La pandemia ci restituisce una generazione di giovani intenzionati a smentire le etichette affibbiate loro dagli adulti, che negli anni li hanno descritti con termini come “bamboccioni” o “choosy”. Senza peraltro restituirgli attività di orientamento scolastico degne di questo nome: basti pensare che, alle scuole superiori, il 45% degli studenti ancora non ha chiaro cosa fare dopo il diploma.
Un dato che è preoccupante perché si manifesta in proporzioni simili anche tra le ragazze e i ragazzi che tra poco meno di cento giorni dovranno scegliere cosa fare dopo la Maturità.
A segnalarlo è “Dopo il diploma”, la ricerca condotta da Skuola.net su un campione di 3mila alunni delle scuole superiori, in occasione della ELIS Open Week, l’evento organizzato da ELIS – realtà no profit che forma persone al lavoro – per avvicinare le aziende leader nei settori tecnico-tecnologici agli studenti.
Generazione Z
La Generazione Z, dunque, sembra non volersi rassegnare a ingrossare le file dei cosiddetti NEET, quei giovani che non studiano e non lavorano. La voglia di mettersi in gioco sin dai banchi di scuola è un elemento molto presente e da non sottovalutare.
Pur essendo impegnati nella principale occupazione di studenti, infatti, quasi la metà (45%) dei ragazzi intercettati dall’indagine racconta che già sta facendo delle “prove tecniche di lavoro”, per crearsi un piccolo salvadanaio o togliersi qualche sfizio: il 26% lo fa nei periodi di pausa dalla didattica (vacanze estive, natalizie, ecc.), il 19% anche durante i mesi di scuola.
Certo, in 6 casi su 7 si tratta dei classici “lavoretti” (cameriere, baby-sitter, fattorino). Ma è significativo che 1 su 7 guadagni puntando su lavori “digitali”, ovvero quelli che sfruttano il web e le nuove tecnologie informatiche. I più diffusi?
Le preferenze
In rigoroso ordine di preferenze riguardano ambiti come l’e-commerce, lo sviluppo e la gestione di app e servizi online, la gestione di pagine social, il fintech (acquisto/vendita di criptovalute, trading online), l’influencer marketing, il gaming e l’informazione online.
Non è raro, quindi, imbattersi in adolescenti che acquistano prodotti griffati da rivendere online oppure in social media manager in erba o in gamer che coltivano account di gioco ricchi di punti esperienza e potenziamenti per poi venderli. Per non parlare dei visibili e molto ambiti influencer sulle varie piattaforme di social media e streaming.
Scuola e lavoro
Anche la complicata relazione tra formazione e mondo del lavoro sembra stia iniziando a cambiare, a oltre un anno dall’insediamento del Governo Draghi, che ha puntato molto sul rilancio della filiera di istruzione secondaria tecnico-professionale e sulla creazione di percorsi post diploma professionalizzanti, come gli ITS.
Circa 1 su 5, subito dopo il diploma, punta proprio ad avere presto un’occupazione. L’8% immettendosi direttamente nel mercato del lavoro, il 10% seguendo un corso – ITS o similare – che gli permetta di specializzarsi.
Tra quanti hanno, invece, in programma di andare all’università, una quota simile – il 19%, che tra i maschi sale fino al 26% – cambierebbe idea se venisse a conoscenza di un percorso alternativo capace di garantire ampie possibilità di collocamento e opportunità di carriera.
Non mancano poi quelli (il 7%) che sarebbero interessati ad entrare nelle forze armate o di polizia.
Incertezza
Di contro, complice forse anche l’incertezza in cui stiamo vivendo negli ultimi tempi, l’obiettivo laurea sembra registrare un calo di appeal. E’ vero che rimane la strada maestra per la metà degli studenti delle superiori, ma la flessione è sensibile. Rispetto alla stessa indagine, svolta lo scorso anno, ben l’11% di studenti in meno è intenzionato a considerare solo ed esclusivamente l’opzione università dopo il diploma.
Una ricerca di maggiore “praticità” dai percorsi di formazione non sembra essere isolata tra i nostri adolescenti.
Preoccupazione
Tuttavia, emerge una preoccupante e diffusa incertezza su quello che accadrà dopo la scuola: 1 studente su 5 immagina che i mesi successivi al suo diploma saranno dedicati alla riflessione sul futuro o addirittura a un anno sabbatico.
Mentre 1 su 10 si rifugia nella sempreverde prospettiva di “andare all’estero per tentare la fortuna”. Si tratta di un popolo composto potenzialmente da centinaia di migliaia di studenti, che rischiano di perdersi.
Sarebbe un peccato disperdere un capitale umano che sembra pronto a guardare il mondo del lavoro in maniera diversa. Nel Paese dove il posto fisso è uno degli obiettivi principali: 1 ragazzo su 4 vorrebbe costruire qualcosa di suo, calandosi nei panni dell’imprenditore.
Che facciamo?
Mentre il 23%, pur non osando aspirare a tanto, si immagina da grande come un lavoratore autonomo per avere più libertà. Solamente il 20% aspira ancora alla sicurezza del “tempo indeterminato”. Tuttavia, di nuovo, non tutti hanno pensato al proprio futuro professionale: il 32% degli intervistati ancora non l’ha fatto.
A differenza degli aspiranti capitani d’azienda, la maggior parte dei quali (59%) pensa di avere già in mano l’idea vincente. Mentre 1 su 10 sta già sviluppando la sua impresa insieme a un team.