Dopo 4 anni di miglioramenti, il Coronavirus torna a rendere critica la situazione occupazionale in Italia. Stando al documento sulle Prospettive sull’occupazione 2020 presentato dall’Ocse nei giorni scorsi, in Italia il tasso di disoccupazione raggiungerà infatti il 12,4% entro la fine del 2020. E come spiega l’Ocse, in caso di una seconda ondata di contagi sembra esserci il rischio concreto di una disoccupazione «strutturalmente a livelli elevati nel medio e lungo periodo». Un vero pericolo per il lavoratore.
E se per ora in certi casi vige il blocco dei licenziamenti verso il lavoratore – per il momento in vigore fino al 17 agosto così come prescritto dall’articolo 46 del decreto Cura Italia e come modificato dal decreto Rilancio – la paura di ritrovarsi senza lavoro serpeggia in modo diffuso tra i dipendenti italiani.
A fare luce su questo timore che si spande a macchia d’olio è un recente sondaggio Swg, realizzato durante gli ultimi giorni di luglio.
Il sondaggio, effettuato su un campione rappresentativo della popolazione, svela che il 51% dei lavoratori teme dei licenziamenti. Più precisamente, oltre la metà degli intervistati ritiene probabile la perdita del posto di lavoro. Se da una parte quindi il 49% dei lavoratori non vede alcun rischio di licenziamento, con la certezza di essere collocato in un’azienda o in un ente solido, il 32% dei dipendenti pensa che nella propria azienda ci saranno probabilmente dei licenziamenti. Il 17% degli intervistati è più pessimista, temendo di poter essere coinvolto in prima persona negli esoneri, mentre il restante 2% del campione afferma di essere già stato licenziato. E le previsioni dell’Ocse dimostrano che questi timori non sono completamente infondati.
Come comportarsi dunque?
L’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico sottolinea l’importanza di «agire rapidamente per aiutare i propri giovani a mantenere un legame con il mercato del lavoro, per esempio riprendendo e rinnovando significativamente il programma Garanzia giovani” o varando ulteriori incentivi all’assunzione».
Al singolo lavoratore che intravede la possibilità di essere licenziato, invece, è bene consigliare di non farsi cogliere del tutto impreparato di fronte a un eventuale esonero.
Come spiega Carola Adami, CEO della società di selezione del personale Adami & Associati, «esistono settori esposti a un rischio maggiore, come per esempio il turismo, la ristorazione e il piccolo commercio. Chi ritiene probabile che la propria azienda sia costretta a mettere in campo dei licenziamenti» spiega la recruiter «dovrebbe prendere in considerazione la possibilità di sondare il mercato del lavoro, di aggiornare il curriculum vitae, di ottimizzare la propria immagine online e di intraprendere dei percorsi di aggiornamento di formazione, in modo da poter affrontare al meglio e in modo rapido un eventuale licenziamento».