Vi vogliamo proporre il resoconto fedele ed integrale della visita del presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sui rifiuti Gaetano Pecorella a Napoli. Chi si aspettava qualcosa di concreto può dirsi molto deluso. Intanto, vi invitiamo a notare quante volte ritornano le accezzioni emergenza e deroga
Se non si deroga subito dalla gestione provinciale dei rifiuti e non si smaltiscono i rifiuti nelle discariche “regionali”, Napoli rischia “il disastro ambientale da qui a 30 giorni”. E’ il monito lanciato dal presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti, Gaetano Pecorella, al termine delle audizioni tenute nella Prefettura di Napoli.vPecorella fa il punto sui rifiuti ancora ammassati per le strade del capoluogo e della provincia: “Oggi ce ne sono tra le 8 e le 9mila tonnellate, una quantità smaltibile da tutte le discariche della regione. Tra un mese, senza interventi, si rischia di averne 60mila”. Il presidente della Commissione – nella delegazione anche Bratti, De Luca e Graziano (del Pd) – ha ascoltato in audizione il presidente della Commissione regionale ecomafie, rifiuti e bonifiche Amato (Pd), l’assessore campano all’Ambiente Giovanni Romano, il presidente della Provincia di Napoli Cesaro, il Procuratore della Repubblica Lepore, il sindaco Iervolino e l’assessore comunale all’Igiene Giacomelli. Pecorella sottolinea che a Napoli oggi si contano “2800 tonnellate di rifiuti non rimossi, 6000 nella provincia, con un aumento giornaliero di 600 tonnellate a Napoli e 1000 in provincia”. Ergo nel breve termine “non sembra ci siano alternative alla deroga al principio della provincializzazione dei rifiuti, anche se si andrebbe contro gli interessi delle singole province” anche perché gli impianti di termovalorizzazione (da costruire a Napoli est e Salerno, dove é stata bandita la gara il 2 novembre scorso) non potranno entrare in funzione prima di “tre o quattro anni dall’inizio dei lavori”. La posizione di Pecorella trova il sostegno del Procuratore della Repubblica Giandomenico Lepore, secondo cui bisogna dare “al presidente della Campania Stefano Caldoro la possibilità di esercitare i poteri per creare delle discariche”. Una responsabilità in capo al governatore piuttosto che a “nuovi commissari, perché ne abbiamo avuto già abbastanza”. Lepore é convinto che più che tante piccole discariche, una delle ipotesi avanzata nei giorni scorsi, se ne debba fare “una sola, e dovrebbe essere fatta a regola d’arte, lontana e isolata dai centri abitati, ad esempio nei territori di Avellino e Benevento”. “Noi – aggiunge – non abbiamo più terreni se non quelli delle piante sui balconi”. Poi “bisogna spingere affinché il Comune di Napoli faccia la differenziata”. Sia Pecorella che Lepore escludono, per ora, la presenza di elementi significativi che facciano pensare ad “interventi della camorra nella crisi in atto”. Per il Procuratore “non si tratta di camorra, piuttosto di inefficienza della gestione del ciclo dei rifiuti che dura ormai da 20 anni”. Insiste sulla necessità di derogare dal principio della provincializzazione il sindaco di Napoli Iervolino ammettendo di averne parlato in Commissione e “non eravamo soli, perché l’aveva già fatto Cesaro”. Il primo cittadino ribadisce, numeri alla mano, “l’assurdità della provincializzazione nella gestione dei rifiuti, con una provincia di Napoli che ha l’8% del territorio e il 58% della popolazione campana”. Intanto il prefetto di Napoli, De Martino, ha inviato una lettera al sindaco di Terzigno che ieri ha emesso un’ordinanza vietando lo sversamentgo di rifiuti a Cava Sari. Un fronte che sembra riaprirsi, quello del vesuviano, dove le mamme vulcaniche e i comitati non sono soddisfatti delle analisi dell’Arpac. Il prefetto spiega al sindaco di Terzigno che proprio oggi “l’Asl Napoli 3 Sud ha trasmesso la relazione sull’esito delle analisi condotte in Cava Sari ed entrambi i documenti, dell’Azienda sanitaria e dell’Arpac, concordano sul fatto che i risultati analitici non portano a ritenere che i superamenti riscontrati siano correlabili ad infiltrazioni di percolato nelle falde acquifere”.