(Adnkronos) – “Dobbiamo costruire una società inclusiva, giusta, in cui ognuno si senta al suo posto e soprattutto capisca qual è il suo posto”. A dirlo oggi il ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Marina Elvira Calderone, intervenendo all’evento ‘Lavoro inclusivo: opportunità e sfide per le persone con disabilità’, organizzato dal Consiglio nazionale dell’ordine dei consulenti del lavoro e dall’Associazione nazionale di famiglie e persone con disabilità intellettive e disturbi del neurosviluppo (Anffas).
“La legge 68 del ’99 – spiega – parla di inserimento mirato, parla di costruire dei progetti di integrazione lavorativa che abbiano al centro dell’analisi e della riflessione la persona, la sua capacità lavorativa e quelle che sono le sue sensibilità.
Per fortuna il mondo del lavoro sta cambiando, stanno cambiando le imprese, sta cambiando anche la sensibilità delle imprese ai temi come quelli della sostenibilità sociale e del loro agire. Si fanno avanti e soprattutto si consolidano anche figure professionali che si occupano di lavoro inclusivo e di temi come quello dell’inserimento lavorativo dei disabili e quindi di lavoro inclusivo.
Sappiamo che esistono i disability manager all’interno dei grandi gruppi industriali, esiste anche una figura professionale come quella dei consulenti del lavoro che ha una vocazione che è quella di occuparsi della promozione del lavoro. E quando si parla di promozione del lavoro la scelta di campo è solo una, quella di parlare di promozione di un lavoro etico”.
“Nell’ambito delle società che si occupano di nuove tecnologie, di informatica, di telematica, di intelligenza artificiale – ricorda il ministro Calderone – oggi c’è una possibilità di inserimento. In questo momento abbiamo sicuramente il Piano nazionale di ripresa e resilienza che dà la possibilità di migliorare anche la capacità di inserimento lavorativo, che vuol dire creare un percorso di autonomia.
Questo non vuol dire che le persone che sono in condizione di disabilità debbano lavorare on line a distanza e non debbano essere inserite invece stabilmente all’interno delle organizzazioni, ma vuol dire tener conto di tutte quelle che sono le specialità, le specificità delle situazioni e costruire un bilancio della persona che abbia a cuore quello che è poi il suo ruolo nella società, un ruolo attivo”.
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