La Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile ha realizzato un dossier per conto di Viscolube: in 31 anni risparmiate emissioni per 1,1 milioni di tonnellate di CO2. “L’iscrizione degli oli rigenerati fra gli ‘Acquisti Verdi’ delle PA sarebbe un passo importante per la Green Economy nel nostro Paese”
Una preziosa risorsa per la circular economy che comporta grandi vantaggi dal punto di vista ambientale, economico, qualitativo e della competitività: è l’olio lubrificante rigenerato, che si ottiene dall’olio usato attraverso un processo di riraffinazione. Lo rileva il Dossier “Il valore degli oli rigenerati”, realizzato dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile per conto di Viscolube, l’azienda italiana leader in Europa nella riraffinazione degli oli usati, e presentato oggi a Ecomondo. Seguendo le indicazioni fornite dalla gerarchia dei rifiuti dettata dall’Unione Europea, l’Italia avvia alla rigenerazione il 90% dell’olio usato raccolto; una prestazione decisamente migliore di quella degli altri principali Paesi dell’Europa Occidentale: in Francia si rigenera il 40%, in Spagna il 68% e in Germania non si va oltre al 50%.
I vantaggi ambientali
Le analisi di impatto ambientale indicano che il recupero degli oli usati per la produzione di basi lubrificanti rigenerate – di cui si occupa la filiera italiana del “Sistema Consorzio”, composta dal COOU e dalle aziende di raccolta e della rigenerazione – determina un significativo vantaggio rispetto alla produzione di basi lubrificanti a partire da materia prima vergine. Per ogni tonnellata di olio rigenerato, si registra un risparmio netto del 40% di CO2 rispetto alle emissioni provenienti dal ciclo produttivo degli oli di prima raffinazione: il che vuol dire che in Italia si è accumulato, durante i 31 anni di attività del COOU, un risparmio netto complessivo pari a 1,1 milioni di tonnellate di CO2 equivalente. In termini di eutrofizzazione terrestre l’impatto ambientale della raffinazione primaria è superiore di 3-4 volte rispetto alla rigenerazione; in termini di acidificazione e particolato fine è oltre 5 volte più alto e per il potenziale di rischio cancerogeno fra 10 e 20 volte più consistente; l’indicatore con la differenza maggiore è quello relativo al consumo di risorse: la raffinazione comporta un consumo di oltre 30 volte maggiore rispetto alla rigenerazione.
I vantaggi economici
Ma la rigenerazione degli oli usati determina anche un vantaggio economico netto sulle importazioni di petrolio per il Paese e vantaggi sociali rilevanti in termini di qualità e quantità di occupazione generata. Circa il 25% delle basi lubrificanti consumate in Italia sono infatti rigenerate: è come se il nostro Paese, ogni 4 anni, non importasse nemmeno una goccia di greggio normalmente impiegato per la produzione di basi lubrificanti, con un indubbio risparmio sulla bolletta energetica.
I vantaggi tecnologici
Anche dal punto di vista tecnologico i risultati sono positivi: le basi rigenerate Viscolube prodotte con tecnologia Revivoil sono in grado di soddisfare appieno le esigenze del mercato e rispettano in tutto e per tutto le specifiche indicate dalle case automobilistiche. Le sperimentazioni sul campo condotte da Viscolube in collaborazione con diverse municipalità italiane – Savona, Genova, Perugia – evidenziano che gli oli lubrificanti rigenerati offrono prestazioni operative equivalenti, se non superiori, rispetto a quelle di un olio lubrificante commerciale tradizionale. Un primato sottolineato anche dal crescente interesse verso la tecnologia Viscolube da parte di molti Paesi. A cominciare dalla Cina, dove Viscolube ha recentemente firmato un Memorandum of Understanding con Baosteel Waste Oil Processing Co, la società cinese che si occupa dello sviluppo di tecnologie ambientali per Baosteel, e con China Recycling Development Co. Ltd, azienda leader in Cina nel recupero di rifiuti.