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7 Settembre 2019
Doppio appuntamento con François Jullien
Scritto da Redazione CinqueColonne
Doppio appuntamento – seminario e lectio magistralis – con François Jullien, uno dei maggiori filosofi e sinologi contemporanei, sabato 21 e domenica 22 settembre, nell’ambito del progetto Casa dei Saperi della Fondazione Adolfo Pini, in collaborazione con Triennale Milano. Laboratorio transdisciplinare di pensiero critico sui temi urgenti del contemporaneo, ideato e diretto da Valeria Cantoni... Continua a leggere
Doppio appuntamento – seminario e lectio magistralis – con François Jullien, uno dei maggiori filosofi e sinologi contemporanei, sabato 21 e domenica 22 settembre, nell’ambito del progetto Casa dei Saperi della Fondazione Adolfo Pini, in collaborazione con Triennale Milano. Laboratorio transdisciplinare di pensiero critico sui temi urgenti del contemporaneo, ideato e diretto da Valeria Cantoni Mamiani, per il biennio 2019/2020 Casa dei Saperi vedrà alternarsi talk, workshop, seminari, lecture e proiezioni sul tema delle “Nuove Utopie”, a cura di Sonia D’Alto, Elisa Gianni, Itamar Gov, Cristina Travanini e Alessia Zabatino.
A settembre, Casa dei Saperi insieme a François Jullien ci invita ad interrogare il tema della relazione in modo generativo, allontanando la paura che abbiamo dell’altro e rimettendo in questione alcune parole fondamentali del pensiero occidentale. Come la parola identità, per esempio, o la parola amore.
Il seminario di sabato 21 settembre, dal titolo L’intime en tantqu’eutopie: savoir-être en rencontre (L’intimità come eutopia: saper essere nell’incontro), vuole riflettere sull’intimità come forma possibile della relazione contemporanea.
“Come impedire che la presenza, instaurandosi, si sistemi? Gli amanti ne sono minacciati”, avverte François Jullien nell’incipit del suo libro Accanto a lei, presenza opaca, presenza intima (Mimesis, 2016). Una pienezza routinaria dell’essere presenza diviene infatti opacità dell’altro, fino a non vedersi più, a non cogliersi nelle proprie emergenze, nei propri scarti di essere; dall’altra parte, per sfuggire a questo rischio di opacità, si mette in atto uno scarto continuo, una fuga verso una distanza che è lontananza, verso l’instabilità come forma relazionale che poi, alla fine, crea la non relazione. Cosa è dunque la relazione oggi? Come si può dare incontro? Come poter essere nella relazione senza annullarsi, che sia nel troppo pieno o nel troppo vuoto? Da alcuni anni Jullien propone un nuovo pensiero dell’incontro, che nell’intimità trova la sua forma eutopica di e-sistenza. Un modo di vivere e pensare la relazione che permette all’alterità di affermarsi e insieme alla coppia di esistere in quanto tale, fuori dal sé e verso l’altro, senza appiattirsi nel “ci” anonimo dell’esserci e senza scomparire nell’eccesso di prossimità, nella fissazione della presenza.
Ma cosa è questa intimità? Questo mistero che rende l’incontro possibile?
PiuÌ€ nel dettaglio, con il seminario, a porte chiuse e della durata di un giorno, la Fondazione Adolfo Pini dà l’opportunitaÌ€ ad artisti, curatori, filosofi, psicoanalisti, sociologi, ricercatori di confrontarsi per un giorno con François Jullien e tra loro. Il seminario eÌ€ gratuito e aperto a un massimo di venti persone, tra cui almeno dieci di etaÌ€ compresa tra i 25 e i 35 anni. La selezione dei partecipanti eÌ€ effettuata da una commissione che comprende i cinque componenti del Team Curatoriale di Casa dei Saperi, insieme alla Direzione culturale della Fondazione Adolfo Pini.
Dall’utopia dell’intimo, indagata nello spazio domestico della Fondazione Adolfo Pini, il giorno successivo, domenica 22 settembre alle ore 11.00, François Jullien passerà all’utopia di un nuovo modo di fare Europa, con una lectio magistralis dal titolo A contrario de l’identité culturelle: explorer les ressources de ce qui fait Europe (A contrario dell’identità culturale: esplorare le risorse di ciò che fa Europa) in Triennale. Torna anche qui il tema dell’altro, là dove la parola identità porta a identico, dunque difficilmente aperto all’altro.
“Non difenderei un’identità culturale (francese, italiana, europea), impossibile da identificare, ma parlerei piuttosto di risorse culturali” – scrive Jullien nel suo libro L’identità culturale non esiste (Einaudi, 2018). In questo senso difendere significa per Jullien non tanto proteggerle quanto sfruttarle. Se si capisce che tali risorse nascono in una lingua come in una tradizione, in un certo ambiente e in un paesaggio, sono anche disponibili per tutti e non appartengono a nessuno in particolare. Le risorse non sono esclusive, come lo sono i “valori”; esse non vanno protette ma distribuite e di questo ognuno di noi è responsabile. In questo momento dove il cosa fa Europa è una domanda a cui nessuno sembra saper rispondere se non con barricate che si ergono proprio sulla difesa dell’indentità degli Stati, Jullien chiamerà la città di Milano a una presa di responsabilità nel distribuire e diffondere quelle risorse che possono renderci europei senza tenerci attaccati ai nazionalismi che ci proteggono dall’altro.