Disabilità e inclusione sociale nel 2022 dovrebbe essere un binomio pressoché scontato eppure la strada da percorrere per realizzare questo dualismo è ancora molto, troppo, lunga.
Disabilità e inclusione sociale, partiamo dalle basi
Iniziamo facendo un passo… indietro. Capire cos’è l’inclusione sociale è di fondamentale importanza. In ambito sociale, inclusione significa appartenere a qualcosa, sia esso un gruppo di persone o un’istituzione, e sentirsi accolti. È quindi facile capire da cosa derivi la necessità dell’inclusione sociale: tra gli individui possono esserci delle differenze a causa delle quali una persona o un gruppo sono “esclusi” dalla società. I motivi che possono portare all’esclusione sociale sono diversi:
- razza;
- sesso;
- cultura;
- religione;
- disabilità.
Inclusione sociale e… principi fondamentali della costituzione
Proprio il tema dell’inclusione o per meglio dire del “diritto all’inclusione” emerge all’interno della nostra carta costituzionale e precisamente all’articolo 3:
“Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese“
Insomma, l’inclusione sociale (attraverso l’uguaglianza) non è nu tema di recente “scoperta anzi è un qualcosa che esiste dal principio della nostra stessa Repubblica.
Mancanza di inclusione sociale: le barriere architettoniche
Se parliamo di mancanza di inclusione sociale unita alla disabilità, forse, la prima cosa che vi verrà in mente sono le barriere architettoniche. Per trovare la giusta definizione di questo termine dobbiamo consultare il DM 236/89 che all’articolo 2 descrive le barriere architettoniche come:
- gli ostacoli fisici che sono fonte di disagio per la mobilità di chiunque ed in particolare di coloro che, per qualsiasi causa, hanno una capacità motoria ridotta o impedita in forma permanente o temporanea;
- gli ostacoli che limitano o impediscono a chiunque la comoda e sicura utilizzazione di parti, attrezzature o componenti;
- la mancanza di accorgimenti e segnalazioni che permettono l’orientamento e la riconoscibilità dei luoghi e delle fonti di pericolo per chiunque e in particolare per i non vedenti, per gli ipovedenti e per i sordi.
Dalla definizione passiamo al problema perché ancora oggi non è stato risolto creando enormi danni a chi soffre di disabilità. Parliamo, sicuramente, di uno dei problemi più impellenti da risolvere.
Trasporto pubblico
Uno dei punti più importanti dell’inclusione sociale è trasporto pubblico. La necessità di renderlo inclusivo per le persone con disabilità non è più un progetto per il futuro ma un obiettivo da concretizzare. Il trasporto pubblico è a un punto di svolta nella sua storia e deve trovare un modo per trasformarsi. Passare, quindi, da un servizio che sposta un enorme numero di persone a un servizio che offre soluzioni personalizzate. Chi usufruisce dei mezzi pubblici si aspetta un’esperienza sicura, inclusiva e multimodale. Capace, quindi, di offrire servizi personalizzati.
Inclusione sociale e… futuro
Concludiamo con una parola “magica”: futuro. Chi soffre di disabilità e specialmente le persone che soffrono di disturbo delle spettro autistico fino ai 18 anni sono “protagonisti” dei vari centri di riabilitazione con varie terapie. Dalla maggiore età in poi queste persone svaniscono. Insomma, non pare esserci futuro ed è incredibilmente grave. Una mancanza di possibilità che non fa fede a quell’inclusione sociale che ancora oggi si tenta di rincorrere.