Il farmaco è sempre più al centro dell’attenzione dei cittadini, del SSN per le implicazioni di ordine pratico ed etico. E per la politica combinare l’interesse del cittadino e mantenere l’equilibrio economico diventa sempre più impegnativo.
Il forte processo di innovazione che sta sempre più caratterizzando le terapie, la sempre più accresciuta capacità di risposta ai bisogni dei pazienti, anche verso quelle patologie che sino a poco tempo addietro si reputavano ‘invincibili’, pone tutti gli attori del SSN di fronte a nuovi scenari per garantire equità di accesso alle cure e la sostenibilità del sistema.
I Medici di Famiglia hanno sempre voluto dare il proprio contributo – equilibrato ed efficace – all’uso del bene farmaco ponendosi a disposizione del Servizio Sanitario Nazionale e Regionale e ottenendo importanti risultati, come anche attestato dai i dati OSMED pubblicati da AIFA, che evidenziano attenzione ai bisogni del paziente e ai bisogni di sostenibilità del sistema anche attraverso il rispetto delle decisioni regolatorie.
Per essere sempre più collaborativa la Medicina Generale ha aderito con slancio, nel 2014, al Progetto di sperimentazione Piani Terapeutici in Medicina Generale, per essere il più possibile vicino ai propri pazienti, pur conscia di caricarsi di ulteriori impegni anche burocratici.
Purtroppo, ad oggi, dall’AIFA (dove peraltro i medici di famiglia non hanno alcuna rappresentanza), non abbiamo più notizie sullo sviluppo di quel progetto.
Ricordiamo come nel settembre 2014 AIFA, a firma DG Luca Pani e Walter Marrocco (Medico di Famiglia, allora componente CTS), abbia inviato richiesta alle associazioni dei Medici di Famiglia per raccogliere le disponibilità individuali dei propri associati al Progetto in questione (auspicabili in circa 2.000).
A tale richiesta varie associazioni hanno risposto, nei tempi richiesti, con circa 2.550 adesioni, di cui circa 1.430 della sola F.I.M.M.G.
Tutti i medici resisi disponibili son stati poi successivamente contattati da AIFA per un’ulteriore conferma della già preannunciata disponibilità. Da allora nessuna notizia è giunta ai medici o alle loro sigle di rappresentanza, nonostante l’appoggio della CTS al Progetto, interessamento che si è sostanziato anche con l’individuazione di alcune importanti aree terapeutiche, in analogia a quanto proposte da alcune regioni, tra cui: Lazio, Sicilia,Lombardia, Toscana, Molise.
Questa e altre attività legate al ruolo della Medico di Famiglia nella gestione della terapia farmacologica ci pongono la questione fondamentale di che tipo di ‘salute’, tramite il farmaco, si vuole offrire (vogliamo offrire) ai nostri cittadini e con quali modalità.
In Italia la famosa e quotidianamente sbandierata lotta agli sprechi, alle inutilità, alle inappropriatezze, deve a nostro avviso essere gestita con il coinvolgimento di un importante attore del sistema salute, un professionista chiamato ogni giorno a garantire la salute del cittadino, il Medico di Famiglia, che, per quanto riguarda il farmaco, tante manifestazioni di affidabilità ha dimostrato e sta dimostrando, vivendo un contesto nazionale in controtendenza rispetto a quello europeo.
In EMA, proposte nate in Italia stanno portando alla creazione di Gruppo di Medici di Medicina Generale europei di ‘supporto’ alle attività dell’Agenzia Europea.
Sempre a livello europeo, inoltre, è in pieno sviluppo un percorso normativo, che sta già impegnando tutti i paesi dell’Unione e che trova quale elemento qualificante e fondante l’imprescindibile ruolo delle Cure Primarie nella gestione del farmaco, sia nella fase pre che in quella post-autorizzativa, attraverso la creazione di appositi strumenti, quali gli studi post-registrativi nelle condizioni più vicine possibili al mondo reale: PASS (Post Authorization Safety Study), PAES (Post Authorization Efficacy Study), Registri Pazienti/Patologia/Farmaci, Adaptive Path Way (acquisizione di dati dal mondo reale per ‘guidare’ in modo progressivo l’uso dei farmaci).
Per tentare di correggere in Italia quella che sempre più assume i contorni di una vera e propria esclusione dei Medici di Famiglia dall’uso del farmaco innovativo, con inevitabili danni al cittadino in termini di accesso alle cure più appropriate, c’è la necessità un cambio di impostazione e di atteggiamento.
La Medicina Generale dovrebbe essere considerata un partner di eccellenza, capace di gestire, nell’interesse del paziente, il farmaco, anche innovativo, nel rispetto della sostenibilità del Sistema. Sicuramente, anche alla luce del percorso (sospeso? interrotto? sperduto?) di sperimentazione Piani Terapeutici in Medicina Generale per una sua maggiore responsabilizzazione, riteniamo che i Medici di Famiglia – analogamente a quanto accade in Europa – meritino più considerazione, maggior riconoscimento per la loro disponibilità e anche più rispetto.
Per uscire da questo empasse basterebbe rileggere quanto congiuntamente sottoscritto dalla Medicina Generale e da AIFA, in un Documento Programmatico congiunto nel 2012: ‘i MMG si impegnano a migliorare la loro capacità di attuare percorsi razionali, eticamente fondati ed economicamente sostenibili:
• Utilizzando percorsi formativi specifici, autorevoli e indipendenti
• Adottando sistemi di autovalutazione dei risultati
• Condividendo sistemi di verifica dei risultati e dei livelli di efficienza raggiunti
AIFA si impegna a rivedere l’impianto delle regole che vincolano la prescrizione dei farmaci da parte dei MMG:
• Eliminando, ove possibile, le norme che hanno un senso prevalentemente burocratico
• Incentivando la responsabilità del singolo medico al quale non può essere sottratta neppure quando vi siano evidenti esigenze economiche
• Riportando in capo al MMG la responsabilità della prescrizione.
• Semplificando la classificazione dei medicinali per quanto riguarda la fornitura e dispensazione.’