Con un quarto dei ragazzi al mondo senza lavoro – tra i rischi presi in considerazione dal Global Opportunity Report 2016 – la disoccupazione giovanile è quello che preoccupa di più, offrendo al contempo le maggiori opportunità per il mercato. È quanto emerge dallo studio condotto a livello globale da DNV GL, dal Global Compact delle Nazioni Unite e da Monday Morning.
L’indagine – che ha coinvolto oltre 5.500 rappresentanti del mondo delle aziende, del governo e della società civile – prende in esame alcuni dei rischi più pressanti di oggi con l’obiettivo di evidenziare le opportunità di business ad essi correlate, nel rispetto degli obiettivi di sviluppo sostenibile fissati dalle Nazioni Unite.
RISCHI
Tra i rischi analizzati, la disoccupazione giovanile (42%) si posiziona in cima alla lista, precedendo quelli legati all’accelerazione delle emissioni dai trasporti (21%), la crisi mondiale del cibo (14%), la resistenza ai farmaci salvavita (15%) e la perdita della biodiversità degli oceani (8%).
Non sorprende, visto che i giovani che oggi non stanno né studiando, né lavorando sono 75 milioni. I tassi di disoccupazione hanno raggiunto valori allarmanti, soprattutto in Medio Oriente (27%) e Nord Africa (28%) e la situazione europea, con punte oltre il 20%, certo non rincuora.
Luca Crisciotti, CEO di DNV GL – Business Assurance, ha commentato: “Le cause di questa situazione non vanno ricercate solo nella recessione economica. Siamo di fronte a un nuovo mondo del lavoro caratterizzato da incertezza, crescente robotizzazione, rapidi cambiamenti e tassi di disoccupazione che rimangono alti anche quando l’economia cresce. È necessario ripensare modelli e sistemi, anche per le aziende, che altrimenti perderanno una generazione di consumatori”.
OPPORTUNITÀ
Seppur possa sembrare un paradosso, la disoccupazione giovanile porta con sé opportunità di mercato che aspettano di essere colte: dall’incubazione dell’imprenditoria giovanile, allo sviluppo del mercato del lavoro digitale, al coordinamento di domanda e offerta.
Incubare l’imprenditoria giovanile. Si stima che per ogni dollaro speso in favore di programmi a sostegno dell’imprenditoria giovanile, si generino 3 dollari a livello di gettito fiscale. Il rapporto è di 1:10, invece, se si considera che ogni dollaro messo a disposizione per i giovani imprenditori viene moltiplicato dieci volte nel fatturato del business in cui viene impiegato. Favorire l’imprenditoria giovanile, incubandola all’interno delle aziende stesse, non rappresenta solo un’opportunità per poter contare su nuove idee e per diversificare, ma una forma di investimento.
Mercato del lavoro digitale. L’83% dei datori di lavoro in Canada e Stati Uniti lamenta la mancanza di sviluppatori di software; mentre il giro d’affari dell’outsourcing per il 2016 sarà di 200 miliardi di dollari. Scommettere sul digitale per sviluppare piattaforme capaci di mettere in contatto talenti e richiesta di lavoro o delocalizzazione in aree svantaggiate è un’esigenza pressante.
Coordinare competenze e mercato. Nel 2020 mancheranno 40 milioni di lavoratori con istruzione terziaria, nelle economie in via di sviluppo ne mancheranno 45 milioni con istruzione secondaria e ci saranno 95 milioni di lavoratori con istruzione di base in più rispetto a quelli che servono. È evidente la necessità di puntare allo sviluppo di progetti di scouting e coordinamento, tutoring e formazione per un mercato che si prospetta dalle dimensioni immani.
ATTORI DEL CAMBIAMENTO
Il responso da parte dei partecipanti al sondaggio è unanime. Le aziende giocheranno un ruolo di primo piano per il cambiamento. Se in passato ci si aspettava che a rivoluzionare i sistemi fossero governi e politica, ora la prospettiva cambia. I cambiamenti arrivano dal basso, con aziende e rappresentanti della società civile come attori principali.
