Arriva dall’Eurocamera la direttiva sulle case green. L’obiettivo della direttiva approvata dall’Eurocamera è quello di abbassare le emissioni di gas a effetto serra e il consumo finale di energia nel settore edile dell’Unione Europea. La direttiva sarà graduale perché entro il 2030 si dovrà raggiungere un certo livello mentre entro il 2050 si dovranno raggiungere le zero emissioni.
Direttiva case green: cosa dice l’Unione Europea?
Leggendo il testo approvato, le case residenziali degli stati membri dell’UE dovranno arrivare ad una classe di prestazione energetica minima di tipo “E” entro il 2030 per poi diventare di tipo “D” entro e non oltre il 2033. Cosa significa? All’interno della classificazione di efficienza energetica (che parte dalla lettera A fino alla G), la più bassa ovvero la classe G dovrà essere del 15% degli edifici con le prestazioni energetiche peggiori in ogni Stato membro. Gli interventi di miglioramento delle prestazioni energetiche dovranno essere effettuati, sempre secondo quanto scritto nella direttiva, al momento della vendita dell’immobile, oppure al momento della ristrutturazione dell’edificio.
Attenzione alle esclusioni
L’Unione Europea nella sua Eurocamera ha, inoltre, specificato quelli che sono gli edifici esenti da questa nuova direttiva. Sono, infatti, esclusi dall’obbligo di miglioramento energetico le seguenti categorie di edifici:
- abitazioni unifamiliari di superficie inferiore a 50 metri quadri;
- seconde case utilizzate meno di quattro mesi l’anno;
- edifici ricadenti nei centri storici;
- edifici vincolati dai Beni Culturali;
- chiese e gli altri edifici di culto;
- edifici di proprietà delle Forze armate o del Governo centrale e destinati a scopi di difesa nazionale.
Ulteriori deroghe
Nel nostro paese, quindi, non saranno toccati dall’obbligo di riqualificazione circa 4 milioni di edifici. Inoltre, i singoli stati membri dell’Unione Europea potranno decidere di effettuare ulteriori deroghe per altre categoria di edifici come:
- edifici adibiti a luogo di culto e svolgimento di attività religiose;
- fabbricati temporanei con utilizzo non superiore a 2 anni;
- siti industriali, officine, depositi, edifici di servizio non residenziali a bassissimo fabbisogno energetico e di riscaldamento o raffrescamento;
- stazioni di approvvigionamento infrastrutturale;
- edifici agricoli non residenziali utilizzati in settori disciplinato da accordi nazionali di settore sulla prestazione energetica;
- edifici residenziali utilizzati meno di 4 mesi l’anno oppure con un consumo energetico inferiore al 25% di quello presunto annuo;
- fabbricati indipendenti con superficie calpestabile totale entro i 50 metri quadri.
Le possibili sanzioni
Essendo una direttiva europea, l’UE dà agli stati membri il solo obiettivo da perseguire. Saranno poi i singoli stati a dover decidere modalità e mezzi attraverso i quali perseguire l’obiettivo fissato dall’Unione Europea. Obiettivo che, comunque, dovrà essere realizzato entro i termini stabiliti dalla direttiva europea.
Cosa succede a chi “trasgredisce” questa direttiva? L’Unione Europea non prevede sanzioni a chi non rispetta questa direttiva europea. Sta ai singoli stati membri se prevedere sanzioni e quanto queste dovranno essere grandi verso il “trasgressore”.
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