La statua del Discobolo Lancellotti deve tornare in Germania. A rivendicare la statua marmorea è il direttore della Gliptoteca di Monaco di Baviera sulla base di un evento accaduto alla fine degli anni Trenta. Il ministro della Cultura Sangiuliano non ci sta e risponde con toni molto piccati.
Da esempio di classicismo…
Il discobolo è una delle statue più famose realizzate da Mirone di Eleutere, scultore vissuto in Grecia la cui attività è databile tra il 480 e il 440 a.C. Specializzato nella lavorazione del bronzo, Mirone rappresenta il passaggio dell’arte greca dal periodo preclassico al classico. Con molta probabilità, l’artista fuse il blocco di bronzo prima di scolpirlo per ricavarne una statua che rappresentava un atleta nudo nel momento di massima chiusura prima di lanciare il disco. La torsione alla quale è sottoposto il tronco dell’atleta cattura quel momento in cui si raccolgono le forze e si prende slancio prima del lancio.
I critici dell’epoca, a partire da Cicerone, ne apprezzarono la maestria nella rappresentazione della simmetria corporea e del ritmo del gesto, un po’ meno l’espressione giudicata troppo neutra per il momento.
L’opera creata da Mirone è andata perduta, quelle che possiamo ammirare oggi sono delle copie realizzate nei secoli successivi in marmo. Il Museo Nazionale Romano ne conserva una versione frammentaria, detta di Castelporziano, mentre una versione integra in stile più adrianeo, come dimostra il trattamento della testa e i capelli lunghi, è detta Townley ed è conservata presso il British Museum.
La versione più nota e apprezzata è detta Lancellotti, realizzata, sempre in marmo, nel II secolo d.C. Una versione che colpì enormemente sia Napoleone, sia Hitler.
… a simbolo della razza ariana
Scoperta nel 1781 presso Villa Palombara, sul colle Esquilino a Roma, il Discobolo Lancellotti fece parte per lungo tempo della collezione della famiglia Lancellotti (da cui deriva il nome) che la conservò presso il Palazzo Massimo Lancellotti. L’opera divenne subito molto famosa all’interno dei circoli culturali europei soprattutto grazie al suo ottimo stato di conservazione. Non a caso fu una delle prime opere a far parte delle spoliazioni napoleoniche, nel 1797, compiute al termine della Campagna d’Italia. L’opera fu acquisita dal condottiero attraverso il Trattato di Tolentino stipulato con lo Stato Pontificio. Con il Congresso di Vienna e l’opera di Antonio Canova, il Discobolo fece ritorno in Italia tornando in possesso della famiglia Lancellotti.
Nel 1938, durante la sua visita a Roma, Adolf Hitler fu colpito dalla bellezza del Discobolo e la volle per sé. Nella bellezza e nella perfezione della statua marmorea, alta 156 cm, il Fuhrer vedeva l’incarnazione del mito della razza ariana. Nonostante l’opposizione del Consiglio superiore delle Scienze e delle Arti, l’opera fu acquisita ugualmente dopo una trattativa imposta tra il generale Göring e il principe Lancellotti. Il prezzo “concordato” fu di 5 milioni di lire. Accontentare l’alleato tedesco era una priorità per Mussolini il quale riuscì, grazie all’intercessione del ministro degli Esteri Galeazzo Ciano, a superare il divieto di esportazione che incombeva sulle opere, come il Discobolo, notificate alle Belle Arti.
La statua del Discobolo contesa dalla Germania
Giunto in Germania, il Discobolo fu sistemato nella Gliptoteca di Monaco di Baviera dove rimase per tutta la durata della Seconda Guerra Mondiale. Con la fine delle ostilità, lo storico dell’arte Rodolfo Siviero, particolarmente impegnato nel recupero delle opere d’arte italiane trafugate, riuscì a convincere gli Alleati che l’acquisizione del Discobolo era stata illegale, frutto dell’alleanza tra i due regimi. Così, nonostante le numerose proteste delle autorità tedesche, nel 1948 l’opera fece ritorno in Italia insieme ad altri 28 capolavori trafugati dai nazisti nel periodo tra il 1937 e il 1943. Dal 1953 il Discobolo si trova nel Museo Nazionale Romano.
Dopo tanti anni, la Germania torna a reclamare il Discobolo Lancellotti. Il direttore della Gliptoteca di Monaco di Baviera porta a sostegno della sua richiesta l’acquisto a suo tempo effettuato da Hitler. Secondo l’opinione legale dello Stato bavarese, scrive il direttore tedesco, il rimpatrio dell’opera ha violato la legge. La risposta alla lettera inviata al direttore del Museo Nazionale Romano è stata data dal ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, il quale ha espresso il suo più totale dissenso. In realtà, fa notare il ministro, la Germania dovrebbe ancora restituire la base settecentesca.