Le discriminazioni sessuali al lavoro è stato l’argomento di un nuovo sondaggio recentemente condotto da Indeed, portale n°1 al mondo per chi cerca e offre lavoro. La ricerca ha rilevato che oltre un lavoratore italiano su tre (35%) che si identifica come LGBTQIA+ ha subìto discriminazioni sul posto di lavoro. Lo studio è stato realizzato su un campione di oltre mille persone, più della metà delle quali appartenenti alla comunità LGBTQIA+.
Discriminazioni sessuali “nascoste”
Il sondaggio ha evidenziato come le discriminazioni più diffuse siano quelle “nascoste”, il 33% degli intervistati LGBTQIA+ riferisce di aver subito micro-aggressioni sul posto di lavoro a causa della propria identità, sottolineando la necessità di una sensibilizzazione continua e di una maggiore consapevolezza sui vari tipi di pregiudizi e discriminazioni. Oltre la metà degli intervistati LGBTQIA+ (55%) crede che il proprio datore di lavoro prenderebbe provvedimenti nel caso in cui dovessero denunciare, mentre uno su cinque (21%) non ne è sicuro.
Tra i cinquecento partecipanti al sondaggio che si sono identificati come LGBTQIA+, l’82% afferma di aver dichiarato il proprio orientamento e le proprie preferenze sessuali sul posto di lavoro. Di questi, il 38% assicura di aver fatto coming out con tutti i colleghi, mentre il 44% solo con quelli di cui si fida. In generale, chi lavora nell’ambito dell’arte, dell’istruzione è più propenso a rivelare il proprio orientamento ai colleghi.
Mentre chi sceglie di non dichiararsi lo fa per precise ragioni, tra le quali: scelta personale o desiderio di privacy su determinati aspetti della propria identità (46%), paura di essere discriminato (17%), perché non ha trovato il momento opportuno per parlarne (10 %) e per paura del giudizio dei colleghi (10%).
Come tutelarsi dalle discriminazioni al lavoro
Interrogati sulle attività che li farebbero sentire più supportati nel proprio ambiente lavorativo, gli intervistati LGTBQIA+ hanno sottolineato l’importanza di: una forte politica aziendale contro il bullismo o la discriminazione (44%); un team aperto e inclusivo, in grado di valorizzare persone provenienti da contesti eterogenei (41%); formazione aziendale sui temi dell’inclusione e delle questioni LGBTQIA+ per tutto il personale (35%); un gruppo che accogliesse i membri e gli amici della comunità LGBTQIA+ (25%); la celebrazione attiva di eventi come il Pride (19%).
Tam Hanlon, Diversity Equity Inclusion and Belonging Manager di Indeed ha commentato: “I risultati dello studio evidenziano i progressi che devono ancora essere fatti in molti luoghi di lavoro per creare un ambiente più inclusivo per i lavoratori LGBTQIA+. È importante che le organizzazioni non solo celebrino momenti come il mese del Pride, ma adottino misure per supportare la comunità durante tutto l’anno, compresa l’implementazione di politiche contro la discriminazione, la crescita di team aperti e inclusivi e l’educazione del personale su temi come i pregiudizi inconsci. Coltivando un ambiente inclusivo, i datori di lavoro possono garantire che ogni dipendente si senta apprezzato, rispettato e al sicuro.
Lei aggiunge, “Una nota positiva è data dall’elevata percentuale di persone che si sentono a proprio agio nel fare coming out con i colleghi. Ciò dimostra che c’è un cambio di mentalità e un atteggiamento positivo nei confronti delle persone che decidono di rivelare i propri orientamenti sul luogo di lavoro, il che è fondamentale per favorire il senso di appartenenza e promuovere un’autentica realizzazione personale”.
L’importanza di riconoscere il Pride
Un terzo (33%) degli oltre mille lavoratori che hanno partecipato al sondaggio afferma che la propria azienda celebra il Pride. Quando gli è stato chiesto come vorrebbero che si festeggiasse il Pride, le risposte più frequenti sono state: organizzando un evento per festeggiare (31%); con una donazione per supportare la causa LGBTQIA+ (30%); lasciando il giorno libero per celebrare l’occasione (29%); esponendo bandiere e decorazioni del Pride in ufficio e nel branding (26%). Questi risultati riflettono un forte desiderio di celebrare e riconoscere il Pride sia da parte di coloro che si identificano come LGBTQIA+ sia di tutti gli altri lavoratori.
Il 45% degli intervistati si è detto complessivamente soddisfatto sul modo in cui il proprio datore di lavoro ha celebrato il Pride, un dato particolarmente significativo. La percentuale di soddisfazione sale al 59% tra le persone LGBTQIA+, sottolineando l’importanza cruciale che le attività di supporto e inclusione rivestono per questa comunità.
In copertina foto di Boris Štromar da Pixabay