Nel cielo del Regolo – una piccola costellazione meridionale situata nei pressi dello Scorpione, a novemila anni luce dalla Terra – vive una stella di neutroni denominata 1E 161348-5055 (abbreviata per comodità in 1E 1613) dal comportamento insolito. Nato a seguito dell’esplosione di una stella di taglia XL – dieci volte più grande del Sole – avvenuta 2000 anni fa, questo oggetto ha una densità inimmaginabile, con una massa di circa una volta e mezzo quella del nostro Sole concentrata in una sfera dal diametro di 20 km.
L’anomala stella di neutroni per decenni ha lasciato perplessi gli esperti per una combinazione di tre fattori che l’hanno spinta ad adottare abitudini singolari. Primo, l’emissione in banda X è prevalentemente termica, fenomeno molto raro per stelle di neutroni giovani come questa. Secondo, l’emissione in banda radio, tipica invece delle giovani pulsar, è praticamente assente. Infine, osservata nei raggi X, la stella mostra uno strano segnale, il cui periodo di modulazione è di circa 24 mila secondi: pari, dunque, a 6.67 ore. Lentissima.
Una caratteristica quest’ultima sorprendente quanto difficile da interpretare. Per risolvere l’enigma occorreva qualche dato in più. Dato giunto la notte del 22 giugno scorso, quando lo strumento Burst Alert Telescope (BAT) a bordo del satellite Swift della NASA ha catturato un breve, intensissimo, lampo X: un “flash” di appena 10 millisecondi proveniente dalla regione di RCW103. Lampi di questo tipo sono generati tipicamente da sorgenti conosciute come magnetar, ossia pulsar aventi un campo magnetico dalle cento alle mille volte più intenso rispetto a quello delle normali stelle di neutroni giovani.
Poteva dunque trattarsi d’una magnetar?
Due diversi gruppi di ricerca si sono immediatamente messi al lavoro per capire se il lampo provenisse effettivamente da quella sorgente, e se potesse fornire l’indizio giusto per determinarne la natura. Il primo ha attivato una campagna di osservazioni inbanda X con lo stesso satellite Swift, e nel vicino infrarosso e in ottico con lo strumento GROND montato su un telescopio da 2.2 metri del Max Planck Institute di Monaco (Germania) e situato a La Silla, in Cile. Il secondo gruppo ha invece dato il via a osservazioni con altri due satelliti X della NASA: Chandra e NuSTAR.
Partendo dalla scoperta di Swift e dai dati raccolti con i vari osservatori nei giorni successivi alla scoperta, tutti gli studiosi sono giunti indipendentemente alla medesima conclusione: 1E 1613 aveva tutte le caratteristiche per essere classificata come una magnetar isolata. «Subito dopo l’esplosione di supernova, grandi quantità di materiale inizialmente espulso dal sistema si sono probabilmente riaccumulate intorno alla magnetar, e l’hanno letteralmente quasi “arrestata” proprio a causa dell’interazione con il suo intenso campo magnetico. Questo spiegherebbe il perché di una rotazione così lenta», osservaFrancesco Coti Zelati, tra gli autori dello studio.
Entrambi i lavori hanno indicato in modo indipendente che la sorgente è oggi probabilmente isolata. E che quelle interminabili6.67 ore – per quanto un intervallo di tempo record per una pulsar – rappresentano, quindi, proprio il suo periodo di rotazione.