Indagare l’io
Dipinti. Brevi storie di fragilità di Silvia Argento edito da Ex Libris è un viaggio affascinante nel nostro intimo, ma innanzitutto nelle nostre fragilità. E’ interessante scoprire come l’autrice accosta il tema della debolezza personale a quella delle opere d’arte, anche queste fragili, uniche e irripetibili. Tutto ruota attorno a tale caratteristica personale, su cui però l’autrice ci fa riflettere, perché nei suoi racconti la fragilità è vissuta non come una debolezza, bensì una forza.
Dipinti. Brevi storie di fragilità è una raccolta di racconti introdotti da brevi citazioni ispirate ad un dipinto e impreziositi dai disegni della dottoressa Valentina Vulpinari. I racconti sono un viaggio nell’”io”, sul senso che diamo alla nostra vita, su come la percepiamo e la viviamo.
Silvia Argento è una docente di Lingua e Letteratura italiana e latina, appassionata di arte in tutte le sue forme, e Dipinti. Brevi storie di fragilità è la sua ultima “fatica”. L’autrice scrive racconti, poesie e articoli e per Edizioni Ex Libris ha pubblicato la sua tesi di Estetica Dietro lo specchio – Oscar Wilde e l’estetica del quotidiano (2019).
Abbiamo avuto il piacere di scambiare alcune battute con l’autrice e ci siamo fatti raccontare qualcosa in più sul tema centrale dei suoi racconti.
Dipinti. Brevi storie di fragilità di Silvia Argento
Partiamo dal titolo. Che relazione c’è tra i dipinti e la fragilità? Perché ha scelto questo accostamento?
Quando ho scritto ogni racconto, quasi spontaneamente ho abbinato un quadro ad ogni storia. Non avevo ancora in mente l’idea della fragilità. Quando mi sono resa conto che era questo il tema della raccolta ho elaborato, con il tempo, anche grazie all’aiuto di Valentina Vulpinari (dottoressa in storia dell’arte, autrice di otto dei disegni presenti e della postfazione) l’idea del legame tra dipinti e fragilità, che consiste nel fatto che i dipinti sono oggetti temporanei, poiché se non vengono restaurati si rovinano (è celebre il caso de L’urlo di Munch che presto non potremo più ammirare). Così noi esseri umani dobbiamo essere “restaurati” in un certo senso, rinnovarci, crescere anche alla luce di quelle fragilità.
Il suo libro è una raccolta di dieci racconti. Perché ha optato per questi e non per il romanzo?
Quando ho cominciato a scrivere ho sempre saputo che la forma di narrativa più immediata era il racconto. Mi venivano in mente brevi pillole, personaggi, situazioni, non collegati direttamente anche se tutti di matrice introspettiva. Così sono nati tanti racconti, anche più di dieci, che alla fine ho unito in questa raccolta. Il romanzo è il mio genere preferito, e quindi per realizzarlo ho umilmente deciso di attendere. Attualmente ne sto scrivendo uno, che sicuramente somiglierà un po’ ai miei racconti perché il mio interesse centrale è sempre l’indagine dell’io.
Con le sue storie, c’è un messaggio che vuole comunicare ai lettori o qualcosa su cui vuole far riflettere?
Come dico sempre, devono essere i lettori a cogliere i messaggi e mai io a dire loro cosa poter imparare. Tuttavia, sicuramente quando ho scritto avevo il preciso proposito di raccontare qualcosa che potesse riguardare l’essere umano nelle sue problematiche e difficoltà. Quindi, lo scopo che sta anche alla base del concetto di fragilità è provare a rendere questo tema meno “scomodo”. Siamo abituati a una demonizzazione della sensibilità e della debolezza, caratteristiche che ci rendono semplicemente quel che siamo: esseri umani. Non per nulla la fragilità appartiene anche a un’opera d’arte.
Il fil rouge di “Dipinti. Brevi storie di fragilità” è l’introspezione. Per raccontare le storie dei suoi protagonisti, ha attinto da esperienze personali o si è documentata, attraverso, ad esempio, testi di psicologia?
Non ho un grande interesse per la psicologia, poiché ritengo che sia troppo complicato ciò che ognuno di noi ha dentro e a volte viene banalizzato da queste “certezze”. Più che altro questi racconti sono nati da letture di letteratura, specie esistenzialista, come Dostoevskij, dall’Estetismo di Oscar Wilde e dalla filosofia. Ho attinto ad esperienze personali non nel senso di fatti o situazioni, più che altro a suggestioni, luoghi, sensazioni. Non ci sono personaggi direttamente connessi alla mia vita, in questo senso. C’è molto di me nelle citazioni che si trovano prima di ogni racconto.
Quali passioni coltiva oltre alla scrittura?
Come ogni scrittore degno di questo nome sono un’accanita divoratrice di libri, quindi la mia passione principale è la lettura. Sono fortemente legata alla cultura a trecentosessanta gradi, specie all’arte, nelle sue varie forme. Quindi oltre alla letteratura mi appassiona il cinema, il teatro (ho anche calcato un paio di volte il palco avendo studiato teatro musical per quattro anni), le serie TV, gli anime e i manga. Naturalmente mi piace anche la musica, specialmente il cantautorato italiano, il rock, il metal e i musical.
Che progetti ha per il futuro? Ha già pensato a un nuovo libro?
Ho iniziato un romanzo, ma non so quando vedrà la luce poiché pur avendo una trama semplice, sto sperimentando tecniche narrative insolite per me e quindi è una bella sfida. Invece, sicuramente il prossimo anno dovrebbe uscire un saggio, che poi sarebbe tratto dalla mia tesi di laurea magistrale, non avrà lo stesso riscontro di pubblico che può garantire un’opera di narrativa, ma ne sono soddisfatta. Prima però, quando si potrà, spero di poter organizzare delle presentazioni non virtuali in qualche libreria con la mia raccolta, questa è la speranza principale che nutro per il futuro.