Nel corso della vita ognuno di noi sviluppa delle modalità comportamentali con cui ci rapportiamo agli altri. Tutto cresce sull’humus della personalità, quell’insieme di tratti stabili o caratteristiche che ci contraddistinguono, rendendoci in qualche misura unici. A seconda di specifici tratti (il tratto dipendente, il tratto sospettoso, il tratto ossessivo, il tratto narcisista e così via), ogni individuo si approccia ai diversi contesti esistenziali, e conseguentemente alle problematiche ad essi legate, in maniera peculiare. C’è così chi tende a minimizzare il problema, chi si rinchiude in se stesso, chi cerca aiuto negli altri, chi li enfatizza a dismisura. Questo rientra nella “normalità” nella misura in cui constatiamo che il nostro benessere non viene inficiato ma soprattutto quando, rendendoci conto che il nostro stile di vita o di comportamento non producono risultati funzionali, riusciamo ad elaborare delle alternative.
La personalità svolge dunque un ruolo cruciale nella scelta di importanti condizioni della nostra vita. Se uno specifico tratto di base assume caratteristiche abnormi, si estrinseca in modo troppo rigido o eccessivo oppure in tutte le circostanze della vita, è probabile che si abbia a che fare con un Disturbo di Personalità. Lo psichiatra tedesco Kurt Schneider fu tra i primi a cimentarsi in questa tematica, definendole persone affette da disturbi di personalità come “coloro che soffrono, o fanno soffrire la società, a causa della loro anomalia”.
Abbiamo voluto approfondire l’argomento con il Dott. Stefano Terenzi, psicologo psicoterapeuta.
Studi di settore rivelano che è raro che si ricorra a servizi o specialisti di salute mentale per un preciso disturbo di personalità. Quelli che lo fanno, vi ricorrono nel contesto di altri disturbi, solitamente depressione, ansia, attacchi di panico. Esistono dati evidenti e “campanelli d’allarme” che riconducono immediatamente ad un disturbo di personalità?
È possibile valutare un disturbo di personalità (DP) e vi sono dei “campanelli di allarme”, ma non è semplice capire immediatamente se si tratta di un disturbo di personalità o di un altro disturbo psicologico/psichiatrico. Dato che i DP implicano una vasta gamma di sintomi come l’ansia, la depressione, il ritiro sociale, i pensieri ossessivi, ecc., spesso possono essere scambiati con le loro manifestazioni sintomatologiche di natura depressiva, ansiosa o disregolata. Possono aiutare a contraddistinguerli da episodi acuti psicopatologici la persistenza e la pervasività con cui si verificano, non riconducibile ad altre condizioni.Inoltre, il comportamento, i pensieri e l’emotività nelle persone affette da disturbi di personalità sono caratterizzati da ridotta flessibilità adattiva in numerosi contesti sociali e personali, e in diverse aree di funzionamento: individuale, familiare e lavorativa.
I “campanelli di allarme” possono essere dati dalla stabilità e dalla diffusione in numerosi contesti e relazioni di una serie di caratteristiche che compongono l’organizzazione della personalità. Nello specifico possono essere: una visione di sé stessi e degli altri limitata, instabile e confusa; un’incapacità a mantenere delle relazioni intime, costanti e appaganti; un’intolleranza verso gli affetti percepiti in sé e percepibili negli altri; una disregolazione degli impulsi e degli affetti che genera un disadattamento; una mancata o ridotta sensibilità morale; un’incomprensione delle convenzioni sociali e delle regole che costituiscono la realtà; una difficoltà a gestire gli stress e a elaborare lutti ed eventi dolorosi.
I “campanelli di allarme” possono essere dati dalla stabilità e dalla diffusione in numerosi contesti e relazioni di una serie di caratteristiche che compongono l’organizzazione della personalità. Nello specifico possono essere: una visione di sé stessi e degli altri limitata, instabile e confusa; un’incapacità a mantenere delle relazioni intime, costanti e appaganti; un’intolleranza verso gli affetti percepiti in sé e percepibili negli altri; una disregolazione degli impulsi e degli affetti che genera un disadattamento; una mancata o ridotta sensibilità morale; un’incomprensione delle convenzioni sociali e delle regole che costituiscono la realtà; una difficoltà a gestire gli stress e a elaborare lutti ed eventi dolorosi.
Abbiamo detto che ogni individuo è caratterizzato da specifici “tratti di personalità” che includono particolari modalità di relazionarsi agli altri e agli eventi, solitamente finalizzate ad instaurare rapporti privi di conflitti. Come si relazionano agli altri le persone affette da disturbi di personalità?
Sarebbe riduttivo definire una singola modalità relazionale di chi è affetto da disturbi di personalità. I disturbi di personalità, classificati nel Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-5) sono 10 e sono divisi in tre cluster: A, B e C. Come si può evincere, i disturbi di personalità rappresentano un gruppo multiforme, strutturato da organizzazioni molto differenti tra loro per emotività espressa, livello ideativo prodotto e comportamento manifesto. In aggiunta, frequentemente, i pazienti mostrano una concomitanza di differenti disturbi di personalità.
Tuttavia, se volessimo definire per grandi linee le modalità relazionali dei disturbi di personalità potremmo inquadrarle secondo le tre grandi divisioni dei su citati cluster.
