“Non è un paese per vecchi”, recita il titolo di un famoso film. L’Italia invece lo è, almeno per quanto riguarda il corpo docente. Nel rapporto Education at a Glance 2014 è l’OCSE a fornirci i dati in base ai quali viene attribuito all’Italia il record dell’età media degli insegnanti che è in assoluto la più alta. Su 34 Paesi censiti, è emerso che le scuole italiane ospitano i professori più vecchi: nello specifico, 6 su 10 sono ultracinquantenni. I giovani docenti inoltre rappresentano una vera e propria eccezione se si pensa che insegnano solo lo 0,27%, vale a dire 27 su mille.
Tra le cause di questo status annoveriamo le difficoltà sempre maggiori che inibiscono il naturale ricambio generazionale e l’innalzamento dei limiti di anzianità per poter andare in pensione, anche se ora aleggia l’idea di una parziale ma significativa marcia indietro: plafonare entro un certo arco temporale l’anzianità contributiva a 41 anni, svincolandola dai limiti di età. Ma qui il discorso, com’è ampiamente risaputo, è un campo minato fatto di dubbi e restrizioni.
Tornando ai primi dati, ha voluto dare il suo contributo Marcello Pacifico, delegato CONFEDIR per la Scuola e Presidente dell’ANIEF associazione professionale sindacale costituita da docenti e ricercatori in formazione, precari, in servizio e di ruolo, nata con la volontà e l’obiettivo di salvaguardare e migliorare la Scuola e l’Università pubblica. Pacifico sottolinea che questa situazione rappresenta un po’ l’emblema di tutte quelle che coinvolgono le professioni che sono a maggior rischio burnout, una sindrome generata dalla frustrazione dovuta alla mancata realizzazione delle proprie aspettative. Risultato? Gli studenti si ritrovano insegnanti anziani, stanchi e demotivati. Contestualmente, i giovani vengono lasciati fuori, tanto è vero che anche quando sono abilitati e meritevoli diventano di ruolo alla soglia dei 50 anni.
Inoltre il blocco del turnover va a penalizzare in primis le donne che costituiscono l’80% del personale deputato all’Istruzione. Non di minore importanza è il gap che si accentua progressivamente tra i docenti sempre più anziani e la società moderna che vede una digitalizzazione che incalza a ritmi esponenziali.
Un’ultima riflessione viene fatta poi mettendo a paragone gli insegnanti con altre professioni, come quelle afferenti alla difesa ed alla sicurezza, e con altri paesi europei. Gli ultimi dati ufficiali divulgati dall’Inps rivelano che i dipendenti dei corpi di polizia vanno in pensione mediamente a 55 anni ed i militari a 57 anni. “Se si vuole ringiovanire il corpo insegnante italiano – aggiunge Pacifico – la norma nella Legge di Stabilità che elimina le penalizzazioni va confermata e resa retroattiva dal 2012. Non dimentichiamoci che in Germania si può andare in pensione dopo 27 anni di contributi versati”. Nel 2014 si è verificata una vera e propria fuga dei docenti dall’insegnamento. Sfruttando la su citata riduzione delle penalizzazioni previste per il pre-pensionamento, rispetto all’anno precedente ben il 70% in più di insegnanti hanno chiesto di lasciare il servizio, e parliamo di 17mila persone.