L’e-commerce rappresenta la nuova frontiera per il commercio, una possibilità per far crescere un business ben oltre i limiti imposti dai più tradizionali sistemi. Il settore delle compravendite via web rappresenta una risorsa tutt’altro che trascurabile per tutte le economie mondiali, Italia inclusa. Nel nostro paese, tradizionalmente più lento ad assimilare novità tecnologiche e sociali, negli ultimi anni il settore dell’e-commerce ha dato segnali di inequivocabile crescita, raggiungendo quota 11,268 miliardi di euro di vendite che rappresentano una crescita percentuale rispetto al 2010 del +18%.
In questo contesto di forte crescita a livello mondiale ed europeo, il settore dell’e-commerce rappresenta un universo a sé stante rispetto al più tradizionale settore commerciale e può contare su di un processo di continua evoluzione. All’orizzonte, infatti, vi sono tante novità che andranno a mutare il settore, definendone, in modo progressivo, una struttura sempre più precisa.
Dal punto di vista normativo, ad esempio, l’e-commerce presenta ancora dei punti tutt’altro che definiti soprattutto per la regolazione degli scambi commerciali tra paesi differenti, ovvero in quelle transazioni in cui l’acquirente risiede in uno stato e il venditore in un altro.
Per ovviare a questi punti e chiarire il rapporto cosiddetto “Business to Consumer” a partire dal 1 gennaio 2015 le operazioni di e-commerce diretto saranno riferite al luogo di residenza dell’acquirente a prescindere dal luogo di stabilimento del fornitore che, pertanto, potrà risiedere, indifferentemente in Europa o in un altro continente. Questa nuova norma, in sostanza, prevede, per le vendite di beni immateriali, come app, mp3 e software di varia natura, applicazione dell’IVA nello stato in cui risiede il soggetto committente. In pratica, seguendo questo nuovo regime speciale, i soggetti che operano nel settore dell’e-commerce diretto non avranno più l’obbligo di identificarsi in ogni paese ma potranno regolare i vari obblighi IVA direttamente nel paese di residenza.
L’universo dell’e-commerce evolve e si modifica in continuazione, adattandosi alle esigenze non solo dei soggetti impegnati nel settore ma anche dei consumatori che, con frequenza sempre maggiore, sfruttano i canali digitali per acquistare beni e servizi.
Uno degli aspetti fondamentali del mondo e-commerce, dove non vi è contatto diretto tra acquirente e venditore, è legato alla risoluzione di ogni tipologia di controversia che potrebbe manifestarsi durante o a seguito di una transazione. La stessa Unione Europa, con la direttiva 2013/11/UE, ha evidenziato alcuni paletti fondamentali che vanno a chiarire il rapporto acquirente-venditore, in particolar modo nel settore dell’e-commerce, invitando gli stati membri a dare il vita a istituti di Conciliazione che possano risolvere, in modo extragiudiziale, le questioni. Le linee guide di questa direttiva devono entrare in vigore, in tutti gli stati membri, entro il luglio del 2015. In Italia, ad inizio settembre, il Consorzio Netcomm e le principali associazioni dei consumatori del paese hanno dato il via ad un protocollo per la risoluzione delle controversie che va ad anticipare proprio la direttiva 2013/11/UE che, come detto in precedenza, prevede la realizzazione di appositi organisimi che possano ricoprire un ruolo di conciliazione tra le parti.