L’AvaNposto Numero Zero ospita un nuovo esperimento teatrale, frutto di un lavoro di ricerca di tre anni. Si tratta de «El Romancero de Lazarillo» una produzione della Cooperativa En Kai Pan, in collaborazione con l’Associazione Teatrale Aisthesis, che ha curato anche il disegno luci. Regista e attore in scena, Luca Gatta. Musiche, Antonello Paliotti. Maschere, Riccardo Ruggiano e Antonio Fava. Costumi, Fabiana Amato. Scene, Stefano Sorrentino eBianca Pacilio. Drammaturgia, Stefania Bruno. Assistente alla regia, Tiziana Sellato.
Muove i passi dal “Lazarillo de Tormes” il primo, divertentissimo romanzo della tradizione occidentale moderna, il quale sebbene incompiuto e pur conservando ancora echi della cultura medievale, possiede una forma ormai proiettata nel futuro. Racconta le vicende dello sfortunato servo Lazaro, che vagabonda per la Spagna offrendo i suoi servizi a padroni sempre più improbabili. Lazarillo è uno zanni, una maschera della commedia dell’arte, che sta per svelarsi e diventare un eroe borghese, ma prima ha bisogno di raccontare la propria storia. Per questa ragione si è deciso di non fare un vero e proprio adattamento del testo alla forma drammatica, ma di mantenerne la matrice narrativa, traducendolo in ottave per evocare l’affabulazione dei cantastorie cinquecenteschi.
La recitazione è affidata ad un unico attore, un giullare-raccontastorie istrione e trasformista, dagli attributi quasi demoniaci che con la sua voce di bambino incarna il punto di vista del protagonista e l’espressione del suo bisogno di raccontarsi, al confine tra la coscienza e la percezione, che agisce secondo quelli che il drammaturgo Leo de Berardinis definisce “trascinamenti”, un sistema di scatole cinesi in cui i personaggi sono inseriti gli uni negli altri, generandosi a vicenda, attraverso una serie di continui camuffamenti e mascheramenti, che avvengono sotto gli occhi del pubblico.
Uno spettacolo di Commedia dell’Arte dai richiami orientali, ispirati al teatro Topeng di Bali nel quale, come nella migliore tradizione del romanzo moderno, la voce principale sarà surclassata dalla miriade di voci dei personaggi che Lazarillo incontra, capitani di ventura, venditori d’indulgenze, mendicanti che di volta in volta lo possiederanno e lo lasceranno cambiato e in un certo senso sopravvissuto.
L’identità del protagonista risulterà, dunque essere una stratificazione di tutti i personaggi rappresentati. Lontano dall’essere una rievocazione di codici e atmosfere del passato, è uno spettacolo profondamente contemporaneo, con una scrittura in cui si avverto gli echi di Barrault, Bene e soprattutto Grotowski. Perché, in fondo il passato è un’invenzione del presente.