Famiglie sempre più povere e come se non bastasse in arrivo con la manovra finanziaria un nuovo salasso, oltre 1.000 euro di tasse in più in due anni
Il problema della povertà non affligge più solo l’Africa, e tutti gli altri paesi, che insieme a questo, godono di un aggettivo detto “paese del terzo mondo”. Non solo più queste zone sono afflitte da una povertà insaziabile ma anche nel nostro, vi sta sempre di più dilagando. Ad aiutare questa crisi anche un’aumento dei prezzi e dei bisogni primari , nonché delle tasse, rende la vita un continuo pregare affinchè :”anche questo mese passi veloce e si arrivi alla fine”. A questo si aggiunge la stangata con la manovra finanziaria: oltre 1.000 euro di tasse in più in due anni. E’ quanto potrebbe costare a una famiglia media il taglio delle deduzioni e delle detrazioni. Le più colpite sarebbero proprio le persone fisiche che attualmente godono dei maggiori benefici fiscali. Si pensi alle detrazioni per figli a carico, delle spese per l’istruzione e per gli asili nido, delle spese mediche, degli interessi sui mutui per la prima casa, e per le ristrutturazioni edilizie. Ma i tagli colpiranno anche gli sgravi per il non profit, sull’Iva e le accise e i crediti d’imposta. L’ISTAT comunica i dati relativi alla povertà relativa e assoluta delle famiglie residenti in Italia, sulla base delle informazioni desumibili dall’indagine sui consumi, condotta nel corso del 2010 su un campione di circa 23 mila famiglie. La povertà risulta sostanzialmente stabile rispetto al 2009: l’11,0% delle famiglie è relativamente povero e il 4,6% lo è in termini assoluti. La soglia di povertà relativa, per una famiglia di due componenti, è pari a 992,46 euro, circa 9 euro in più rispetto alla soglia del 2009 (+1%). La povertà relativa aumenta tra le famiglie di 5 o più componenti (dal 24,9% al 29,9%), tra quelle con membri aggregati (dal 18,2% al 23%) e di monogenitori (dall’11,8%al 14,1%). La condizione delle famiglie con membri aggregati peggiora anche rispetto alla povertà assoluta (dal 6,6% al 10,4%). Nel Mezzogiorno l’incidenza di povertà relativa cresce dal 36,7% del 2009 al 47,3% del 2010 tra le famiglie con tre o più figli minori. La povertà relativa aumenta tra le famiglie con persona di riferimento lavoratore autonomo (dal 6,2% al 7,8%) o con un titolo di studio medio-alto (dal 4,8% al 5,6%), a seguito del peggioramento osservato nel Mezzogiorno (dal 14,3% al 19,2% e dal 10,7% al 13,9% rispettivamente), dove l’aumento più marcato si rileva per i lavoratori in proprio (dal 18,8% al 23,6%). Tra le famiglie con persona di riferimento diplomata o laureata aumenta anche la povertà assoluta (dall’1,7% al 2,1%). Peggiora la condizione delle famiglie di ritirati dal lavoro in cui almeno un componente non ha mai lavorato e non cerca lavoro, si tratta essenzialmente di coppie di anziani con un solo reddito da pensione, la cui quota aumenta dal 13,7% al 17,1% per la povertà relativa e dal 3,7% al 6,2% per quella assoluta. Migliora, nel Centro, la condizione di povertà relativa tra le famiglie con due o più anziani (dal 10,5% al 7,1%). La povertà assoluta cala per le coppie con persona di riferimento sotto i 65 anni (dal 3,0% all’1,9%), a seguito di una maggiore presenza di coppie con due percettori di reddito.
Fonte: Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e “Sportello dei Diritti”