L’Italia è un soggetto civile, prima che politico e istituzionale, che lascia basiti!
Questo è sempre più il Paese dove tutto va alla rovescia. La notizia, lanciata attraverso fonti informatve britanniche l’altro ieri sera e ripresa su tutte le prime pagine dei maggiori giornali italiani, circa l’arresto “perchè terroristi” di tre medici e paramedici di Emergency in Afghanistan é rimbombata con una deflagrazione davvero impressionante. Ora, lasciando ai colleghi inglesi l’onere del mea culpa per la bufala, in quanto tale si è rivelata essere la notizia che i collaboratori di Gino Strada fossero dei terroristi, quello su cui bisogna riflettere, a nostro sommesso avviso, è come è stata accolta e lanciata la notizia in Italia. I titoli a nove colonne dei giornali di ieri, e quelli su molte meno colonne di oggi, avevano un fil-rouge che li legava indissolubilmente: il dubbio ( per qualcuno certezza in verità ) che i volontari arrestati fossero davvero degli italian-taliban. Il primo a esternare in questo senso è stato l’onorevole ministro degli esteri Franco Frattini che diceva che tutto andava preso molto cautamente ma che nulla si poteva escludere; nel mentre il buon Gino Strada già gridava che si trattava di un “sequestro di persona” e non di un arresto per indagini in corso. Poi è iniziata la parata di esponenti politici che, trasversalmente da destra a sinistra (?), hanno voluto manifestare le loro idee in merito richiamando alla cautela totale e ricordando che come il PCI a suo tempo aveva avuto ‘infiltrati’ brigatisti così oggi Emergency poteva benissimo avere talebani nel suo interno. Questo è il frutto della deriva neuronale a cui si è arrivati oggi nel nostro Paese.
Cosa sia l’Afghanistan e quali giochi, giochini, giochetti, non proprio puliti e lineari lì si mettano in opera non sta a noi - piccoli scriba dell’informazione – sceverarli ma sono ormai sotto gli occhi di tutti quelli che vogliono vedere; quelli che non vogliono sono liberissimi di farlo.Â
Il ruolo dell’Italia nell’intervento della sedicente forza di pace, come sia stato delineato e come sia stato messo in pratica crediamo sia ormai storia, recente ma storia. Cosa il nostro contingente militare sia chiamato a fare giorno per giorno e quanto questo sia rischioso è di dominio pubblico.
Quanto sia poco affidabile il governo nazionale afghano e, maggiormente, quelli locali  asserviti a mille pressioni etniche, religiose ed economiche è ormai da tutti riconosciuto.
Quale sia, invece, l’opera vitale che Emergency mette in atto ogni giorno, ogni minuto, operando direttamente sul territorio, in un “territorio di guerra”, attraverso persone che vanno lì per scelta di vita personale, non per cooptazione coatta di chissà quale forza oscura, non dovrebbe essere messa in discussione da nessuno che possa definisrsi sano di mente.
Invece no, Gino Strada da fastidio. Emergency è un’organizzazione che rompe pericolosamente equilibri, che apre e fa conoscere scenari che dovrebbero essere sempre tenuti sottotraccia e celati abilmente da quella diplomazia ufficiale che risponde ai ministeri degli esteri di tutti i Paesi coinvolti nella “missione di pace” afghana. Quindi, nessuna solidarietà , nessuna levata di scudi indignata, nessuna ‘autorità ‘ italiana che abbia davvero interesse a ergersi al fianco di chi in questo momento è in mano di uno pseudo potere, dalle caratteristiche citate, a cui interessa liberarsi in un colpo solo di testimoni scomodi e presenze ingombranti e lo fa usando la carta del discredito e del sospetto.
Noi crediamo che da questa situazione ogni persona dotata di un minimo di buon senso non possa che essere profiondamente nauseata. Questo Paese è diventato un soggetto civile, prima che politico e quindi istituzionale, che lascia basiti. Sì, increduli per come tutti ci si lasci scivolare addosso tutto; per come tutto si riduca a meschina lotta di parte dove l’oggetto della contesa sparisce immediatamente per far spazio solo al rimpallo continuo delle responsabilità ; dove tutti sono contro tutti e chi si trova in prima linea è sempre solo, disperatamente solo. Crediamo che se residua un briciolo di senso di umanità  un sentimento di vergogna dovrebbe trapassare trasversalmente il nostro Paese: dai signori politici, strampalati nelle loro elucubrazioni mentali e lanciati sempre più in analisi di una realtà che vedono sempre più solo a loro uso e consumo; ai signori colleghi di carta stampata e televisione sempre pronti a far da codazzo starnazzante al potere per proteggere e mantenere al caldo le loro terga in dispregio di quel minimo di deontologia professionale per questo mestiere ormai irrimediabilmente sputtanato; fino a tutti coloro che ormai hanno abdicato al discernimento di pensare autonomamente.
Questo è il Paese dove tutto va alla rovescia come negli specchi. Attenzione, però, gli specchi sono fragili e si possono facilmente rompere e quando si rompe uno specchio, si sa, ci sono sette anni di maledizioni da vivere: ma quanti specchi abbiamo rotto per meritarci tutto questo?
Gianni Tortoriello Â