PANORAMA XIX
Due occasioni prese, tra cui Picasso, alla Galleria d’arte Moderna e Contemporanea di Roma. Due mostre temporanee che avrebbero dato ai visitatori la possibilità di approfondire non solo la vita e le opere del grande pittore spagnolo, ma anche di apprezzare in toto la bellezza dei numerosi quadri dell’Ottocento esposti.
Perché parliamo di occasioni perse? Perché le due mostre temporanee, Picasso Metamorfico e PANORAMA XIX, sono state realizzate senza dare un minimo di valore aggiunto alle opere esposte. Ma andiamo per ordine.
PANORAMA XIX propone una selezione di opere dell’Ottocento. Bellissime. Una più bella dell’altra. Ben sei pareti tappezzate di meraviglie. Meraviglie di chi? Non si sa. Il visitatore si aggira sconcertato. Non sa che magari tra i quadri che sta ammirando c’è proprio un’opera del suo pittore preferito. Ah no, un attimo accanto al quadro c’è il QR Code. Perfetto, ora sapremo il nome dell’autore. La connessione è lenta, la pagina non si apre. Ma una brochure informativa? Non siamo tanto giovani, ci spazientiamo e chiediamo al gentilissimo staff. Ci saremmo dovuti collegare tramite il Wi-fi della Galleria. A saperlo. Bene, la pagina si apre. Malissimo, ancora non sappiamo il nome dell’autore. La pagina mi chiede che parete sto guardando. Ce ne sono sei… Io sto guardando la sesta. Devo “scollare” fino ad arrivarci, individuare il numero del quadro in base alla posizione sul muro per poi leggere che si tratta di Pitloo.
Tempo perso per questo giochino: quasi 10 minuti. Ma dobbiamo guardare il cellulare o le pareti tappezzate di meraviglie? Alle mostre si va per ammirare i quadri o continuare a restare incollati al cellulare? Bastavano una serie di targhette impilate a bordo muro con i nomi degli artisti e il titolo dell’opera come è stato fatto per tutte le altre opere permanenti esposte in Galleria…
Come se non bastasse, ci saremmo aspettati due parole su PANORAMA XIX. Con che criterio sono state scelte le opere? Provengono dai magazzini della Galleria? Cos’altro ha i magazzini? Ci saranno progetti futuri? E perché nel comunicato stampa si parla di realtà immersiva, dispositivi per la visione panoramica, di visori per la realtà virtuale? Che nesso c’è con i quadri dell’Ottocento che stiamo guardando? Si sarebbero dovuti mettere a confronto con qualche opera moderna? Brancoliamo nel buio.
Picasso Metamorfico alla Galleria d’arte Moderna e Contemporanea
Non parliamo di Picasso poi. Un mostro sacro dell’arte a cui non è stato dedicato uno straccio di approfondimento accanto ad almeno qualcuna (non vogliamo dire tutte), ma qualcuna delle 300 opere esposte. Ci sarebbe di che parlare delle “ossessioni” di Picasso. Al visitatore che magari non conosce bene l’artista, farebbe piacere sapere perché il pittore spagnolo replica sempre la stessa donna in maniera ossessiva, perché il sesso è presente nell’80% delle opere esposte, quali sono i lavori “che testimoniano il processo di riflessione sulla storia dell’arte (attraverso dichiarate influenze da Raffaello, Rembrant, Velazquez, Degas o Manet, riproposte da una prospettiva personale)” come indicato nell’introduzione a parate che apre alla mostra?
L’esposizione alla Galleria d’arte Moderna e Contemporanea celebra il 50° anniversario della morte di Picasso con 300 opere tra disegni e incisioni provenienti dal Museo Casa Natal Picasso di Malaga. L’esposizione mostra opere realizzate in diversi periodi della sua attività, che vanno dal 1905 al 1972, un periodo lunghissimo quindi che meriterebbe almeno qualche parola. Sarebbe bastato un egregio lavoro come quello di Vimercati, l’altra mostra presente in galleria, per raccontare al pubblico anche solo un aspetto riguardante le 300 opere esposte.
Anche l’arte si è evoluta nel tempo
Rendere l’arte fruibile significa trasferirne i contenuti, veicolarne la bellezza ad un pubblico che è sempre più affamato di arte, che si sta appassionando al moderno e al contemporaneo. Una coppia di giovani fidanzanti che paga un totale di 22 euro si aspetta di leggere qualcosa su Picasso che lo incuriosisca, un’informazione di vita collegata all’opera esposta, un dettaglio tecnico, una riflessione dell’artista spagnolo. Insomma, a una mostra si va anche e soprattutto per accrescere il proprio bagaglio culturale, oltre che per godere delle numerose bellezze presenti. È necessario un circuito che generi valore, non un’esposizione fine a se stessa.
Ricordiamo, infatti, che, come tutte le discipline, anche l’arte si è evoluta nel tempo. Ora non è più appannaggio unicamente di collezionisti, professionisti del settore, artisti e addetti ai lavori. L’arte entra nelle case attraverso i media, entra nel nostro quotidiano con esposizioni e Gallerie che trattano temi a noi vicini, che parlano al nostro cuore e al nostro desiderio di voglia di “bellezza” (tanto per usare un trend). I luoghi d’arte non sono più aree mordi e fuggi, sono luoghi di intrattenimento: si acquista arte nei bookshop ricchi di libri e gadget, ci si gode l’acquisto comodamente seduti nel caffè all’interno del museo continuando l’esperienza “immersiva”, si ritorna in una sala che ci è piaciuta e si resta comodamente seduti sui divanetti a disposizione per godersi ancora un po’ l’opera preferita e magari discuterne con chi ci accompagna, ci si indigna se i bagni sono sporchi e privi di carta igienica. Insomma, alle Mostre ci si va per restare a lungo, per imparare, ammirare e godere.
Inoltre, l’arte non è più unidirezionale, la fruizione non è un processo passivo bensì attivo, è uno scambio, è un flusso di conoscenza ed emozioni che dall’artista passa allo spettatore e viceversa (pensiamo a quegli artisti che alla domanda “cosa vuole trasmettere con la sua opera?” rispondono che non vogliono trasmettere nulla, ma sapere solo quale emozione ha suscitato nello spettatore la loro opera d’arte). Il pubblico, pagante, non può essere liquidato con due parole, o peggio ancora, con neanche una parola. Il mondo complesso di Picasso non è solo arte, è storia, è un pezzo di storia filtrato attraverso l’estetica. Alla base dei disegni di Picasso c’è un universo, un linguaggio estetico concepito in modo completamente diverso dalla pittura, “soltanto il disegno a tratteggio non è mai imitazione” disse Picasso all’amico e mercante d’arte Daniel-Henry Kahnweiler. Una frase che apre un mondo .
Due occasioni perse quindi, specialmente per Picasso, alla Galleria d’arte Moderna e Contemporanea di Roma. Peccato.