Seneca diceva “La fortuna non esiste, esiste il momento in cui il talento incontra l’occasione”. Nel caso di Piera Maggio, che da quasi 17 anni cerca la sua Denise scomparsa, avremmo voluto dire che la fortuna non esiste, esiste il momento in cui la determinazione e la speranza incontrano l’occasione. Ma così non è stato. Olesya Rostova, la ragazza russa che ha trascorso la sua infanzia in un orfanotrofio dopo essere stata rapita, non è Denise Pipitone. E lo abbiamo appreso non in una conferenza stampa ufficiale, ma nel corso di una trasmissione televisiva che ha imposto tempistiche e modalità. Per cui, tecnicamente, non possiamo esserne totalmente sicuri. Se il caso della scomparsa di Denise Pipitone aveva sconvolto, e coinvolto al tempo stesso, il nostro Paese, il suo presunto ritrovamento si è trasformato nel più becero esempio di sciacallaggio mediatico.
Il caso della scomparsa di Denise Pipitone
Facciamo un passo indietro di 17 anni. Il 1° settembre 2004 la piccola Denise, di quattro anni, scompare mentre è a giocare sul marciapiede davanti casa con la nonna. Le ricerche della bimba iniziano dopo poche ore grazie alla denuncia della madre, Piera Maggio, ma non portano a grandi esiti. Se non a una segnalazione risalente al mese successivo che vuole la piccola a Milano al seguito di una comunità Rom. Per il suo rapimento sono anche state processate la sorellastra della piccola e la madre di lei. Il padre di Denise, alla sua nascita, aveva già un’altra famiglia che, sembra, mal sopportasse la sua esistenza, ma entrambe sono state scagionate.
Dimensione collettiva
Nonostante gli scarsi risultati ottenuti su più fronti, Piera Maggio non si è mai arresa e ha utilizzato tutti i mezzi per ritrovare sua figlia. Ogni iniziativa, programma televisivo, le ha fornito l’occasione (appunto) per diffondere la foto della piccola e lanciare un appello a chiunque potesse aiutarla. Esiste anche un sito web cerchiamodenise.it che riporta informazioni utili alla causa. Coinvolgere la comunità è stata una scelta consapevole, forse a tratti discutibile, ma per certi versi giustificata di fronte a una tale disperazione. Fino a quando quella scelta non le si è ritorta contro.
… e circo mediatico
In questi 16 anni, di segnalazioni Piera Maggio ne ha ricevute tante. Continui barlumi di speranza ogni volta delusi ma che non le hanno tolto la voglia di crederci ancora. Stavolta però si è esagerato. Si è preso il gesto di solidarietà di una persona per imbastire una trama da dramma ottocentesco, per mettere in atto una vera e propria operazione di sciacallaggio mediatico (l’espressione circo mediatico in questo contesto è eufemistica) in eurovisione. Oltre al contributo delle trasmissioni pomeridiane nostrane nell’alimentare, giorno dopo giorno, il toto somiglianze per tenere il pubblico con il fiato sospeso, il ruolo fondamentale in questa vicenda lo ha interpretato la Russia, o meglio la TV russa che ha ulteriormente montato il caso su Denise Pipitone con i suoi diktat. Trasformando il dolore di una persona in un reality show. E ora che i documenti sulla vera identità della ragazza russa sono al vaglio dell’Interpol, cosa accadrà? Ci prepariamo a un altro giro di giostra intanto che arriva la tanto attesa occasione?
In copertina una foto dal programma “Chi l’ha visto” in onda su Rai 3