Tra i disturbi dell’orecchio, l’acufene è quello che, negli ultimi tempi, sta destando la maggiore curiosità. Merito, non è proprio il caso di dirlo, di un’intervista rilasciata da Michele Salvemini, in arte Caparezza. Il cantante salentino ha raccontato di soffrire di acufene da ben sette anni e che prossimamente sarà costretto a interrompere i concerti. Vediamo cos’è questo disturbo e quali conseguenze porta.
Disturbi dell’orecchio: l’acufene
Possiamo definire l’acufene come una specie di allucinazione acustica. Spiegandoci meglio, l’orecchio percepisce dei rumori che in realtà non esistono. Si crea una distorsione nella percezione acustica per cui si sentono rumori che non sono generati da alcuna fonte esterna. Le cellule ciliate recepiscono dei suoni prodotti all’interno dell’orecchio e li trasformano in impulsi elettrici da trasferire al cervello. Al momento non si conosce l’origine dell’acufene: tra le ipotesi più accreditate c’è quella di un danno a carico del nervo acustico o delle cellule ciliari. Un nuovo filone di studi, che sta prendendo sempre più corpo, sta indagando sui possibili danni neurologici come radice del disturbo. Ciò che è chiaro è che l’acufene non è un disturbo quanto la manifestazione di un altro disturbo.
Fischi nell’orecchio
L’acufene si manifesta, così come spiegato dall’Associazione Italiana Titinnus-Acufene, sotto forma di fruscii, cinguettii, sibili, fischi, ronzii o schiocchi con un’intensità che varia da caso a caso. I rumori possono insorgere di tanto in tanto o tutti i giorni ma anche più volte al giorno. Durano qualche istante o per ore intere. Nei casi gravi non si interrompono neanche con il sonno. Gli acufene vanno distinti, in linea molto generale, in oggettivo e soggettivo. Si dice oggettivo quando il rumore percepito dall’interessato è sentito anche da una persona esterna (parliamo di un caso raro). Con l’acufene soggettivo, invece, i rumori sono sentiti solo dal soggetto interessato. I medici, inoltre, distinguono, l’acufene in acuto (quando dura fino a 3 mesi), subacuto (nel caso in cui dura fino a sei mesi) e cronico (se persiste da più di sei mesi). All’acufene possono associarsi anche altri disturbi quali l’ipoacusia (come nel caso di Caparezza), otiti, otosclerosi.
Diagnosi e terapia
Non è semplice diagnosticare l’acufene. Gli strumenti a disposizione prevedono colloqui col paziente che servono a ricostruire la storia clinica del soggetto. Il Titinnus Handicap Inventory, invece, attraverso i suoi 25 quesiti mira a stabilire la gravità del disturbo, il suo impatto sulla vita quotidiana. Se non passa autonomamente, l’acufene è destinato a fare compagnia al soggetto che ne soffre per molto tempo, se non per tutta la vita. Le terapie disponibili, dunque, sono riabilitative volte ad alleviare il fastidio causato al paziente. Le terapie cognitivo-comportamentali aiutano il paziente ad accettare la malattia e a gestirla al meglio. La Titinnus Retraining Therapy insegna al paziente a riconoscere gli acufeni come stimoli neutri. Quando all’acufene si associa anche ipoacusia, l’installazione di impianti acustici o cocleari possono alleviare il disturbo. Chiunque abbia bisogno di aiuto può rivolgersi all’Associazione Italiana Titinnus-Acufene. L’Associazione è, infatti, in prima linea nel supportare la ricerca su questo fastidioso disturbo dell’udito.