Quali sono state le difficoltà riscontrate dalla popolazione immigrata nell’affrontare la didattica a distanza (DAD) durante il luogo periodo di chiusura di tutte le scuole nel primo lockdown di un anno fa? Un’indagine campionaria condotta da Fondazione ISMU nelle quattro province lombarde di Milano, Bergamo, Brescia e Cremona (tra le più colpite dalla pandemia nei primi mesi del 2020) su cittadini maggiorenni stranieri o con origine straniera provenienti da Paesi a forte pressione migratoria rivela che quasi la metà del campione ha dovuto gestire almeno una complicazione: dalla gestione di spazi domestici alle dotazioni tecnologiche, fino gestione di impegni lavorativi.
Strumenti tecnologici: in una famiglia su tre mancano o sono inadeguati. Tra le difficoltà segnalate la più significativa è quella relativa alla inadeguatezza o alla mancanza vera e propria di strumenti per attuare la didattica a distanza: pc, connessione a internet, ecc. Questo ostacolo è stato indicato da quasi una persona su tre e tale percentuale è più alta per coloro che provengono dal Nord Africa (39%), da altri Paesi africani e dall’America Latina, mentre tra asiatici ed est-europei le difficoltà legate alle dotazioni informatiche è stata segnalata da un intervistato su quattro. Un altro elemento collegato in parte alle strumentazioni è l’aver dovuto sostenere costi imprevisti – per acquisti di pc, stampanti, fotocopie, ecc. – che è stato indicato come un problema da parte del 25% della popolazione.
Il 27% non dispone di spazi domestici adatti. La didattica a distanza ha creato difficoltà in modo rilevante anche dal punto di vista della gestione degli spazi nelle abitazioni. In esse i conviventi hanno dovuto gestire le differenti attività dei diversi componenti in spazi non sempre adatti: ciò è successo al 27% del campione e in particolare questo disagio è stato avvertito maggiormente nei nuclei con componenti di originari dell’Africa subsahariana e nordafricana.
Uno su cinque ha avuto difficoltà a supportare i figli nello studio. La difficoltà a supportare i figli nelle lezioni a distanza o nei compiti ha registrato una percentuale importante di casi – uno su cinque – e i valori più alti si sono rilevati per i cittadini originari dal continente africano. Il problema di seguire con regolarità il calendario delle lezioni è evidenziato soprattutto da nuclei nordafricani (30% contro il 18% della media generale). Le differenti strutture familiari e i ruoli all’interno dei nuclei determinano le differenze tra le problematiche riscontrate: la più alta proporzione di persone che hanno dovuto lasciare i propri figli da soli durante le lezioni a distanza, o affidarli a terzi, si rileva tra i latinoamericani (11% contro una media de 6%) dove spesso troviamo famiglie monoparentali con mamme lavoratrici.
I migranti del Nord Africa risentono dei disagi causati dalla DAD più degli altri. Dal punto di vista delle macroaree di provenienza, invece, sono i nordafricani a segnalare in assoluto le maggiori quote di criticità in ben cinque situazioni di disagio su sette, ad eccezione di quella relativa ai figli lasciati spesso soli o con altri (in cui si collocano comunque in una situazione media rispetto agli altri stranieri, fra i quali invece hanno più sofferto i latinoamericani) e all’aver dovuto rinunciare al lavoro per seguire i figli (in questo secondo caso la quota di patimento maggiore risulta tra gli asiatici).
La chiusura delle scuole ha creato più disagi ai genitori con bassi livelli di istruzione. Fra tutte, è il titolo di studio dei genitori a rappresentare la variabile più fortemente correlata con i disagi creati dalla DAD: coloro che hanno un titolo di studio basso infatti hanno risentito in modo maggiore delle difficoltà causate dalla chiusura delle scuole. Il 39% dei genitori con un titolo di studio non superiore al primo grado ha dichiarato di essere stato in difficoltà per la mancanza e/o inadeguatezza di strumenti informatici, contro il 30,6% tra chi ha un titolo di studio di scuola secondaria superiore, e il 15,6 % tra chi ha una laurea. Anche per quanto riguarda i costi imprevisti e la difficoltà a seguire il calendario delle lezioni le incidenze dei disagi seguono il medesimo schema in cui i valori più alti si riscontrano tra chi ha un titolo di studio basso. I laureati, al contrario, lamentano più degli altri l’aver dovuto rinunciare al lavoro per seguire i figli.
Il bonus per l’acquisto di un tablet per la DAD usato dall’8,6% del campione. L’8,6% del campione ha utilizzato il bonus governativo per l’acquisto di un tablet per la DAD. Il bonus è stato richiesto soprattutto da cittadini dell’Africa subsahariana (l’incidenza sale al 15%) e latinoamericani (10%).
Il bonus per baby sitter e/o centri estivi ha risposto soprattutto alle esigenze di famiglie con livelli di istruzione superiori – e verosimilmente anche con tassi di occupazione per entrambi i genitori più elevati – mentre al contrario il tablet è stato ricevuto in quote maggiori da chi ha titoli di studio bassi. I congedi familiari, infine, hanno supportato complessivamente solo il 5% dei nuclei, soprattutto nordafricani (tra i quali la relativa quota sfiora il 9%) e meno gli est-europei (poco più del 3%).
Il XXVI Rapporto ISMU sulle migrazioni 2020 dedica una sezione specifica agli studenti stranieri in Italia. Il XXVI Rapporto e il comunicato stampa sono disponibili al seguente link: https://www.ismu.org/presentazione-xxvi-rapporto-sulle-migrazioni-2020/