Seguire una dieta veganaescludendo i prodotti di origine animale dalla propria tavola non è del tutto una buona abitudine.
Il regime alimentare vegano esclude in toto tutti gli elementi di origine animale, dunque, non parliamo solo di pesce e carne ma anche di uova, latte e formaggi, insomma, tutto ciò che possa derivare dallo sfruttamento degli animali.
Secondo i dati Eurispes del 2016 il 4,6% degli italiani segue una dieta cosiddetta LOV, ossia latto ovo vegetariana che esclude unicamente carne e pesce mentre il 3% segue un regime alimentare totalmente vegano e il trend risulta essere in aumento. In Italia, intere famiglie adottano stili alimentari diversi, fra questi quello vegano e vegetariano, situazione che potrebbe rappresentare un fattore di rischio per i più piccoli, per le donne in gravidanza e per quelle in menopausa. Analizziamo più da vicino quali sono i rischi e come regolarsi.
Seguire una dieta vegana in gravidanza è possibile, tuttavia, bisogna assumere degli integratori adeguati.
Una dieta vegana in gravidanza può provocare carenza di vitamina B12 e conseguenti danni al nascituro. Questa vitamina, infatti, è contenuta unicamente negli alimenti di origine animale, svolge un importante ruolo nello sviluppo del sistema nervoso centrale e in gravidanza il suo fabbisogno aumenta notevolmente. Se la futura mamma non assume abbastanza vitamina B12 può creare problemi al feto già in utero, fattori, che possono peggiorare durante l’allattamento.
Al fine di evitare rischi per il nascituro sarebbe opportuno assumere prodotti di origine animale, soprattutto latte e uova ed eventualmente fare uso di appositi integratori.
Anche per i più piccoli, la dieta vegana può rappresentare un vero e proprio rischio. Per il corretto sviluppo del bambino dal punto di vista neurologico e psicologico è necessario assumere alimenti di origine animale o ricorrere a integratori all’occorrenza. Evenienza suggerita anche dal position paper delle diverse associazioni pediatriche. Secondo i redattori del documento è bene che i piccoli che seguono una dieta vegana assumano regolarmente vitamina B12, ferro e DHA (un grasso omega 3 presente in alcuni pesci e oli di semi), vitamina D, zinco e calcio. Bisognerebbe, inoltre, tenere sotto controllo l’apporto proteico con controlli periodici e sottoporre bambini e adolescenti a periodiche valutazioni sullo stato nutrizionale degli stessi onde evitare spiacevoli inconvenienti neurologici.
A rischio anche le donne vegane in menopausa, un recente studio pubblicato sull’American Journal of Epidemiology ha mostrato come una dieta ricca di proteine vegetali possa ridurre il rischio di menopausa precoce nelle donne. Un’altra ricerca, invece, condotta su un campione di 17mila donne del panel Women’s Helath Initiative Dietary Modification ha evidenziato come il regime alimentare vegano sia in grado di allontanare i fastidiosi sintomi della menopausa.
In definitiva l’idea di una green diet non è del tutto da condannare ma da tenere sotto stretto controllo adottando qualche piccolo stratagemma integrativo. L’esasperazione del regime vegano comporta non poche conseguenze a livello nutrizionale, parliamo di carenze di ferro, zinco, calcio e vitamina D. A farne le spese, specialmente in età adulta e in menopausa, è la salute delle ossa già messa in discussione dal calo degli estrogeni e della loro funzione protettiva.
E’ meglio evitare, dunque, il fai da te e farsi seguire sempre da uno specialista qualsiasi sia il tipo di regime alimentare che si intenda adottare al fine di rendere quanto più equilibrata la dieta scelta.