Un percorso in tre “S”
”Educare ai sentimenti e alla sessualità” di Maria Pia Colella Edizioni San Paolo, è l’ultimo libro dell’autrice, psicologa, psicoterapeuta e formatrice.
Il testo ha l’obiettivo di illustrare ai genitori e agli adulti la strada giusta per fornire ai giovanissimi la conoscenza sull’uso responsabile delle proprie emozioni e dei propri desideri.
Quali sono le scelte giuste che genitori e adulti devono fare oggi per educare i propri figli e i giovanissimi all’affettività e a una sessualità gioiosa e responsabile?
Come orientare i giovani alla conoscenza di se stessi e all’uso responsabile delle proprie emozioni e dei propri desideri?
Questi ed altri sono gli interrogativi da cui parte Maria Pia Colella che, da oltre dieci anni, opera nell’ambito clinico, nell’educazione e nella ricerca. Autrice di diversi articoli sulla relazione di coppia e genitorialità, ha pubblicato per San Paolo nel 2018 Chiamati ad essere. Manuale della coniugalità e, nel 2020, Per un cuore libero. Come gestire le emozioni e non esserne schiavi.
In ”Educare ai sentimenti e alla sessualità”, Maria Pia Colella afferma che, oggigiorno, la difficoltà di essere genitori è legata principalmente alla grande confusione che riguarda il mondo interiore dei nostri figli, l’affettività e la sessualità.
Tale difficoltà non dipende né dall’estrazione sociale né dalle differenze culturali né tanto meno da quelle economiche. Prima o poi tutti i genitori si imbattono nelle complicazioni legate alla corretta educazione dei figli. Figli che non riescono a gestire in modo consapevole emozioni e sentimenti.
Nel corso della sua esperienza, Maria Pia Colella si è imbattuta spessissimo in genitori che difronte ad un fatto grave che ha coinvolto i figli, hanno mostrato tutto il loro stupore, riconoscendo una totale cecità sul cuore dei ragazzi. “Tale cecità genera a sua volta la cecità dei figli su loro stessi”, afferma Maria Pia Colella. “Perché un cieco, purtroppo, non può guidare un altro cieco.
Secondo l’autrice per educare i giovani all’affettività e fondamentale muoversi in un percorso scandito da tre “S”:
- Sapere (come funziona il mondo emotivo).
- • Saper fare (come educarlo).
- • Saper essere (come viverlo).
”Educare ai sentimenti e alla sessualità” di Maria Pia Colella
Durante nostra intervista con l’autrice, affronteremo temi importantissimi tra cui le cause dell’attuale disagio giovanile, le mancanze dei genitori e l’importanza di educare i ragazzi al mondo emotivo con l’obiettivo di farli diventare padroni della propria vita, senza farli perdere.
Perché secondo lei oggi è diventata una priorità parlare di educazione ai ragazzi al mondo emotivo?
Quando si parla di disagio giovanile oggi non si fa più riferimento a comportamenti sregolati e devianti, e non ci si riferisce più a psicopatologie: ritardi cognitivi o disturbi antisociali bensì alla difficoltà dei giovani nel sentire, riconoscere e gestire le emozioni e i sentimenti. Le manifestazioni più note di emozioni poco regolate sono sempre più frequenti tanto da diventare “comuni”, in famiglia quanto in altri contesti: comportamenti di rifiuto, demotivazione, bassa partecipazione, sconfinamento dalle regole e dai limiti nonché i comportamenti aggressivi e a volte violenti. Spesso i ragazzi sono inconsapevoli di ciò che accade loro e delle conseguenze delleemozioni incontrollate: appaiono preda di loro stessi, scissi da un mondo interiore che ospitano ma che avvertono come straniero. C’è chi misura le emozioni dai like, chi le considera un ostacolo o, al contrario, le ipervaluta. Mentre alcuni ragazzi faticano a contenere le proprie emozioni, altri non riescono a sentirle.
I ragazzi di oggi hanno perso il contatto con il loro mondo emotivo: non sanno cos’è, a cosa serve e come funzione. E questo, purtroppo comporta la perdita di padronanza della loro stessa vita e diventano preda di ciò che gli capita. E’ solo diventando conoscitori del proprio mondo emotivo si è veramente liberi.
Educare ai sentimenti e alla sessualità è un saggio indirizzato prevalentemente agli addetti ai lavori oppure è una lettura adatta anche ai genitori che vogliono approfondire l’argomento?
