(Adnkronos) – Il Dl Caivano ha incassato la fiducia in Senato con 90 voti a favore e 45 contrari ed se il ‘progetto Caivano’ – su cui sta lavorando il Governo Meloni – può diventare un modello, per rigenerare i ‘Bronx’ italiani si possono usare come ‘armi’ anche “le nuove tecnologie, l’Intelligelligenza Artificiale, il digitale assoluto ed i dati” perché “il costo sociale, energetico ed economico delle periferie degradate è enorme per il Paese“. Ne è convinto Guido Saracco, Rettore del Politecnico di Torino, l’ateneo che sta dialogando proprio con il Comune di Torino e che ha realizzato un Digital Twin della città per gestire anche le aree più critiche del capoluogo piemontese.
Rigenerare i ‘Bronx italiani’
“La nostra Caivano si chiama Barriera di Milano” e ri-orientare quartieri e periferie a rischio “è una sfida tecno-umanistica” sostiene il professore conversando con l’Adnkronos. Autore del saggio “Tecnosofia” (‘Tecnosofia – Tecnologia e umanesimo per una scienza nuova’ di Guido Saracco e Maurizio Ferraris ed Laterza ndr.) – e di oltre 600 pubblicazioni fra cui molte su nuove tecnologie, rinnovabili, tutela ambientale e Sviluppo sostenibile – Saracco sottolinea che “le tecnologie, se indirizzate in modo corretto, possono avere un impatto sociale forte e diffuso. Le tecnologie possono dare tantissimo in termini di servizi migliori e più mirati“.
“Bisogna usare le tecnologie non solo più nella logica di profitto ma farle guidare da uno Stato che si prenda cura della propria cittadinanza in modo sociale” argomenta l’ingegnere. “Da noi, in Piemonte, ‘Caivano’ si chiama Barriera di Milano e ci riconduce alle diseguaglianze sociali. In questo quartiere, rispetto alla collina torinese, vediamo aspettativa di vita più bassa, inquinamento più alto, consumo di junk food – che appaga ma non dà calorie funzionali – invece della più sana dieta mediterranea che costa molto di più“. “Tutto ciò – spiega Saracco – si riflette in maggiore obesità. Nei posti disagiati si registrano più malattie cardiovascolari, più tumori, più diabete“.
Intelligenza Artificiale e Telemedicina
“Oggettivamente” per Saracco “intervenire sui ‘Bronx’ delle città italiane è necessario anche per le instabilità che creano: furti, minacce, violenza. E possiamo intervenire anche tecnologicamente. Proprio nel libro Tecnosofia proponiamo una serie di soluzioni per dare servizi più mirati, prima fra tutte la telemedicina per entrare in quei quartieri senza dover spostare le persone negli ospedali“. “Certo non basta, si dovrebbe portare formazione di qualità, scuole. Serve anche una mobilità di qualità perché se si va in periferia a Torino i pulmann sono radi, i percorsi non efficaci e quindi diseconomici, mentre bisogna trovare una modalità per far muovere le persone in meno tempo per raggiungere il lavoro” prosegue il Rettore.
Inoltre Guido Saracco invita a guardare “lo stato delle abitazioni” nelle periferie degradate con un occhio sociale ma anche tecnico: “Sono un colabrodo energetico e costano di più” scandisce. Ecco che allora in questi contesti critici “il digitale può entrare nelle maglie slargate della Sanità usando la telemedicina, nella gestione dell’energia attraverso il monitoraggio delle temperature, sostenere la gestione della mobilità e quindi i trasferimenti delle persone“. “Insomma si posso fare molte cose intelligenti fornendo servizi migliori valutati anche attraverso l’uso dell’Intelligenza Artificiale e dei dati che sono il petrolio della nostra epoca” argomenta ancora il tecnologo.
Aumentare la qualità della vita nei ‘Bronx italiani’
Si aumenta così, indica Guido Saracco, “la qualità della vita nelle periferie riducendo la diseguaglianza sociale e, a catena, riducendo la delinquenza, il congestionamento dei Pronti Soccorso prevenendo le malattie grazie ad un’assistenza più diretta“. “Occorre che adesso lo Stato si faccia garante, come sta avvenendo a Caivano, fornendo tecnologie e servizi di qualità” facendosi supportare anche dalle nuove tecnologie. “Noi abbiamo simulato tutti i servizi per Torino realizzando un Digital Twin, un gemello digitale della città, e su quello stiamo lavorando con il Comune per progettare manutenzioni, comunità energetiche, mobilità più efficace“. Un modello, assicura l’ingegnere, che si può “esportare in ogni periferia e in ogni ‘Bronx’ dello Stivale“. (di Andreana d’Aquino)
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