Nel 1968 uscì in Italia un libro di assoluta originalità che interpretava meglio di chiunque altro il movimento giovanile che stava sconvolgendo il paese e il mondo.
Tra gli intellettuali dell’epoca, che avevano assunto differenti e a volte imprevedibili posizioni verso il movimiento del ’68 cresciuto al di fuori delle istituzioni tradizionali, si pensi alla critica pasoliniana che aveva etichettato il movimento di infantilismo borghese, Elsa Morante, pubblicando Il mondo salvato dai ragazzini, vestì il ruolo di un’interprete attenta e appassionata di ciò che stava accadendo.
Era difficile in quegli anni avvicinare i giovani al mondo della poesía, dal momento che la loro sensibilità sembrava essersi orientata soprattutto verso la musica dei cantautori impegnati nella quale saziavano sia il loro bisogno di lirismo che di impegno politico. Infatti i versi dei vari cantautori come De Andrè, Guccini e altri avevano sollevato di molto le sorti della musica leggera italiana introducendo tematiche attuali e sonorità in cui i giovani si riconoscevano. Queste canzoni le ascoltiamo ancor oggi, pur in situazioni storico-politiche diverse, per la loro persistente bellezza e validità poetica e musicale.
Intanto la maggioranza dei poeti, rispetto al presente che vivevano, finirono per adottare una posizione aristocratica scegliendo una scrittura difficile, più rivolta alla sperimentazione del linguaggio che alla comprensione della realtà che li circondava.
Non tutti i poeti guardarono con diffidenza ai movimenti di contestazione giovanile. Non lo fece, per esempio, il grande e vecchio poeta Giuseppe Ungaretti, di cui ci resta, a testimonianza della sua apertura verso i giovani, una stupenda foto che lo vede sorridente salutare i manifestanti.
Elsa Morante, che aveva negli anni precedenti maturato la sua opera, ci regala un libro affascinante e eterogeneo, capace di unire forti tematiche sociali e politiche con una sperimentazione nella struttura dell’opera come nel linguaggio, unione che era sembrata impossibile sia agli sperimentalisti aristocratici sia ai populisti del linguaggio, desiderosi di cavalcare l’onda giovanile solo all’insegna di una protesta banale sul piano della comunicazione. Ne Il mondo salvato dai ragazzini: i ragazzi, i giovani sono visti come rivoluzionari per natura e vitalismo, una speranza forte di fronte alle manchevolezze della maturità che si considera ipocrita, rassegnata, preda delle sue paure e conservatrice; questi giovani sono l’unico pubblico, secondo l’autrice, in grado di ascoltare ancora la voce dei poeti.
Il mondo salvato dai ragazzini è la raccolta di poesie più importante , dopo “Alibi”, di Elsa Morante, vi troviamo la sua unica commedia e molti altri testi eterogei. Elaborata lungo gli anni sessanta, ci rivela come la sensibilità poetica e sociale della scrittrice vivesse in sintonia con i tempi, immettendo nei suoi versi quei fermenti di un’epoca che nel ’68 sarebbero saliti alla luce. Il libro si compone di tre parti di lunghezze diverse. La prima parte consiste in un lungo poemetto chiamato: Addio, intitolato originariamente “Per una morte”, che si riferisce alla tragica morte del pittore Bill Morrow, che la scrittrice aveva incontrato nel settembre del 1959 durante un suo viaggio a New York e con il quale aveva instaurato un’intensa amicizia sfociata poi in una relazione sentimentale Nel 1962 il pittore perse tragicamente la vita precipitando nel vuoto da un grattacielo a New York. Pochi mesi prima aveva inaugurato una mostra personale, presentato da Moravia, alla galleria “La nuova pesa” di Roma; la seconda parte si chiama La commedia chimica che contiene l’unica commedia che la Morante abbia scritto, La serata a Colono, parodia dell’Edipo a Colone di Sofocle e risposta al drammatico film pasoliniano Edipo Re; vi troviamo anche riferimenti ad esperienze compiute in una certa fase della sua vita, vale a dire all’uso di sostanze allucinogene.
Negli anni Sessanta la scrittrice sperimentò questi “paradisi artificiali”, per i quali iniziava a nascere una moda; la terza parte si intitola Canzoni popolari. Quest’ultima è la sezione più famosa, contiene poesie originali nei temi e nel linguaggio, tra le quali numerose poesie visuali. Partendo dalla sua esperienza individuale, la Morante cerca un’esperienza totale le cui radici stanno in un passato millenario e nell’ultima sezione intitolata proprio “Il mondo salvato dai ragazzini“, ci regala la sua poetica proposta di realtà.
