Il gruppo di ricerca dell’Istituto di biologia e biotecnologia (Ibba) – sede secondaria del Cnr di Pisa, coordinato da Vincenzo Longo, ha collaborato a una ricerca interdisciplinare volta a valutare l’impatto dannoso della sigaretta elettronica (e-cig) sulla salute.
La sperimentazione è stata condotta su ratto, specie largamente impiegata e validata a livello internazionale per questo tipo di studi. A livello polmonare, i vapori di e-cig hanno mostrato un effetto inducente sugli enzimi bioattivanti e inibente su quelli detossificanti: qualora confermate sull’uomo, l’insieme di queste perturbazioni renderebbe l’individuo maggiormente suscettibile alla biotrasformazione di xenobiotici pre-cancerogeni a cancerogeni finali ai quali viene eventualmente esposto.
A questi dati, si aggiunge l’evidenza di una diminuita capacità antiossidante totale del tessuto, nonché il netto aumento della produzione di radicali liberi centrati sull’ossigeno. La combinazione delle due condizioni ha avuto un ruolo primario nel generare il danno ossidativo alle principali macromolecole cellulari quali DNA e proteine. L’ulteriore analisi lipidomica del plasma ha rivelato un dato del tutto nuovo e inaspettato legato all’incremento significativo dei livelli di colesterolo e degli acidi grassi saturi, che rappresentano un importante fattore di rischio per patologie cardiovascolari. Inoltre, anche le urine degli animali esposti ad e-cig sono risultate positive ai test di mutagenesi.
Rispetto agli studi finora apparsi in letteratura, i risultati ottenuti dimostrano che, in vivo, i vapori di e-cig determinano alterazioni di natura genetica ed epigenetica, perturbazioni che possono concorrere allo sviluppo di patologie ad eziologia complessa quali le neoplasie. All’importanza scientifica della scoperta, è doveroso affiancare una considerazione di carattere più generale: se gli effetti dannosi sulla salute umana delle sigarette convenzionali ad oggi sono universalmente riconosciuti a livello scientifico, sociale e culturale, altrettanto non si può dire per le sigarette elettroniche. Risulta infatti ancora molto radicata l’erronea convinzione che le e-cigs non siano dannose.
Tale percezione, alla luce dei risultati ottenuti, dovrebbe essere riveduta ed abbandonata: solo attraverso la promozione di misure appropriate di carattere educativo, preventivo e restrittivo, sarà possibile garantire un’adeguata informazione del consumatore e la protezione della salute pubblica. I sostenitori delle e-cigs pubblicizzano la minore emissione di sostanze nocive rispetto alle sigarette tradizionali, ma è necessario fare chiarezza: meno pericoloso’ non significa ‘privo di rischio’.
Nello studio sono stati coinvolti docenti e ricercatori afferenti a diversi Dipartimenti dell’Università di Bologna, enti e atenei Italiani, in particolare: Moreno Paolini, Donatella Canistro, Fabio Vivarelli, Silvia Cirillo, Clara Babot Marquillas, Andrea Sapone (FaBIT, UniBO); Maria Teresa Rodriguez Estrada (DISTAL, UniBO); Vladimiro Cardenia (CIRI-Agroalimentare, UniBO); Antonello Lorenzini, Eleonora Croco, Silvia Marchionni (DIBINEM, UniBO); Marco Lucarini, Paola Franchi (Dipartimento di Chimica “G. Ciamician”, UniBO); Anna Maria Buschini, Mirca Lazzaretti, Laura Marchi (Dip. Scienze Chimiche, della Vita e della Sostenibilità Ambientale, UniPR); Maura Lodovici, Caterina Cipriani (Dip. NEUROFARBA, UniFI); Vincenzo Longo, Clara Maria Della Croce, Andrea Vornoli (Istituto di biologia e biotecnologia agraria, Cnr Pisa); Annamaria Colacci, Monica Vaccari (Centro di Tossicologia Ambientale, ER-EPA).