Per il XXVI Festival delle Ville Vesuviane, la Fondazione delle Ville Vesuviane ha deciso di puntare su nomi della scena nazionale e internazionale della canzone d’autore e musica pop. Sul sito ufficiale del Festival si legge che la Fondazione “tra spazi verdi e saloni affrescati, promuove principalmente iniziative collaterali all’azione di conservazione e di valorizzazione del patrimonio immobiliare, rivolte ad un intrattenimento culturale connaturato alle vocazioni del genius loci e alle strutture architettoniche delle ville, e teso ad esaltare la riscoperta delle tradizioni del Settecento ma anche il teatro, la danza, la musica e il tempo libero”. Giovedì 10 luglio è stato il turno del poliedrico Massimo Ranieri, il 17 ha visto in concerto Arisa con il suo “Se Vedo Te Tour”, il 24 luglio si è dato spazio all’Orchestra Italiana condotta dal sempreverde Renzo Arbore e, ieri, il 31 luglio si è esibito un gruppo storico italiano in attività dal 1980: gli Elio e le Storie Tese.
Nella splendida cornice del Parco sul Mare della Villa Favorita, una delle più lussuose ville vesuviane del XVIII secolo, gli Elii hanno dato ancora una volta prova della loro versatilità e infallibilità nei live: aperto il loro spettacolo con uno dei loro cavalli di battaglia, Born to be Abramo, pubblicata nel 1990, ritirata e poi ripubblicata nel 1997, il gruppo milanese ha messo in scena un’esibizione ineccepibile, puntando su una scaletta con canzoni storiche come Il vitello dai piedi di balsa e nuovi tormentoni come Complesso del primo maggio, pezzo sarcastico e tagliente sugli stereotipi della festa dei lavoratori. La band ha, quindi, messo in scaletta canzoni-simbolo del loro repertorio – chiudendo inevitabilmente il tutto con la storica Tapparella – esaltando il pubblico con pezzi come Storia di un bellimbusto, Uomini col borsello (ragazza che limoni sola), Heavy Samba, Il rock and roll, La canzone mononota, Parco Sempione, Gimmi il Pedofilo e il manifesto dell’uomo-sfigato-sempre col due di picche, Servi della Gleba. Nonostante l’assenza di Rocco Tanica, a detta di Elio “impossibilitato perché occupato con la zia, ricca milionaria, malata di catarro”, il gruppo, oltre ad inserire nella sua esibizione evidenti citazioni a gruppi storici musicali, ha ironicamente – e non – reso omaggio a Emis Killa e al suo Maracanà, al jazz di Mario Biondi, a Pino Daniele e alla sua A me me piace ‘o Blues, all’inno milanese O mia bela madunina e a Fred Bongusto. Immancabile la presenza di Mangoni, l’architetto milanese sempre presente nei tour di Elio e compagni, pronto a vestirsi con abiti adatti ad ogni canzone e ad aizzare la folla, infiammata dalla tecnica degli Eelst e sempre fedele ad un gruppo che tratta, con ironia e umorismo, svariati argomenti della società dagli anni 90 in poi. Non per niente il tour in corso si chiama Neverending Tour – Tour Infinito -, a dimostrare che gli Elii sono ancora sulla scena per dimostrare a tutti che il “rocchenroll” italiano non e morto e sono sempre pronti ad accendere il pubblico. Elio ha ironicamente affermato che ormai sono un gruppo per ultra 40enni e che gli under che ascoltano la loro musica amano la “melodia”. Ma dopotutto che cosa devono fare per stupire ancora? ”Mettersi una scopa in c*lo e ramazzarvi la stanza?”
Ad aprire il concerto degli Elii sono stati i Kolors, gruppo italiano formato da Stash Fiordispino – voce, chitarra e synth -, Alex Fiordispino – batteria – e Daniele Mona – synth -.