Marco, brillante debunker romano
“Due minuti d’inferno” di Giorgio Attanasio edito da La bussola è un mix sapiente di elementi che l’autore è riuscito ad amalgamare perfettamente per rendere la lettura un viaggio unico dal ritmo incalzante. Nel testo c’è tutto ciò che può ammaliare il lettore: si parla di magia, esoterismo, spiritualità, ma anche di temi molto attuali che riguardano innanzitutto i nuovi “valori” della nostra società. Il protagonista del romanzo, Marco, è un debunker romano, uno smascheratore di bufale, che, durante un talk show, si trova coinvolto in una serie di eventi travolgenti, che lo catapulteranno in un incubo a occhi aperti.
Ringrazio Giorgio Attanasio per questa bella intervista attraverso la quale siamo riusciti a cogliere tanti aspetti della sua vita e del suo carattere e, ovviamente, del suo entusiasmante romanzo “Due minuti d’inferno”
“Due minuti d’inferno” di Giorgio Attanasio
Salve Giorgio, lei è nuovo ai lettori di Cinquecolonne, ci può raccontare brevemente cosa fa nella vita e quali sono le sue passioni oltre alla scrittura?
Salve a lei. Per professione faccio il Tecnologo Alimentare, ovvero quel professionista che progetta, studia o controlla prodotti alimentari. Attualmente vivo a San Giorgio del Sannio, una piccola cittadina in provincia di Benevento con mia moglie Manuela, tre figli, Carlo, Chiara e Francesca ed una gattina di nome Sally. Sono una persona calma ma decisa. Poco incline a compromessi ma sempre aperto a ogni discussione e ad ogni nuova idea. Mi piace viaggiare scoprire nuove storie e soprattutto nuovi misteri. Amo suonare la tastiera e sono appassionato di Lego.
“Due minuti d’inferno” è il suo romanzo d’esordio ed è un thriller. La scelta del genere è stata per lei chiara fin dall’inizio? Se sì, perché? C’è stato un evento o un pensiero che l’ha fatta propendere per questa scelta?
L’idea di Due minuti d’inferno nasce da un sogno nel quale mi sono ritrovato in prima persona in quella che poi è diventata una delle scene forse più terrificanti del romanzo. Ricordo ancora di essermi svegliato sudato e con il cuore che batteva all’impazzata. Ebbi la necessità di accendere immediatamente la luce. Sentivo ancora sotto pelle il terrore e nella mente una riflessione molto profonda. La volontà di dare forma a quell’esperienza non poteva non passare attraverso la realizzazione di un thriller nel quale raccontare anche lo stesso incubo vissuto.
Il protagonista del suo romanzo, Marco, è un fermo oppositore di maghi, magia ed esoterismo. Solitamente, in molti dei personaggi, c’è sempre un po’ dello scrittore che li ha creati. C’è qualcosa in Marco che le assomiglia o che la attrae?
No. Direi che io e Marco abbiamo ben poco in comune. Lui è un concentrato di tutte quelle caratteristiche che la nostra Società considera “vincenti”: è benestante, di bella presenza, colto, affascinante e soprattutto spregiudicato e diretto. Ama sé stesso quasi quanto il suo impegno a smascherare tutto ciò che di spiritualistico o esoterico possa essergli presentato come tale. Ed inoltre è apparentemente privo di “pietas umana”.
Io sono soprattutto un uomo che ama la propria famiglia e che ritiene fondamentale quella stessa riflessione sociale che prima di me hanno fatto grandi uomini e grandi pensatori. Io credo che, a differenza di Marco, l’uomo dovrebbe tornare a considerare sé stesso al di sopra delle cose che possiede. Infatti, l’uomo è innanzitutto un principio spirituale e non un contenitore da riempire.
La scrittura è sempre stata la sua passione. C’è un tema, un argomento, un pensiero se non addirittura un’ossessione che è sempre presente nella sua scrittura anche se in maniera velata?
Ossessione direi sicuramente no. Per adesso, però, c’è un “fil rouge” per nulla velato che unisce almeno tre romanzi: “Due Minuti d’inferno” che è quello di esordio ed altri due che sono in lavorazione: il concetto del Bene e del Male e il loro essere spesso molto più intrecciati ed in equilibrio di quanto si possa immaginare.
Un altro tema che spesso amo riportare nelle mie storie è quello della voluta commistione tra realtà e finzione. La mia aspirazione è quella di lasciare sempre il lettore con il dubbio: “…ma sarà vero?”
Qual è il suo approccio alla scrittura nel quotidiano? Noi di Cinquecolonne siamo curiosi e le abitudini di scrittura degli autori ci hanno sempre appassionati perché ce ne sono di tutti colori. Ci piacerebbe sapere se ha delle vere e proprie manie quando scrive, se lo fa in maniera abituale oppure ci si dedica solo quando ha l’ispirazione, insomma, ci racconti, siamo curiosi!
Quella per la scrittura è una passione che ho da sempre. Pensi che, quando a scuola c’era il compito in classe di Italiano, per me era una festa. Tanto detto, scriverei tutti i giorni ma almeno per adesso non si può.
Quando scrivo, però, non ho particolari manie. Amo ascoltare musica e prediligo quella in grado di suscitarmi le stesse emozioni della trama. La scrittura, infatti – questa sì è un’ossessione – nel mio modo di concepirla, non può mai prescindere da una ritmica ed una metrica ben definita. La scelta di determinate parole, per me, non è solo una mera questione grammaticale. È il modo, invece, che ho per cercare d’infondere nel testo una musicalità in grado di accordarsi con le emozioni che questa suscita.