Andrea Volpintesta Hr Project Manager di una nota banca italiana e Francesco Cavuoto attore e doppiatore, sono rispettivamente autore e co-autore del libro “Doppio”. In questo testo, appena uscito, raccontano con abilità e freschezza, tutti i retroscena del mondo del doppiaggio italiano.
Un libro ricco di aneddoti e curiosità, che riesce a raccontare l’anima dei doppiatori celata dietro i personaggi a cui prestano la loro voce.
Alcune delle voci più intense del doppiaggio italiano, sono stati il segreto del successo di molti attori del cinema internazionale.
“Doppio” riesce a raccontare con garbo la persona dietro il personaggio. Attraverso una serie di interviste a 18 doppiatori italiani, tra cui professionisti del calibro di: Luca Ward, voce del noto personaggio Massimo Decimo Meridio (Russel Crowe) de “Il Gladiatore”. Pino Insegno voce di Aragon( Viggo Mortensen) della trilogia “Il Signore degli anelli”, Benedetta degli Innocenti la magistrale Lady Gaga in “A star is born” e Chiara Colizzi l’indimenticabile voce di Uma Thurman in “Kill Bill”.
Sono solo alcuni dei doppiatori che hanno contribuito, con i loro racconti, a rendere questo libro un’avvincente viaggio nella storia del doppiaggio italiano. In questa intervista l’autore Andrea Volpintesta, ci racconta come nasce l’idea di un progetto cosi innovativo e unico nel panorama editoriale.
Andrea da dove nasce l’idea di scrivere questo libro?
Nasce da un “momento perfetto” che come scrivo nel libro è un momento “prendere o lasciare”, che o ti butti o non ti butti più… Ero in taxi con Francesco che conoscevo da 6 ore, mi viene l’idea del libro e del titolo. Gliela propongo tutta di un fiato, dopo aver preso coraggio e lui mi fa: “va bene, ho capito solo che lo chiameremo Doppio, ma va bene, fossa anche solo per l’entusiasmo con cui me lo hai detto: Va bene”.
Invece l’obiettivo del libro è quello di far conoscere al pubblico i retroscena del doppiaggio e dei doppiatori (perché nessuno li racconta) ma anche e soprattutto aiutare i giovani che desiderano fare questo mestiere, a capire come proporsi, dove e in che modo. Desideravo realizzare un libro su un tema di nicchia, che però si potesse leggere in metro, al parco o la sera a letto.
Perché un Hr Project Manager si avvicina al mondo del doppiaggio, qual è il fil rouge che vi lega?
Vista così nessuno. In realtà la mia passione per il doppiaggio inizia da bambino, quando ascoltavo Tonino Accolla doppiare Eddie Murphy. Poi nel tempo ho continuato a pensarci senza però andare al sodo, fino a quando nel 2018 ho deciso di approfondire l’argomento e ho fatto il provino per entrare all’Accademia del Doppiaggio di Firenze , dove ho conosciuto Christian Iansante (voce di Bradley Cooper), Roberto Pedicini (voce di Kevin Spacey) e Francesco Cavuoto che sono stati i miei maestri.
La preparazione di “Doppio” è durata due anni, raccontaci un aneddoto particolare che ti è rimasto impresso nella stesura di questo testo?
L’incontro con Pino Insegno. Io da bambino avevo un sogno: partecipare come ospite al Maurizio Costanzo Show dove Pino Insegno era di casa. C’era spessissimo, ma non come semplice ospite (che se vuoi bastava e avanzava) ma quasi come “amico” di Maurizio Costanzo. Un anno fa ho avuto modo di intervistarlo per il libro e lui ha invitato Francesco e me a casa sua. Lì ci ha raccontato il suo percorso. Pino non è solo un grande doppiatore ma è un grande umano. Alla fine dell’intervista mentre ci salutiamo e lo ringraziamo, da la mano a Francesco, poi si gira verso di me (e tieni conto che ci conoscevamo da 45 minuti) mi abbraccia e mi fa: “daje!”
All’interno di “Doppio” ci sono tanti retroscena di alcuni dei più importanti film del doppiaggio italiano, qual è una delle tante curiosità che potremmo trovare nel libro?
Te ne racconto due. Il primo riguarda Luca Ward e la famosa frase: “Al mio segnale scatenate l’inferno”. Ecco questa frase Luca l’ha registrata 41 volte. La quarantunesima l’ha registrata con Renato Izzo, papà di Fiamma Izzo, che era la direttrice del doppiaggio de “Il Gladiatore”. Renato Izzo gli dice: “Fai la chiusura della frase con il punto secco”. Luca la dice e il resto lo conosciamo.
La seconda riguarda Benedetta Degli Innocenti. Ecco Benedetta balbetta, parliamo di una delle migliori giovani doppiatrici italiane. Lei balbetta da sempre, ma altrettanto da sempre ha avuto il sogno di fare la doppiatrice. Anche lei ha frequentato l’Accademia del Doppiaggio di Firenze e nonostante ce la mettesse tutta, le parole continuavano ad inciampare mentre uscivano dalla bocca. Nel corso degli anni Benedetta realizza che a balbettare è lei, non il personaggio. Da quel momento quando è al leggìo Benedetta si trasforma, perché quando doppia lei non balbetta più.
Quanta preparazione c’è dietro la costruzione di un personaggio da parte del doppiatore?
Zero. I doppiatori non si preparano. Non lo fanno e non potrebbero nemmeno volendo, perché le case di produzione non permettono che i prodotti (ossia i film) o parti di essi vengano distribuiti a nessuno. Ti dirò di più: alcuni film particolarmente preziosi, come quelli di Marvel o Pixar, ma anche tante produzioni Netflix e Amazon, rimangono parzialmente oscurate anche in fase di doppiaggio, per evitare che qualcuno possa videoregistrarle. Il doppiatore ha a disposizione: il testo che vede in sala di registrazione per la prima volta; una penna con cui si appunta le cosiddette “intenzioni” ossia l’enfasi, il tono o le pause da dare alla recitazione, e “l’anello” ossia la sequenza che sta per doppiare, che vede per la prima volta pochi minuti prima di doppiarla. Ecco perché mestiere di doppiatore è difficile e richiede davvero una grande capacità recitativa.
Pensi che avere una “bella voce” possa aiutare a farsi strada nel mondo del doppiaggio?
No se è fine a sé stessa. Mi spiego meglio nel doppiaggio dicono: “la bella voce non esiste”. Nel senso che non è una questione di bella voce, ma delle emozioni che sappiamo trasmettere e far provare quando la usiamo. Nel doppiaggio la voce serve a far innamorare, far ridere, piangere, far paura. Per cui quello che fa la differenza è la recitazione. Poi in un film c’è un protagonista e venticinque altri personaggi. Non possono tutti avere la voce dell’eroe, ma anzi avere voci particolari, insolite, ma soprattutto modulabili consente in questo campo di lavorare tanto e su prodotti completamente diversi.
Tu che hai fatto L’Accademia del doppiaggio di Firenze, che consigli puoi dare a chi vuole approcciare a questo mondo?
Attingo a quello che dicono i grandi doppiatori fidandomi del loro giudizio:
- Studiate recitazione prima di proporvi nel mondo del doppiaggio. Questo non significa dover fare la Silvio D’amico, significa solo fare due o tre di anni di recitazione in una scuola della vostra città.
- Informatevi sulle società e sui direttori (nel libro “Doppio” trovate diversi spunti). Quando chiederete ad un direttore del doppiaggio di essere ascoltati fatelo con sincera umiltà, chiedendo per favore, e date tutto.
- Non mollate. È difficile, ma non mollate.