Con un quarto dei ragazzi al mondo senza lavoro – tra i rischi presi in considerazione dal Global Opportunity Report 2016 – la disoccupazione giovanile è quello che preoccupa di più, offrendo al contempo le maggiori opportunità per il mercato. È quanto emerge dallo studio condotto a livello globale da DNV GL, dal Global Compact delle Nazioni Unite e da Monday Morning.
L’indagine – che ha coinvolto oltre 5.500 rappresentanti del mondo delle aziende, del governo e della società civile – prende in esame alcuni dei rischi più pressanti di oggi con l’obiettivo di evidenziare le opportunità di business ad essi correlate, nel rispetto degli obiettivi di sviluppo sostenibile fissati dalle Nazioni Unite.
RISCHI
Tra i rischi analizzati, la disoccupazione giovanile (42%) si posiziona in cima alla lista, precedendo quelli legati all’accelerazione delle emissioni dai trasporti (21%), la crisi mondiale del cibo (14%), la resistenza ai farmaci salvavita (15%) e la perdita della biodiversità degli oceani (8%).
Non sorprende, visto che i giovani che oggi non stanno né studiando, né lavorando sono 75 milioni. I tassi di disoccupazione hanno raggiunto valori allarmanti, soprattutto in Medio Oriente (27%) e Nord Africa (28%) e la situazione europea, con punte oltre il 20%, certo non rincuora.
Luca Crisciotti, CEO di DNV GL – Business Assurance, ha commentato: “Le cause di questa situazione non vanno ricercate solo nella recessione economica. Siamo di fronte a un nuovo mondo del lavoro caratterizzato da incertezza, crescente robotizzazione, rapidi cambiamenti e tassi di disoccupazione che rimangono alti anche quando l’economia cresce. È necessario ripensare modelli e sistemi, anche per le aziende, che altrimenti perderanno una generazione di consumatori”.
OPPORTUNITÀ
Seppur possa sembrare un paradosso, la disoccupazione giovanile porta con sé opportunità di mercato che aspettano di essere colte: dall’incubazione dell’imprenditoria giovanile, allo sviluppo del mercato del lavoro digitale, al coordinamento di domanda e offerta.
Incubare l’imprenditoria giovanile. Si stima che per ogni dollaro speso in favore di programmi a sostegno dell’imprenditoria giovanile, si generino 3 dollari a livello di gettito fiscale. Il rapporto è di 1:10, invece, se si considera che ogni dollaro messo a disposizione per i giovani imprenditori viene moltiplicato dieci volte nel fatturato del business in cui viene impiegato. Favorire l’imprenditoria giovanile, incubandola all’interno delle aziende stesse, non rappresenta solo un’opportunità per poter contare su nuove idee e per diversificare, ma una forma di investimento.
Mercato del lavoro digitale. L’83% dei datori di lavoro in Canada e Stati Uniti lamenta la mancanza di sviluppatori di software; mentre il giro d’affari dell’outsourcing per il 2016 sarà di 200 miliardi di dollari. Scommettere sul digitale per sviluppare piattaforme capaci di mettere in contatto talenti e richiesta di lavoro o delocalizzazione in aree svantaggiate è un’esigenza pressante.
Coordinare competenze e mercato. Nel 2020 mancheranno 40 milioni di lavoratori con istruzione terziaria, nelle economie in via di sviluppo ne mancheranno 45 milioni con istruzione secondaria e ci saranno 95 milioni di lavoratori con istruzione di base in più rispetto a quelli che servono. È evidente la necessità di puntare allo sviluppo di progetti di scouting e coordinamento, tutoring e formazione per un mercato che si prospetta dalle dimensioni immani.
ATTORI DEL CAMBIAMENTO
Il responso da parte dei partecipanti al sondaggio è unanime. Le aziende giocheranno un ruolo di primo piano per il cambiamento. Se in passato ci si aspettava che a rivoluzionare i sistemi fossero governi e politica, ora la prospettiva cambia. I cambiamenti arrivano dal basso, con aziende e rappresentanti della società civile come attori principali.