Tutto è diventato chiaro. Lo stato italiano si è svestito di giustizia mostrandosi agli occhi del mondo . Caso Cucchi: un maxi processo – 45 udienze,120 testioni, perizie e super perizie – che si concluse il 5 maggio 2013 con la condanna per omicidio colposo dei sei medici dell’Ospedale Pertini. Ora il verdetto è stato ribaltato: la verità processuale dov’è? Imbrigliata provoca l’archiviazione di un caso “difficile”, “scomodo” con un distinto tutti assolti .
Uno stato, quello italiano, che pare piegare e deformare la realtà a proprio piacimento per uscirne.
Cucchi non è solo, anzi, la lista dei “morti di stato” è lunghissima e ve la proponniamo.
Federico Aldrovardi, Riccardo Rasman, Giuseppe Uva, Paolo Scaroni, Stefano Gugliotta, Luca Morneghini, Michele Ferrulli, Tommaso De Michiel, Stefano Cucchi. Cosa hanno in comune queste vittime? Essere cittadini di uno Stato che non è stato in grado di proteggerli.
A vedere morire Aldrovardi sono stati in tanti: diciottenne ferrarese ucciso da quattro poliziotti per eccesso colposo nell’uso legitimo delle armi e condannati a 3 anni e 6 mesi di reclusione. Al processo ha testimoniato solo una ragazza. Le prove a testimonianza del fatto palesemente non prese in considerazione, facendo sorgere una questione importante: quali coperture incrociate si sono verificate?
Il trentaquattrenne Riccardo Rasman, disabile psichico, ucciso da tre agenti della polizia condannati a 6 mesi di carcere con l’accusa di omicidio colposo. I fatti parlano di un intervento senza dubbio sproporzionato rispetto a quello che poteva essere il “pericolo” costituito da Rasman che aveva solo fatto esplodere dei petardi e si era barricato in caso avendo paura delle divise.
Giuseppe Uva massacrato di botte quando era in stato di fermo in una caserma nel varese ( perchè era stato trovato ubriaco alle tre del mattino), in presenza di carabinieri e polizia. Ecchimosi sul volto e sul corpo, strani segni al baso ventre, il ricovero urgente in ospedale alle 5 del mattino per poi essere trasferito in un ospedale psichiatrico dove viene riempito di psicofarmaci e sedativi incompatibili con l’alcol bevuto durante la notte, poi il decesso. Tutto nell’indifferenza più totale di diritti violati. Un caso che non ha ricevuto risposte, rimasto irrisolto e senza un colpevole.
Paolo Scaroni reso invalido dalla polizia. Il 24 settembre del 2005 ridotto in fin di vita alla stazione di Brescia da qualcuno che lo picchiò con manganelli al contrario. Nella sentenza di primo grado i giudici hanno stabilito la resposabilità delle forze dell’ordine, ma nessuna possibilità nell’individuare responsabilità personali. Gli imputati, in mancanza di prove, sono stati tutti assolti. Scaroni, dopo 9 anni aspetta ancora che sia fatta giustizia sul suo caso. Erano 300 in stazione quel giorno, tutti in divisa, tutti irriconoscibili.
Stefano Gugliotta per lui giustizia è stata fatta. venne fermato la sera del 5 maggio 2010 perchè ritenuto coinvolto negli scontri a termine della Coppa Italia a Roma. Gli agenti lo colpirono con calci e pugni. Per loro la condanna a 4 anni di reclusione in primo grado.
Luca Morneghini fù sfigurato in volto da due agenti fuori servizio.
Michele Ferrulli: morto durante l’arresto. Il Pm Gaetano Ruta aveva chiesto la condanna a 7 anni per quattro poliziotti. La Corte D’Assise ha respinto la condanna e assolve gli agenti perchè il fatto non sussiste.
Tommaso De Michiel 23enne veneziano picchiato in questura. Due costole rotte, tumefazione al torace, scroto annerito e una prognosi di 40 giorni. Intorno a lui c’erano 10 agenti. La madre del ragazzo ha il timore che il caso non venga mai risolto e archiviato.
Ci sono casi di cronaca come quelli sopra citati e che hanno avuto più o meno clamore rispetto al caso Cucchi, ma che dimostrano l’ingiustizia palese che ha raggiunto il picco massimo dell’indecenza e della vergogna. Incroci che non si sa dove inziano ma si sa bene dove finiscono. Morire due volte. Morire per mano della giustizia dello Stato. Morire di Stato.