L’e-commerce abbraccia sia il pubblico più pigro, amante della combinazione divano –pc e propenso di gran lunga a risparmiarsi il piacere e l’incombenza di dover fare shopping; sia il collettivo, più esigente, di chi cerca un particolare prodotto che non rientra nella disponibilità dei negozianti di competenza.
Proprio quest’ultimi clienti rappresentano, per i nostri imprenditori, l’opportunità di crearsi un giro di clientela pregiata senza dover necessariamente avere a che fare con le distanze. Opportunità, che si realizza attraverso un processo di diversificazione e globalizzazione dell’idea di economia e di vendita che gli imprenditori hanno dovuto elaborare.
Basta fare un giro sul web per rendersi conto del fenomeno e del suo successo, non solo i grandi e-store, che nascono come tali, ma soprattutto, emergono sempre più web store legati a negozi che sono già on field in modo da cingere una più vasta clientela oltre il territorio di competenza. Web Store, pportunamente pubblicizzati tramite i social network che, quando si parla di economia, fanno sempre da vetrina.
Dal 2010 il commercio on line, in barba a ciò che succede all’economia italiana, ha registrato un incremento del 20% del fatturato complessivo con un numero di acquirenti arrivato a circa 16 milioni. Dati, forniti dall’Osservatorio e-Commerce B2C del Politecnico di Milano.
I settori del commercio on line che registrano maggiore appeal sul territorio italiano sono in ordine di importanza:
- Il settore Informatico con un incremento del 32%
- L’editoria con + 28%
- Il settore alimentare + 23%
- L’abbigliamento + 21%
- Il turismo + 11%
- Il settore assicurativo +2%
Per gli ultimi due comparti, tuttavia, è previsto margine di crescita grazie agli equilibri concorrenziali stabilitisi sul web grazie alla sempre maggiore presenza di operatori aerei ed alberghieri.
L’e-commerce rappresenta, inoltre, una grossa opportunità per gli imprenditori di oltrepassare il territorio italiano e interessarsi al commercio oltre confine.
Diversamente da quanto accade sul suolo italiano, i settori di maggiore interesse per quanto concerne il commercio con l’estero sono e sono sempre stati, il turismo e l’abbigliamento con quote rispettive di 54% e 33% dell’export; quote, che sono cresciute del 21% nel 2014 arrivando a circa 2,5 miliardi di euro.
Anche se sembrerebbero a prima vista dati fiorenti, l’Italia è di gran lunga lontana, come avviene spesso, dalla media europea.
Il Centro Studi di MM- One Group ci dice che in testa alla classifica ci sono Danimarca, Svezia e Gran Bretagna.
La media europea del fatturato derivante dall’ e-commerce è di circa 15% contro il 6% italiano.
L’Europa vanta circa il 16% di industrie che si adoperano sul web contro uno smilzo 6% italiano, anche se, le imprese sfruttano l’e-commerce a loro volta per acquisti web per un 35% contro la media del 34% delle industrie europee.
Non possiamo lamentarci,il settore è in crescita rispetto ad un’economia italiana in totale anarchia.
Questa crescita dipende da diversi fattori quali, per esempio, una maggiore fiducia dell’acquirente rispetto a questa pratica d’acquisto e la disponibilità, da parte dei venditori, a far saldare l’acquisto al momento della consegna.
C’è da dire che la tecnologia ha il suo fondamentale ruolo in questo spettacolo, considerato che l’accesso alla rete anche in mobilità, tramite smarphone e tablet, ha fatto si che circa l’ottantadue percento della comunità abbia accesso alla rete.
I venditori che propendono per questo commercio talvolta transitano su colossi quali ebay o amazon che fanno da vetrina, altri, quelli più intraprendenti, presidiano autonomamente la piattaforma web che viaggia, come di consueto tramite il motore di ricerca più famoso al mondo: google.
Dati alla mano, è previsto, per il settore un periodo fiorente grazie alla concorrenza web che produce acquisti low cost che fanno gola agli acquirenti dei nostri tempi.