L’ultimo decennio è stato caratterizzato da un’economia “in affitto”. Sempre più spesso, chi fa business non è il proprietario del mezzo o del prodotto proposto. Alcuni dei più celebri esempi di business liquido sono rappresentati da AirBnb, che ottiene profitto da decine di migliaia di immobili senza esserne proprietario, Amazon, che guadagna dalla vendita di milioni di prodotti, ma è proprietaria di meno del 10% di ciò che vende, e Uber, che basa il suo incasso su milioni di corse con autista privato, senza possedere neanche una licenza di taxi o di NCC.
Economia in affitto in campo immobiliare
Anche per quanto riguarda il mercato immobiliare, il trend riscontrato è lo stesso, soprattutto tra la popolazione under 35, come confermato da SoloAffitti, leader nel settore da oltre 20 anni. Il “mattone” non è più visto come un bene rifugio in cui investire, come accadeva negli anni ’90. L’incertezza del mercato e la consapevolezza che possa esserci una forte differenza costo e rendita, scoraggia sempre più persone, a prescindere dall’età. A questo si aggiunge una crescente difficoltà nell’ottenere credito bancario.
Sempre più persone, dunque, scelgono di avere una casa in affitto, talvolta anche per periodi brevi, magari per rispondere alle necessità di continui trasferimenti per lavoro, in un panorama sempre più globale e globalizzato. In risposta alle esigenze di un mercato che cambia sempre più rapidamente, l’azienda ha lanciato il progetto SoloAffitti Hub che prevede l’impiego di una nuova figura professionale, i Rental Property Manager, una sorta di evoluzione del più tradizionale agente immobiliare.
Un problem solver, in grado di lavorare in autonomia, soprattutto da remoto, poiché il 70% del fatturato di SoloAffitti si genera tramite attività che non coinvolgono l’ufficio fisico. Il Rental Property Manager rappresenta un valore aggiunto per chi vuole affittare casa, ma anche per chi la sta cercando, gestendo in media 30.000 contratti di affitto ogni anno, con un ritorno di investimento positivo del 100%.