L’esposizione, organizzata in collaborazione con il Comune di Bologna e la Fondazione Lucio Dalla, si concentra sulla stretta relazione tra arte e musica che caratterizza da sempre la poetica di Regazzoni e, come suggerisce il titolo derivato da una dichiarazione dello stesso Dalla di vent’anni fa, esprime il profondo e lungo legame tra il cantautore e l’artista, la quale vuole ricordarlo simbolicamente proprio nel periodo dell’anno in cui ricorrono nascita e scomparsa dell’indimenticabile musicista bolognese (4 marzo 1943 – 1 marzo 2012).
Le opere esposte, realizzate dal 1998 al 2019, restituiscono sulla tela le emozioni suscitate dalle liriche di Lucio Dalla, amico di sempre. Quattordici sono le canzoni scelte che hanno ispirato i lavori (e i loro titoli) – da Henna a Com’è profondo il mare, da Milano a Scusa, da Cosa sarà a L’ultima luna, per citarne alcuni – di cui nell’atmosfera raccolta, intima e avvolgente dell’allestimento, leggiamo brevi pensieri riportati sulla base dei pannelli espositivi, per creare un’esperienza artistica totale grazie all’intreccio di luce, suono, colore e parola.
Il visitatore è quindi chiamato a lasciarsi coinvolgere dal dialogo ininterrotto tra le immagini, i versi e la musica diffusa nella sala, vera e propria colonna sonora della mostra che propone un inedito arrangiamento, nato dalla collaborazione tra Lucio Dalla e Cesare Regazzoni, fratello dell’artista, di Nun parlà e Occhi chiusi, scritta da Dalla per Gianni Morandi.
Nei lavori esposti risalta immediatamente all’occhio lo spessore materico, restituito da juta, gesso e colori a olio, che caratterizza la cifra stilistica di questa collezione e svela, tra le righe, la sperimentazione scultorea intrapresa dall’artista a partire dal 2003 in memoria del padre, maestro liutaio, scomparso qualche anno prima.
Ne derivano così creazioni fortemente liriche, come Caruso (2019, olio su tela e collage, cm 150×120) ispirata dal verso “ma quando vide la luna uscire da una nuvola / gli sembrò dolce anche la morte” dell’omonima celeberrima canzone del 1986, universalmente riconosciuta tra i capolavori della musica contemporanea con i suoi nove milioni di copie vendute in tutto il mondo in decine di versioni e di cui resta memorabile l’interpretazione di Luciano Pavarotti; oppure Le rondini (2000, pastello su tela, cm 125×135), i cui tenui colori sembrano rappresentare l’invocazione “E con la polvere dei sogni volare e volare” della canzone di Dalla del 1990.
Accanto si trovano lavori più materici, con ‘frammenti di mondo’ concreti e forti come le parole dalle quali si sono originati, come Amen (1998, medium misto su tela, cm 61,5×30) con “quel pezzo del mio cuore che / è ancora lì… lì con me / e ogni tanto batte senza un perché” dall’album del tour del 1992, e Notte (2000, medium misto su tela, cm 121×113), “dura da masticare a pezzi fra i denti / notte da sputare” dal brano scritto nel 1971 ed edito solo nel 2011 nell’imponente raccolta Questo è Amore; fino al quadro-scultura Ciao (2016, assemblaggi, cm 63×63) in cui una mano e un piede connessi da una catena rappresentano fisicamente l’espressione “di là qualcuno muore / qualcun altro sta nascendo” tratta dal singolo che dà il nome all’album del 1999.
E ancora nei soggetti si va da una suggestione di figurativo – come in Là (2001, olio su tela, cm 80×80) in cui si ravvisa l’idea di un astro suggerito da “lontano da ogni cosa / su una stella luminosa” – all’astrattismo più totale di Baggio Baggio (2019, medium misto, cm 95×95), tripudio di arancione, blu, bianco, oro e ocra, pur nato dall’impressione “il cielo è nero e tu sei lì da solo / dentro di te… c’è un qualcosa e non sappiamo cos’è… / è l’anima”, appartenente al brano dedicato al calciatore punta di diamante del Bologna Football Club nella stagione 1997/98, cui Dalla era sfegatato tifoso (del brano, incluso nel disco Luna Matana, ancora compare, come coautore, Cesare Regazzoni).
“Sono quadri sorprendenti, svelano delle sfumature dei miei brani che io stesso non conoscevo. Aggiungono significato e completano le mie canzoni”, sosteneva Lucio Dalla in un’intervista nel 2000. In conclusione, nei quadri di Domenica Regazzoni è possibile leggere “paesaggi, ispirati alle parole delle sue canzoni”, come evidenzia la curatrice Silvia Evangelisti, testimone del legame tra artista e musicista dal 2001, anno in cui lo stesso Lucio le presenta entusiasticamente l’arte di Domenica. Scenari ravvisabili nella composizione o solo intuibili mentalmente, ma tutti scaturiti da una “meditazione pittorica interiore, perché le canzoni – di Dalla – toccano le corde più profonde dell’essere”, sottolinea l’artista stessa, che del compositore-musicista-cantante-attore-regista sembra esprimere nelle sue opere pittoriche tutto l’amore per l’arte e la bellezza.
Completa il percorso espositivo un breve filmato che raccoglie significative interviste in cui lo stesso Dalla dà sentita testimonianza della profonda amicizia con Regazzoni.
Affianca la mostra un esaustivo catalogo realizzato con la MR Fine Art di Milano, galleria di riferimento per le opere di Domenica Regazzoni, con un’inedita intervista di Silvia Evangelisti all’artista.