Lo spettacolo “Ecce Virgo”, testo e regia di Angela Di Maso, ha debuttato a Napoli, in prima nazionale, all’Elicantropo, piccolo, coraggioso, ostinato, avamposto teatrale e luogo sacro a chi ama il teatro che non “scivola” addosso.
Racconta la storia di una clarissa della fine del ‘300, Angelica, nella cui apparente quiete conventuale di quotidiana preghiera e lavoro, irrompe la vita attraverso una lettera lasciata nella cassetta atta a raccogliere le missive dei fedeli in cerca di conforto. Una lettera diversa dalle solite, per aspetto e contenuto, con la quale una giovane donna confida alla monaca i suoi incontri d’amore clandestini con l’uomo che ama e al quale ha donato la sua “sacra verginità”, per sfuggire ad un matrimonio imposto dai genitori.
Le confidenze della giovane eccitano morbosamente Angelica, l’eros e il desiderio, tanto a lungo repressi, si ripropongono prepotentemente fino ad indurla a dar corpo alle sue fantasie con peccati e azioni che ella stessa ritiene indegni “non solo per una consacrata, ma per chiunque essere umano”.
Nella confessione col frate minore conventuale va a cercare, se non l’impossibile remissione dei suoi peccati, la comprensione e la condivisione di essi, a lui si rivolge, e non al Vicario Episcopale preposto alla sua Basilica, per vergogna e timore di essere allontanata dall’ordine. La sua vita è all’interno delle mura protettive e anaffettive del convento e ad essa vuole continuare ad appartenere temendo la libertà più della clausura.
Conosce del frate le debolezze della carne, lo ha spiato. Confessarsi a lui è come farlo a se stessa e la confessione diventa un corpo a corpo, un onirico gioco di specchi e di sfuggente realtà, egli è il suo doppio o se stessa?
Il disvelamento mette a nudo le coscienze e il loro peso, insopportabile da reggere nella solitudine di vite deprivate del necessario amore.
Potente e perfetto, in ogni sua sillaba, il testo di Angela Di Maso rivela nella messinscena, a cura della stessa autrice, tutto il fascino e l’ambiguità intrinsechi, seduce e inchioda il pubblico presente in sala dall’inizio alla fine.
Scarna, minimalista, di un buio claustrofobico la scena con una grande croce posta al centro a fungere da altare o mutare, all’occorrenza, in un confessionale. Un gioco di luci sommesso ed efficace a dar corpo alle ombre, asseconda il dialogo tra la monaca e il frate interpretati magistralmente da Francesca Rondinella e Gianni Lamagna, castigati ed enfatizzati dai severi costumi. Fissa, atonale, l’interpretazione di lei, perfetta per il suo personaggio che di vitale non serba più nulla. Più sanguigna e reattiva quella di lui il cui personaggio può ancora indignarsi.
Un teatro di parola scartavetrante di coscienze, quello di Angela Di Maso, donna magnetica, ironica fino al graffio e dai mille talenti. Un piccolo genio che sa di musica, filosofia, giornalismo, regia e scrittura teatrale.
Acclamata come la più interessante drammaturga italiana, sta raccogliendo consensi e prestigiosi premi coi suoi testi, ora raccolti nel libro, “Teatro”, Guida editore, già andato in ristampa, con la prefazione di Pupi Avati e l’introduzione di Enzo Moscato.
La Di Maso ha ricevuto, nel 2014, il Premio di Drammaturgia “Annibale Ruccello” come migliore autrice, mentre lo spettacolo “Ecce Virgo” è vincitore del Premio Nazionale di Drammaturgia “Fabrizio Romano”.
Per Ecce Virgo, Antego Produzioni, i costumi sono di Francesca Loreto, le luci di Cinzia Annunziata, gli elementi scenici di Armando Aloisi, le musiche di A. Di Maso e Arvo Part, il trucco di Silvia Manco e Gennaro Patrone.
Intanto per noi è ufficialmente iniziata l’era della Masomania!