Assolutamente si. Non c’è nessuno che è più “addetto ai lavori” di un genitore. Sin dai primi giorni di vita, gli adulti si devono occupare di educare i più piccoli alle emozioni e ai sentimenti proprio per prevenire il disagio sociale generato dal rischio dell’analfabetismo emozionale. I nostri figli sono esposti ad un bombardamento continuo di stimolazioni e, per un altro verso, gli adulti evadono il compito educativo, che la differenza generazionale impone simbolicamente loro, e la cui funzione sarebbe, oggi, se possibile, ancora più preziosa che nel passato dove l’educazione veniva garantita attraverso l’autorità della tradizione.
Nel suo libro lei afferma che la difficoltà di essere genitori nell’epoca moderna è dovuta anche ad una certa confusione che lega la vita interiore, l’affettività e la sessualità dei nostri figli. Ci può spiegare meglio questo concetto?
La vita interiore, il mondo degli affetti, delle emozioni , dei desideri è un mondo sconosciuto perché oggetto di tante idee confuse.
Questa confusione genera non conoscenza.
Oggi i genitori pensano di sapere tante cose sul mondo affettivo e sessuale dei loro figli, solo perché passando da una educazione in cui questi discorsi erano tabù e invece sono liberi, se ne può parlare. Confondono la libertà di poterne parlare con la conoscenza di saper cosa dire.
Ogni giorno mi arrivano mail in cui i genitori chiedono delle dritte su cosa sia giusto o meno dire o non dire in una data situazioni. Chiedono continue indicazioni. D’altronde la nascita di tante scuole per genitori è proprio il sintomo ditale continua ricerca di informazioni.
Non sappiamo cosa dire perché non conosciamo niente di come vivono e crescono dentro i ragazzi. Per esempio non sappiamo qua’è la funzione utile alla crescita del mondo affettivo, come funziona. La differenza tra emozioni,sentimenti desderi.
Se non conosco cos’è e come nasce un desiderio come posso parlarne con chi si aspetta da me che gli indichi la strada?
Un altro spetto molto importante che lei affronta nel suo saggio è la cecità dei genitori. Quando accade un fatto tragico che vede coinvolti i figli, i genitori sembrano spaesati. Ma non è forse il caso di partire proprio dall’educazione all’affettività dei genitori?
E’ proprio cosi. Un cieco non può guidare un altro cieco: oggi i genitori sanno dei figli cosa hanno imparato o meno a scuola, ma non come stanno e ancor di più, dove stanno con il loro cuore.
Non si nasce genitori, ma lo si diventa.
Quando si mette al mondo un figlio, le capacità genitoriali si acquisiscono lungo tutto l’arco della sua crescita.
Per custodire qualcosa, devi averne cura – per averne cura devi capire di che tipo di cura ha bisogno.
Oggi i genitori rincorrono per i propri figli la felicità invece che la crescita, di cui la felicità è solo un parte. E se chiedessimo ad un genitore cosa significhi aiutare un figlio a crescere, con molta probabilità la risposta si concentrerebbe sulla possibilità di dare loro le migliori occasioni formative. Migliori scuole, corsi di lingue, sport ecc.. . progetti che lasciano fuori, non considerata l’educazione emotiva ed affettiva: come si sente, cosa si sente, perché si sente così, e quando si sente così. Questo accade perché,in realtà, alle precedenti domande nemmeno noi adulti sappiamo rispondere. Ci fermiamo a dire se stiamo bene o male, se una cosa ci piace oppure no. Trattiamo erroneamente il mondo emotivo come un segnalatore di piacevolezza o meno del mondo. In realtà il mondo emotivo non ci dice cosa dobbiamo fare o scegliere ma cosa stiamo facendo e scegliendo.
Oggi assistiamo all’educazione di figli ciechi su se stessi perché educati da genitori ciechi su sé stessi e quindi su gli altri.
Quali sono le figure che sono secondo lei devono guidare verso un percorso emozionale consapevole genitori e figli?
Il principio di indeterminazione di Heisenberg afferma che il semplice fatto di osservare una particella subatomica come un elettrone ne altererà lo stato. Chi guarda, in base a ciò che guarda ha un effetto diverso su come risponde la “cosa guardata”. Ed inoltre, fatto ugualmente importante che nella vita il risultato non è né prevedibile e né sicuro, ma dipende da chi guarda.
Pertanto due cose sono fondamentali :
- Tutto il mondo adulto – famiglia, scuola, luoghi aggregativi o sportivi – ha la responsabilità di essere figura educativa per i ragazzi perché li guarda
- A seconda di ciò che si vede nei ragazzi, quello sarà influenzato a mostrarsi.
Per essere figure educative che fanno evolvere e non regredire bisogna imparare a stimolare la maturità del corpo, psichica e dell’anima, attraverso un’ educazione alle emozioni e ai sentimenti che aiuta la comprensione di se stessi e degli altri.
Foto di Keira Burton da Pexels