Il cluster A comprende il Disturbo di Personalità Paranoide, Schizotipico e Schizoide e si può manifestare attraverso modalità relazionali contraddistinte da eccentricità, stranezza e bizzarria. Spesso possono essere sospettosi, ritirati e ambigui.
Il cluster B include il Disturbo di Personalità Borderline, Istrionico, Narcisistico e Antisociale ed è connotato da modalità relazionali spesso drammatiche, emotive e teatrali. Solitamente possono essere caratterizzate da manipolazione, esibizionismo o ricerca di attenzioni.
Il cluster C comprende il Disturbo di Personalità Evitante, Dipendente e Ossessivo-Compulsivo. Si costituisce da modalità relazionali spesso dettate da insicurezza e ansia.
Tuttavia, se volessimo definire per grandi linee le modalità relazionali dei disturbi di personalità potremmo inquadrarle secondo le tre grandi divisioni dei su citati cluster.
Il cluster A comprende il Disturbo di Personalità Paranoide, Schizotipico e Schizoide e si può manifestare attraverso modalità relazionali contraddistinte da eccentricità, stranezza e bizzarria. Spesso possono essere sospettosi, ritirati e ambigui.
Il cluster B include il Disturbo di Personalità Borderline, Istrionico, Narcisistico e Antisociale ed è connotato da modalità relazionali spesso drammatiche, emotive e teatrali. Solitamente possono essere caratterizzate da manipolazione, esibizionismo o ricerca di attenzioni.
Il cluster C comprende il Disturbo di Personalità Evitante, Dipendente e Ossessivo-Compulsivo. Si costituisce da modalità relazionali spesso dettate da insicurezza e ansia.
Quali sono i disturbi di personalità più diffusi? Quali consigli si sente di dare a chi si trova a dover avere a che fare, sia in una relazione che per motivi assistenziali, con persone che ne sono affette?
I disturbi di personalità più diffusi, secondo le stime percentuali di prevalenza presenti nel DSM-5, sono il Disturbo di Personalità Schizoide (4.9%), Borderline (5.9%), Narcisistico (6.2%) e Ossessivo-Compulsivo (7.9%), con circa il 15% della popolazione che potrebbe presentare un disturbo di personalità. I Disturbi di Personalità più gravi sembrano essere quelli del cluster B, ad eccezione del Disturbo di Personalità Antisociale.
Ricerche del 2015, effettuate da Nathan Hudson e Chris Fraley, suggeriscono che sostenere i pazienti affetti da DP nella costruzione di iniziative personali stimolanti e nella definizione di obiettivi individuali può aiutarli a sviluppare tratti più adattivi.
Inoltre, Jule Specht e Christopher Soto, in differenti studi, hanno notato che lavorare e impegnarsi per condurre un’esistenza soddisfacente e ricca di significato, può favorire lo sviluppo di tratti di personalità funzionali. In ultimo, una ricerca di Brent Roberts, Joshua Jackson e Wieble Bleidorn sottolinea che l’acquisizione di un ruolo sociale può far emergere elementi di responsabilità e relazionalità che progressivamente possono integrarsi nella personalità rendendola più sana.
Consiglio a chi ha a che fare con una persona affetta da un disturbo di personalità, di aiutarlo a comprendere la necessità di chiedere aiuto ad un professionista, poiché a volte non sono consapevoli della loro problematica, e di supportarlo nella scelta di un valido psicoterapeuta specializzato in questo genere di disturbi. Inoltre, lo strumento dell’analisi comportamentale con la persona con DP è per i membri della sua famiglia molto utile per individuare i fattori causa di stress e i determinanti ultimi di una possibile crisi. Quando il comportamento del soggetto diventa pericoloso per sé stesso o per gli altri, si può contattare il 118 per un intervento immediato delle figure competenti.
Ricerche del 2015, effettuate da Nathan Hudson e Chris Fraley, suggeriscono che sostenere i pazienti affetti da DP nella costruzione di iniziative personali stimolanti e nella definizione di obiettivi individuali può aiutarli a sviluppare tratti più adattivi.
Inoltre, Jule Specht e Christopher Soto, in differenti studi, hanno notato che lavorare e impegnarsi per condurre un’esistenza soddisfacente e ricca di significato, può favorire lo sviluppo di tratti di personalità funzionali. In ultimo, una ricerca di Brent Roberts, Joshua Jackson e Wieble Bleidorn sottolinea che l’acquisizione di un ruolo sociale può far emergere elementi di responsabilità e relazionalità che progressivamente possono integrarsi nella personalità rendendola più sana.
Consiglio a chi ha a che fare con una persona affetta da un disturbo di personalità, di aiutarlo a comprendere la necessità di chiedere aiuto ad un professionista, poiché a volte non sono consapevoli della loro problematica, e di supportarlo nella scelta di un valido psicoterapeuta specializzato in questo genere di disturbi. Inoltre, lo strumento dell’analisi comportamentale con la persona con DP è per i membri della sua famiglia molto utile per individuare i fattori causa di stress e i determinanti ultimi di una possibile crisi. Quando il comportamento del soggetto diventa pericoloso per sé stesso o per gli altri, si può contattare il 118 per un intervento immediato delle figure competenti.