Il libro, organizzato fuori da qualsiasi schema conosciuto, scritto in assoluta libertà creativa, a cominciare da quella rispetto alle convenzioni letterarie vigenti come quella di genere, suscitò negli intellettuali più attenti un’ammirazione incondizionata. Tra questi Pier Paolo Pasolini, quello stesso anno ne parlerà nella rivista “Il Caos” n. 35, del 27 agosto 1968 como di un’opera di grande letteratura. Così la descriverà: “Un manifesto politico con la grazia della favola, con umorismo con gioia”. Successivamente nel 1971 vorrà rispondere poeticamente alla Morante con due poesie contenute nel suo libro Trasumanar e organizzar.
Un altro grande intellettuale e critico, Goffredo Fofi, affermerà nella prefazione del libro che questo testo “ … ha accompagnato una stagione della società italiana segnata dalla volontà di rinnovazione politica e morale. Un libro di grandi impulsi, anche formali. Non c’è niente nella tradizione italiana che gli somigli. Il poema, il teatro, la poesia visuale, il pamphlet si mischiano in un’alchimia che sembra far esplodere l’oggetto libro, proiettare fuori dalle pagine, anche graficamente: come un appello che salga da una gabbia e vada in cerca dei ragazzi di tutto il mondo. Un inno all’adolescenza, alla sua energia e alla sua bellezza come visione politica per cambiare il mondo. Per questo è il libro che concentra e riassume tutti gli altri libri di Elsa Morante”.
Quando chiesero alla scrittrice a che genere letterario appartenesse il suo libro, così rispose: “E’ un romanzo d’avventure e d’amore (regolarmente diviso in parti e capitoli dove i personaggi protagonisti riappaiono sotto diversi travestimenti). E’ un poema epico-lirico-didascalico in versi sciolti e rimati, regolari e irregolari. E’ un’autobiografia. E’ un memoriale. E’ un manifesto. E’ un balletto. E’ una tragedia. E’ una commedia. E’ un madrigale. E’ un documentario a colori. E’ un fumetto. E’ una chiave magica. E’ un sistema filosofico-sociale… Insomma, è un libro”.
Nel corpus dei manoscritti de Il mondo salvato dai ragazzini troviamo 5 album da disegno, 5 cartelle che contengono fogli di vari formati e una cartella contenente il manoscritto. La varietà dei materiali ci rivela la costruzione di un testo che si è andato sedimentando nel tempo e che riflette il variare degli stati emotivi dell’autrice.
Il mondo salvato dai ragazzini si svolge per blocchi tematici, è la storia dei “condannati della terra”, gli unici veri protagonisti della Storia. La Morante ribalta la percezione del mondo sul concetto di felicità, dividendo gli esseri umani in “felici pochi” e “infelici molti”. Gli “infelici molti” son i “capataz” (per usare il termine come nella famosa frase di Totò ”Siamo uomini e caporali?”), i padroni, gi schiavisti, quelli che credono di sapere tutto, di poter decidere tutto e che dalla loro posizione di potere presumono d’essere felici ma non lo sono.E questi sono molti, la maggioranza. I “felici pochi”, in cambio, son molto pochi. Appartengono a una classe eletta, sono loro la vera élite della società: i deboli, i poveri, gli schiavi, quelli che non contano nulla, che non decidono e non possono decidere perché schiacciati dal potere. Eppure proprio loro valgono davvero, nutrono di senso la vita di tutti, sono il vero sale della terra. Elsa Morante, grande poeta, grande scrittrice, ha saputo in questo libro dare voce a chi non ce l’ha, agli emarginati della società e il suo mondo salvado dai ragazzi è lo stesso mondo che i giovani del’68 sognavano e perseguivano con i loro ideali e i loro atti, un mondo di libertà, fantasia al potere, giustizia sociale, rispetto delle diversità e delle minoranze.
Come ci ha detto Fofi, non c’è niente nella tradizione letteraria italiana, neppure la più recente, che assomigli al libro della Morante. Più di altri libri, che si scrissero in quegli anni e su quegli anni in forma di cronaca e con linguaggio politico, quello della Morante è un vero manifesto politico nel senso più nobile e, come disse Pasolini, scritto con la grazia di una fiaba, con sottile ironia, con gioia di vivere. Nello stesso tempo, così come il movimento giovanile di quegli anni, è capace di contenere e criticare tutte le ossessioni del mondo moderno: la paura dell’atomica, la morale del consumismo e la vertigine dell’autodistruzione, ma è anche capace di esaltare tutto lo spirito rivoluzionario dell’epoca, con la fiducia in un mondo a venire dove la fantasia al potere sia possibile e i giovani salvino il mondo.