(Adnkronos) – “Mentre tornavo a casa da scuola con mia nonna chiesi cosa fosse successo, mi risposero che era una cosa da grandi. Il pomeriggio arrivò la Digos a casa, mi ricordo io e mia madre chiusi in camera da letto e mio padre che diceva ‘mettete un mobile dietro e se sentite sparare non aprite per nulla al mondo”. A parlare con l’Adnkronos è Tommaso Zanello, in arte Piotta, che ripercorre il clima della Roma degli anni di piombo e racconta quando, il 28 maggio del 1980, fu ucciso il poliziotto Francesco Evangelista detto ‘Serpico’ mentre era in servizio in pattuglia con altri due colleghi davanti al liceo “Giulio Cesare” di Roma, lo stesso frequentato dal fratello Fabio.
Il figlio di Serpico, Federico, era compagno di scuola di Tommaso. La vicenda dà il nome a ‘Serpico’, una delle 11 tracce del nuovo disco di Tommaso, ‘Na notte infame’, uscito il 1 marzo su etichetta La Grande Onda e distribuito da Altafonte e Artistfirst. L’album, il decimo in studio per Piotta, ripercorre una generazione attraverso fatti di cronaca, ricordi ed emozioni ed è incentrato sul rapporto dell’artista con il fratello Fabio, scomparso prematuramente e ispiratore di tutto il disco.
“L’album nasce da un’esigenza emotiva forte, tentare di elaborare un lutto così drammatico -spiega Piotta- Per me Fabio, di dieci anni più grande, è stata una figura di riferimento, ha fatto da apripista anche culturale”. Dopo la sua morte “mi sono chiuso a casa sua e ho rovistato tra i suoi scritti e i suoi libri, così e nato il disco, tanto che ho voluto firmarli con lui. E’ come se fosse un dialogo a due tra noi”.
E se ‘Serpico’ è un duetto con Federico Zampaglione dei Tiromancino (“Appena l’ho sentita cantare da lui ho fatto un passo indietro, era perfetto”, dice Piotta), tra le 11 tracce colpisce quella di apertura, ‘Lode a Dio’, dove si sentono la voce e i versi di Fabio. “Mi ritengo una persona con un lato spirituale ampiamente presente. Mi piace molto quello che diceva mio fratello: cercare l’unità e non lo scontro fra le religioni. Lui le studiava per cercare il ponte che potesse arrivare all’idea di fondo, quella che dovrebbe esserci un unico grande Dio”. Tra i brani, dove l’essenza ‘romana’ è molto presente, c’è anche una versione originale di ‘Lella…e poi’, la nota cover di Edoardo De Angelis del 1971 considerata la prima canzone sul femminicidio.
“E’ nota ai più in un ritmo piuttosto ballabile e allegro che per me ha sempre stonato rispetto al tema che tratta -dice l’artista all’Adnkronos- L’abbiamo rielaborata in un tono più drammatico”. E’ un Piotta molto più maturo, che dal Supercafone’ ha fatto moltissima strada soprattutto interiormente. Che alla generazione di giovanissimi artisti che sempre più spesso si ferma travolta dal malessere, da Sangiovanni a Mr Rain, dice una cosa molto importante: “Tutti abbiamo dei problemi psicologici, il lutto ne è uno. Io ho sempre provato a curarli con la mia medicina migliore, che non è chimica, è la musica.
Forse loro quando sentono l’istinto di lasciare vogliono abdicare alla discografia, che è una grande mondezza perché mercifica una cosa altissima, la musica, che nasce da prima dell’essere umano, ha un’altezza straordinaria e tende ad armonizzare. Puoi dissociarti dalla discografia, ma se allontani la musica forse allontani la tua ultima forma di salvezza”.
Chi è Tommaso Zanello, il Piotta, oggi? “Il Tommaso di oggi è molto simile al Tommaso adolescente timido di una volta -spiega l’artista romano- Con ‘Supercafone’, ‘Er Piotta’, eccetera, è come se avessi messo una maschera che mi permetteva di andare sul palco senza portare il vero me: crescendo, la mia parte più intima ha bussato forte e in questo disco esplode in tutta la sua potenza. Le cose possono dirsi sottovoce ma qui ho trovato la forza. E come qualcuno m’ha scritto… ‘m’hai spaccato er core'”. (di Ilaria Floris)
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