La decolonizzazione sancì la fine dei grandi imperi europei. Indebolita dalle due guerre mondiali, l’Europa iniziò a guardare con occhio critico alle sue politiche coloniali. Al tempo stesso le colonie avevano maturato uno spirito indipendentista. L’indipendenza acquisita da molti Stati asiatici e africani portò a una nuova visione del mondo e alla ricerca di nuovi equilibri. Mentre il colonialismo fu un processo lungo nel tempo, la decolonizzazione avvenne in tempi relativamente brevi.
Cosa fu la decolonizzazione?
La decolonizzazione è il processo per il quale gli Stati sottoposti alla colonizzazione si liberano dalle ingerenze politiche ed economiche dello Stato colonizzatore. Gli Stati decolonizzati raggiungono così l’indipendenza o riacquisiscono lo status di nazione. Da un punto di vista storico la decolonizzazione è intesa come il processo che ha portato, per buona parte del Novecento, allo smantellamento degli imperi coloniali e all’indipendenza di vaste regioni in Asia e in Africa.
Perché ci fu la decolonizzazione?
Le due guerre mondiali, dicevamo, ebbero un ruolo importante nella decolonizzazione. Gli sforzi bellici avevano indebolito le potenze europee da un punto di vista politico ed economico. In Europa, inoltre, il sentimento anti imperialista maturato contro la Germania, responsabile di aver iniziato le ostilità, mise in discussione anche il concetto di colonialismo. Più di uno Stato, aspetto da non sottovalutare, iniziava a considerare anti economico possedere delle colonie. Di contro nei Paesi colonizzati, che avevano sostenuto con forza lavoro e materie prime i Paesi europei anche durante i conflitti, presero sempre più forza le spinte indipendentiste.
Come avviene la decolonizzazione dell’Asia e dell’Africa?
In India, per esempio, il movimento indipendentista, capeggiato da Gandhi, prese ulteriore forza dopo la Seconda Guerra Mondiale. Il Paese si era fortemente impoverito per aver sostenuto la Gran Bretagna impegnata nel conflitto. La famosa marcia del sale e le continue manifestazioni indussero l’Inghilterra a concedere nel 1947 l’indipendenza all’India. In Africa, invece, la decolonizzazione iniziò nella seconda metà degli anni Cinquanta. Un processo rapidissimo spinto anche dalla promessa fatta nel 1959 dal presidente francese Charles de Gaulle di concedere l’indipendenza a qualunque Paese lo avesse chiesto.
Quali furono dopo il processo di decolonizzazione i primi Stati africani a ottenere l’indipendenza in quali anni?
Il risultato di questa promessa fu che nel 1960 ottennero l’indipendenza ben 17 Paesi africani: colonie francesi, inglesi e belga. Burkina Faso, Camerun, Togo, Federazione del Mali (che sarà divisa in Mali e Senegal), Madagascar, Dahomey (che diventerà poi Benin), Niger, Upper Volta, Costa d’Avorio, Chad, Repubblica Centrafricana, Repubblica del Congo, Gabon, Mauritania, Somalia. Non a caso il 1960 è stato definito dagli storici l’anno dell’Africa. Marocco e Tunisia, invece, avevano già ottenuto l’indipendenza nel 1956.
Quali cambiamenti avvennero con la decolonizzazione?
Per i Paesi asiatici e ancor di quelli più africani, l’indipendenza fu senza dubbio un risultato politico importante ma aprì una pagina non meno difficile nella loro storia. Una pagina fatta di tensioni tra i vari popoli che abitavano i diversi stati che sfociò in guerre che continuano ancora oggi. I confini di ogni nazione erano stati definiti dai Paesi coloniali esclusivamente sulla base delle proprie convenienze. Non avevano tenuto conto delle popolazioni che vi abitavano. Così molti Stati si trovarono a fronteggiare la difficoltà di far convivere pacificamente popoli diversi. L’Africa ha iniziato a conoscere un inizio di sviluppo economico a partire dalla fine degli anni Novanta. Oggi rappresenta un forte attrattore grazie alla ricchezza di materie prime utili allo sviluppo delle nuove tecnologie.