L’emancipazione femminile nel 900 è stata una lotta lunga e difficile, ma ha portato un progresso significativo per le donne in tutto il mondo. Il diritto di voto, l’accesso al lavoro e all’istruzione, l’autonomia riproduttiva e la parità di genere sono diventati obiettivi fondamentali per le donne di ogni epoca. Una lotta che, dopo un secolo, non è ancora finita.
Lotta per il diritto al voto e Prima Guerra Mondiale
La prima metà del Novecento ha visto le donne impegnate su due grandi fronti: diritto di voto e lavoro. Se oggi le donne possono esprimere il loro voto lo dobbiamo al movimento delle suffragette. Nel 1903, Emmeline Pankhurst e sua figlia Christabel fondarono l’Unione Sociale e Politica delle Donne (WSPU) nel Regno Unito, un movimento che utilizzò tattiche audaci e di protesta per attirare l’attenzione sulle ingiustizie della legge elettorale. Dopo anni di lotte, nel 1920, il XIX emendamento alla Costituzione degli Stati Uniti garantì alle donne americane il diritto di voto, aprendo la strada per ulteriori progressi in tutto il mondo.
La Prima Guerra Mondiale ebbe anch’essa un impatto significativo sull’emancipazione femminile. Le donne entrarono massicciamente nella forza lavoro in molti Paesi, sostituendo gli uomini mandati al fronte. Questa partecipazione delle donne al mondo del lavoro ha portato a una crescente consapevolezza delle loro capacità e della loro importanza economica. Dopo la guerra, molte nazioni hanno concesso alle donne il diritto di voto come riconoscimento del loro contributo alla società.
Emancipazione femminile nel 900: le battaglie degli anni Sessanta e Settanta
Gli anni ’60 e ’70 hanno visto emergere un nuovo movimento per i diritti delle donne, noto anche come il movimento femminista di seconda onda. In quegli anni le donne hanno lottato per la parità di diritti in vari settori, compreso il diritto all’aborto, la parità salariale e la fine della discriminazione sul genere sul luogo di lavoro. Il movimento femminista ha portato a importanti riforme legali, tra cui il Titolo IX negli Stati Uniti, che proibisce la discriminazione di genere nell’istruzione, e la legalizzazione dell’aborto in molti paesi.
Nel corso del XX secolo, sempre più donne, inoltre, hanno occupato posizioni di potere politico in tutto il mondo. Nel 1960, Sirimavo Bandaranaike è diventata la prima donna al mondo a diventare Primo Ministro di uno Stato sovrano, lo Sri Lanka. Successivamente, donne come Margaret Thatcher nel Regno Unito, Benazir Bhutto in Pakistan e Angela Merkel in Germania hanno dimostrato che le donne possono guidare nazioni con successo. Nel 2021, Kamala Harris è diventata la prima donna vicepresidente degli Stati Uniti, segnando un altro importante traguardo per l’emancipazione femminile.
Le lotte delle donne oggi
Nonostante i grandi traguardi raggiunti, la lotta per l’emancipazione femminile non è ancora finita. L’accesso all’educazione superiore e a quella universitaria che ha permettendo a tante donne di avviare carriere in una vasta gamma di campi, oggi deve essere consentito maggiormente per settori come la scienza, la tecnologia, l’ingegneria e la matematica (STEM), tradizionalmente dominati dagli uomini. La parità salariale è un obiettivo ancora non centrato. Mancano ancora politiche a sostegno della famiglia che aiutino le donne a conciliare lavoro e famiglia.