Rifiorire è un verbo bellissimo. Racconta che la burrasca è ormai alle spalle e che davanti si staglia un orizzonte sereno. Al fiore, e alla sua capacità di nascere anche sull’asfalto, è ispirato il progetto Lule (termine albanese che vuol dire appunto fiore), un intervento sociale che sostiene donne vittime di tratta. Donne, cioè, che vengono allontanate dalle loro famiglie e dal loro Paese con la forza o la minaccia e reclutate a scopo di sfruttamento. Quel progetto, iniziato nel 1996, è poi diventata, nel 2001, una cooperativa che porta avanti progetti più ampi di integrazione e promozione sociale. Dal 2019 al 2021, la cooperativa Lule ONLUS è stata uno degli attori di WIN – Trafficked Women INtegration.
Le donne vittime della tratta aiutate dal progetto WIN
Il progetto europeo finanziato dal Fondo dell’Unione Europea per l’Asilo, la Migrazione e l’Integrazione (AMIF) favorisce l’integrazione socio-economica di donne vittime di tratta a scopo di sfruttamento sessuale e previene il loro “ri-traffico”. Un percorso che inizia dopo l’accoglienza di queste donne in comunità protette. I dati forniti dall’Unione europea stimano che in Europa le vittime di tratta siano oltre 26mila. Il 68% sono donne, il 56% proviene da Paesi terzi e il 46% è sottoposto a sfruttamento sessuale. Di questa autentica vergona umana abbiamo parlato con due esponenti di Lule ONLUS: Elisabetta Umidi, coordinatrice del progetto WIN, e Simona Conconi, psicologa, che ci hanno raccontato storie di orrore e di rinascita.
Come abbiamo ascoltato, in due anni, il progetto WIN ha coinvolto 57 donne in tre Paesi europei: 15 in Italia, 21 in Spagna e 21 in Bulgaria. Le ragazze giunte in Italia sono tutte di origine nigeriana, di età compresa tra i 20 e i 30 e con un livello di istruzione basso. Grazie al sostegno degli operatori che agiscono sui diversi territori hanno potuto seguire percorsi di formazione che le porteranno a diventare parrucchiera, commessa, magazziniera o a impiegarsi nel campo della ristorazione o nelle famiglie come badanti, colf e baby sitter. Sì, rifiorire è un verbo bellissimo!
Foto concesse dalla Cooperativa Lule