E’ uscito il nuovo libro “E quando avrò paura…”, volume a cura della dottoressa Anna Rita Verardo, psicologa e psicoterapeuta, sui traumi infantili da esperienza di un suicidio familiare. Tutti abbiamo conoscenza diretta o indiretta degli effetti a lungo termine del sopravvivere ad un suicidio.
Il nuovo libro della Verardo affronta questa tematica in tutte le sue declinazioni e complicazioni, ma tracciando un percorso per la sua elaborazione. Parlare del suicidio è sempre difficile. Spesso le persone alla parola suicidio sgranano gli occhi manifestando sgomento. Se questa esperienza colpisce un bambino, o un ragazzo, si aprono territori ben più complessi.
La cultura del segreto è stata un modo per tentare di proteggere bambini ed adulti da una parola che fa tanta paura. Colpisce tutti la morte per suicidio e questo, infatti, è un libro per tutti: bambini, adolescenti, genitori, insegnanti psicoterapeuti che devono in qualche modo far fronte ad un esperienza così faticosa.
Questo libro usa toni delicati, utilizza un linguaggio naturale per tentare di fare luce in un percorso spesso oscurato dal segreto. I segreti si sa, sono come bolle di sapone, tentano di portare un attimo di colore ma poi, puff, scompaiono, i segreti non permettono di toccare con le mani le esperienze per poterle trasformare, farle diventare flessibili e non possono essere narrati. Narrare è importante per condividere, interrogarsi ed elaborare anche gli eventi piu’ dolorosi.
Raccontare, esprimere le emozioni sono le possibilità per lasciare il passato. La vera prevenzione è la parola, senza parole restiamo tutti impotenti. Si dice ”rimanere senza parole” quando un evento ci paralizza , giunge inaspettato e non sappiamo proprio cosa dire. Ecco perche’ “dire” è già un passo verso la possibilità di dare una forma stabile alle cose che ci accadono.
Il suicidio ha bisogno di tempo e di parole e questo libro dà tempo e parole ma anche strumenti semplici ed utili per uscire dal silenzio e dall’impotenza .
In realtà questo non è un libro, sono due libri legati insieme da un unico filo: il filo che unisce il disagio del bambino guidando la sua richiesta di aiuto verso un adulto che sappia rassicurarlo.
Da una parte un libro per i bambini e dall’altra la risposta che l’adulto dovrebbe saper dare per condurre il bambino alla sicurezza. Le immagini sono di Alberto Ruggieri che interpreta in modo molto naturale le emozioni che si provano davanti ad un evento così sconvolgente.