Molti anni fa quando le strutture scolastiche o la società stessa non erano preparate, si consideravano i bambini troppo vivaci o in ritardo rispetto ai normali livelli di apprendimento, semplicemente dei bambini disubbidienti o svogliati.
Negli anni la ricerca in ambito psico-pedagogico e neuropsicologico ha fornito una nuova spiegazione, per le evidenti e persistenti difficoltà di apprendimento che alcuni bambini manifestano, nonostante presentino un livello intellettivo nella norma: i Disturbi Specifici di Apprendimento (DSA).
Ultimamente si potrebbe avere la percezione che questi disturbi nei bambini siano in aumento, in realtà se ne ha una maggiore conoscenza e consapevolezza.
Per saperne di più ho deciso di intervistare la Dott.ssa Giulia Mori psicologa e psicoterapeuta dell’ Associazione Tages Onlus di Firenze.
Di cosa si occupa e come nasce l’Associazione Tages Onlus?
“Tages Onlus è un’associazione a carattere scientifico che si occupa di psicologia, psicoterapia, interventi socio-sanitari, ricerca scientifica, formazione dedicata ai professionisti e divulgazione rivolta alla cittadinanza. Nasce dal desiderio di diffondere conoscenza e promuovere il benessere psico-fisico delle persone. Al suo interno sono attivi vari gruppi di lavoro, ognuno con la propria specificità. Il gruppo che si occupa di età evolutiva prende il nome di Tages kids del quale sono referente. Dal 2019 l’associazione è diventata una Strutture privata accreditata dalla regione toscana per la certificazione dei Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSAp).“
Che cosa è il DSA ?
“È un disturbo di origine neurobiologica che comporta una persistente e marcata compromissione nell’acquisizione delle strumentalità degli apprendimenti scolastici in presenza di abilità intellettive nella norma. Ciò significa che il minore con DSA, pur essendo dotato di abilità intellettive nella norma, incontra marcate difficoltà nella consueta acquisizione delle abilità scolastiche quali: lettura e/o scrittura e/o calcolo.
A seconda della compromissione possiamo parlare di:
Dislessia – disturbo specifico della lettura
Disortografia – disturbo specifico della scrittura che riguarda la componente ortografica della scrittura
Disgrafia – disturbo specifico della scrittura che riguarda la componente grafica (grafia)
Discalculia – disturbo specifico nelle abilità numeriche e di calcolo.”
Quali sono i primi segnali che ci indicano la presenza di un DSA?
“Nonostante si possa fare diagnosi di DSA solo dalla fine della seconda elementare (per la dislessia, disortografia e disgrafia) o dalla fine della terza elementare per la discalculia, in letteratura scientifica, c’è accordo sul fatto che la presenza di un ritardo nell’acquisizione del linguaggio possa rappresentare un fattore di rischio per DSA. Pertanto intervenire precocemente sugli aspetti linguistici può andare a beneficio di una minore difficoltà nell’acquisizione degli apprendimenti“.
Quando si possono manifestare i primi allarmi ?
“Durante la scuola primaria alcuni elementi che possono funzionare da campanellini di allarme sono: difficoltà nell’acquisizione del processo di lettura con difficoltà ad associare il suono corretto ai segni grafici, errori di ortografia inerenti in particolar modo al suono delle lettere (scrivere “f” per “p”; “t” per “d”…), difficoltà nel riconoscimento numerico di piccole quantità senza ricorrere al conteggio ecc…”
E’ possibile guarire da alcuni disturbi meno gravi?
“Essendo un disturbo di origine neurobiologica non si può parlare di “guarigione” dal disturbo che, se presente, permane nel tempo e va a determinare una “caratteristica funzionale” della persona nelle abilità di lettura, scrittura e/o calcolo. Attraverso specifici interventi di potenziamento delle abilità carenti si può tuttavia andare a compensare le difficoltà effettive, per portare la persona a raggiungere la prestazione più alta possibile in relazione alle caratteristiche che presenta.”
Che ruolo hanno i genitori nel percorso di cura del bambino?
“Fondamentale…in quanto minori i bambini non possono scegliere da soli di sottoporsi ad una valutazione degli apprendimenti, per dare un nome alla fatica che fanno ogni giorno di fronte ad un’insegnante o un adulto che gli fa fare i compiti al pomeriggio…in questo senso, prima della valutazione, il genitore ha il ruolo di accogliere quella fatica, validarla e prendersene cura rivolgendosi ai professionisti. Dopo la valutazione il compito del genitore è quello di aiutare il proprio figlio/a ad accettare quella sua caratteristica, supportarlo nelle difficoltà sia pratiche che emotive, trovare strategie di compensazione delle difficoltà e interfacciarsi con la scuola al fine di assicurargli l’adozione delle strategie di didattica inclusiva previste per lui dalla legge“.