenti incauti provocano conseguenze dannose se non letali
Mai nella sua storia il numero telefonico del Centro Antiveleni di Milano, ha ricevuto tante chiamate come lo scorso anno: sono state infatti il 4% in più le telefonate per una consulenza dovuta ad assunzione di sostanze velenose, uso di prodotti domestici e cosmetici, droghe, medicinali, funghi o altro, o per semplici informazioni preventive.Il centro antiveleni dell’Ospedale Niguarda Ca’ Granda di Milano è nato nel 1967 nell’ambito del servizio di anestesia e rianimazione dell’ospedale stesso. È certificato dall’American Association of Poison Control Center e, per casistica, risulta essere il primo in Italia ed il terzo in Europa.Esso realizza la diagnosi e la terapia medica dei casi d’intossicazione acuta e avvelenamento di qualunque origine, basandosi su un servizio di informazione telefonico (anche per consulti urgenti) e sul trattamento dei pazienti intossicati giunti al pronto soccorso dell’ospedale. È dotata di uno schedario tossicologico su sostanze potenzialmente tossiche e si occupa anche di antidoti di uso raro o di difficile reperimento. I casi particolarmente significativi o rari o per alcune categorie di prodotti (pesticidi, funghi, vipere, prodotti industriali) vengono particolarmente seguiti nella loro evoluzione clinica, valutando l’efficacia del protocollo di trattamento attuato.Si occupa anche dello sviluppo di programmi educativi, di training sulla corretta gestione delle catastrofi tossicologiche e di segnalazione di eventuali rischi per la salute pubblica[3 Esso raccoglie le osservazioni dai medici curanti e fornisce rapporti di valutazione sui rischi alle autorità sanitarie e all’industria.Le consultazioni telefoniche, tanto per il pubblico quanto per gli specialisti, sono possibili 24 ore su 24.Le telefonate hanno interessato bambini (52% dei casi), adulti (43%) e animali 5%. Per quanto concerne gli agenti intossicanti o presunti tali, si è trattato di medicamenti (36%), prodotti domestici (25%), piante (11%), prodotti tecnici e industriali (6%), prodotti per l’agricoltura e l’orticultura (3%), prodotti per la cura del corpo e cosmetici (5%), stimolanti, droghe, alcol (3%), alimenti e bevande (4%), animali velenosi (1%), funghi (2%), altri (3%).Il Centro Antiveleni (CAV) di Milano ha esaminato 25.307 casi di esposizione umana ad agenti non farmaceutici provenienti dalle diverse regioni italiane. Per il 60% delle esposizioni il CAV è stato contattato da un servizio ospedaliero e per il 33% da privati cittadini. Nelle 24 ore sono stati osservati due picchi di richieste di consulenza: uno intorno alle ore 12 e l’altro intorno alle ore 21. I pazienti con età 6 anni hanno costituito il 47% delle osservazioni.Il genere maschile è stato riportato per il 52% dei casi e il femminile per il 44%. Circa l’87% dei casi è risultato esposto in ambiente domestico e il 5% sul luogo di lavoro. L’esposizione è risultata di tipo accidentale per l’89% ed ha compreso: accesso incontrollato (50%), travaso da confezione originale (8%), intossicazione alimentare (6%). L’esposizione intenzionale è stata riportata per l’8% ed è risultata principalmente dovuta a tentato suicidio (6%). Almeno un effetto clinico associabile all’esposizione è stato rilevato nel 49% dei casi, mentre per circa il 66% è stato prescritto almeno un intervento terapeutico. Le categorie di agenti più frequentemente riportate sono state: sostanze per la pulizia della casa (31%), antiparassitari (9%), cosmetici/prodotti per la cura della persona (9%) e corpi estranei (9%). Le osservazioni effettuate rendono disponibile una prima caratterizzazione dei casi di esposizione umana ad agenti chimici (non farmaci) esaminati dai CAV in Italia ed evidenzia le potenzialità di un sistema di sorveglianza delle esposizioni pericolose basato su questo tipo di servizio.