Approvata la modifica all’articolo 514 del codice di procedura civile che ammetteva, insieme ad altri oggetti mobili come un televisore o un tostapane, la possibilità per gli animali da compagnia di essere pignorati e andare all’asta in caso di insolvenza dei debiti da parte del proprietario. Successo per la campagna #giùlezampe promossa e lanciata dall’ambientalista e conduttrice tv Tessa Gelisio: “Passato un concetto di civiltà, gli animali non sono cose ma membri della famiglia”
Gli animali non sono oggetti. Ora lo dice anche la legge. Approvata oggi una modifica all’articolo 514 del codice di procedura civile che considerava, alla stregua di oggetti come televisori o tostapane, la possibilità per gli animali da compagnia come cani e gatti di essere pignorati e, di conseguenza, messi all’asta in caso di insolvenza dei debiti da parte del proprietario. Un’ipotesi non così astratta perché, in Italia, con il perdurare della crisi, i pignoramenti sono cresciuti negli ultimi anni (alla fine di dicembre 2014 hanno raggiunto quota 52.606, ovvero l’11,6% in più rispetto al 2013).
Si tratta di una vera e propria vittoria per #giulezampe, la petizione contro il pignoramento degli animali domestici lanciata lo scorso 5 febbraio da Tessa Gelisio – ambientalista e blogger di Ecocentrica.it, Presidente di ForPlanet Onlus e conduttrice tv di Cotto e Mangiato e in Forma con Star Bene – con il patrocinio della Lega Nazionale per la difesa del Cane. La campagna, lanciata sulla piattaforma social change.org, ha raggiunto 118.822 mila firme.
Dopo aver consegnato le firme al Ministro della Giustizia lo scorso 20 marzo, gli animali di affezione o da compagnia, recita il nuovo regolamento approvato nell’ambito dell’articolo 77 del Collegato Ambientale, tenuti presso la casa del debitore o negli altri luoghi a lui appartenenti, senza fini produttivi, alimentari o commerciali, sono assolutamente impignorabili. Sono inclusi anche gli animali impiegati ai fini terapeutici o di assistenza del debitore, del coniuge, del convivente o dei figli.
“Grazie alla spinta dal basso e alla mobilitazione di centinaia di migliaia di persone – dichiara Tessa Gelisio – siamo riusciti a convincere i legislatori a riconsiderare il valore degli animali domestici per quello che è, ovvero veri e propri membri della famiglia. Si tratta di un concetto di civiltà che finalmente ci vede allineati ad altri paesi come l’Austria e la Germania, dove da tempo si è affermata con forza l’idea che gli animali non sono cose”.
4 Italiani su 10 vivono con un animale domestico (cani per il 53,7%% delle famiglie e gatti per il 45,8%). Addirittura, l’11,9% degli italiani ne accoglie anche più di uno. Nonostante la crisi, la spesa per gli alimenti per cani e gatti nel Bel Paese è salita del 2,1% nel 2014[1], per un totale di un miliardo e 735 milioni di euro di fatturato (la crescita maggiore è stata registrata dagli alimenti per i gatti, con 932 milioni di euro contro i 703,4 degli alimenti per cani, ai quali però si aggiungono 99,9 milioni dedicati al settore degli snack, riservato ai cani). Gli italiani non sembrano badare a spese neanche per gli accessori come giochi, guinzagli, cucce, ciotole, gabbie, trasportini, prodotti per l’igiene e per la cosmesi con un incremento del 2,4% delle spese.
Chi ha assistito alla morte del suo amico a quattro zampe, ha vissuto un dolore simile a quello che si prova per la perdita di un proprio caro. In alcune regioni d’Italia agli animali è consentito di essere portati in visita in ospedale, o in casa di cura o di riposo, per fare compagnia ai padroni ricoverati. La pet therapy è ormai un trattamento riconosciuto e che dà importanti risultati su pazienti affetti da differenti patologie con obiettivi di miglioramento comportamentale, fisico, cognitivo, psicosociale.