L’Ebola ha ormai le ore contate. Questo abbiamo scritto il giorno prima che l’Organizzazione Mondiale della Salute dichiarasse tutta l’Africa Occidentale libera dall’epidemia. Accadeva giovedì 14 gennaio e in Liberia non si registravano nuovi casi di contagio da almeno 42 giorni. Ed invece, appena l’annuncio dell‘OMS è arrivata la notizia: la Sierra Leone ha annunciato la morte di una donna per Ebola.
15 gennaio
Proprio nel giorno in cui è stato possibile dichiarare che l’epidemia di Ebola in Africa occidentale è stata sconfitta, un nuovo caso è stato confermato in Sierra Leone, il paese nel quale il virus era stato formalmente ritenuto scomparso due mesi fa e dove dunque da quasi 4 mesi non era stato riscotrato nessun nuovo paziente.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità aveva avvertito della possibilità di nuovi casi, sia perché è stato scoperto che il virus può sopravvivere nel seme degli uomini dichiarati guariti fino a dopo un anno dalla presunta cura, sia perché esistendo comunque nella natura la possibilità che emergano nuovi focolai è sempre presente. Detto questo, un nuovo allarme proprio nel giorno in cui poteva essere festeggiato il raggiungimento di un obiettivo importante è senz’altro causa di forte preoccupazione per le autorità e per i milioni di persone che hanno vissuto per oltre due anni sotto alla spada di damocle del rischio di malattia e con tutte le conseguenze che la paura e le necessità di contenerne la diffusione comportano.
Amref Health Africa insiste: l’unico modo per tutelare tutti da questi rischi è il rafforzamento dell’educazione e dei servizi sanitari in ogni angolo del mondo ma in particolare laddove la loro fragilità rappresenta un rischio quotidiano soprattutto per chi vi abita.
13 gennaio
Complessivamente i casi registrati nella più grande epidemia di Ebola che il mondo abbia mai conosciuto sono stati 28.637 e i decessi 11.315. Al terribile costo umano, alla sofferenza delle famiglie, al lunghissimo isolamento di intere comunità e paesi, ai due anni di paura perenne vissuti da milioni di persone, va ad aggiungersi il colossale costo economico del virus di Ebola in Africa Occidentale. Secondo le ultime stime della Banca Mondiale, infatti, il danno economico per Liberia, Sierra Leone e Guinea – i tre paesi più colpiti – ammonta a 2,2 miliardi di dollari per il biennio 2014-15 mentre gli investimenti internazionali per contenere l’epidemia e aiutare i tre paesi a rimettersi in piedi ammontano a 1,6 miliardi di dollari. In tutto il costo dell’epidemia ammonterebbe dunque a quasi 4 miliardi di dollari.
Oltre ai gravissimi ritardi della risposta della comunità internazionale – e, per sua stessa ammissione, in particolare dell’Organizzazione Mondiale della Sanità – il motivo per il quale il virus di Ebola si è diffuso così rapidamente, tanto da mettere in allarme l’intero pianeta, è la debolezza strutturale dei sistemi sanitari di gran parte dei paesi africani: laddove mancano infrastrutture, sistemi di monitoraggio e comunicazione adeguati, personale sanitario di base e personale specializzato, informazione adeguata nell’ambito delle comunità, il peso quotidiano delle malattie è gravoso e il rischio di diffusione di epidemie molto elevato.
I dati economici pubblicati dalla Banca Mondiale vanno ancora una volta a dimostrare quanto Amref Health Africa ripete da oltre 60 anni: le malattie causano povertà e senza buona salute non può esserci uno sviluppo sociale sostenibile. Possiamo solo augurarci che i costi e la paura globale causata da questa recente epidemia di Ebola accendano i riflettori sugli inaccettabili livelli di povertà e di carico delle malattie del continente africano e che portino ad un incremento degli investimenti per far si che i rischi di nuove epidemie vengano limitati e, soprattutto, che anche in Africa si possa sperare in una vita più sana e meno penalizzata.
Tommy Simmons
Fondatore Amref Italia