La comunicazione è la capacità di raccontare valore, Deborah Annolino giornalista ci spiega come è possibile comunicare con serietà, affidabilità, e qualità ma soprattutto attraverso un elemento fondamentale che è l’umiltà. Autrice di AD Maiora storie di resilienza ha recentemente vinto il “Best Social Oriented Movie” al Digitale Media Fest, questo premio per la cinematografia sociale nella categoria web series è stato assegnato tra più di 400 opere partecipanti, AD Maiora unica opera italiana.
Deborah sei una giornalista con una lunga esperienza di redazione, ma anche di telegiornali e tv come nasce la tua esperienza professionale?
Tutto è cominciato ad Agrigento, la città in cui sono nata e cresciuta professionalmente, almeno fino al 2011. Infatti dopo qualche anno, conclusi gli studi universitari e animata dal desiderio di traguardi ben più ambiziosi, decido di fare le valigie e trasferirmi a Bologna. Qui è stato come iniziare da capo, puntando sulle mie forze e sulle competenze acquisite in Sicilia. Dopo un periodo di assestamento decido di mettermi in proprio e avviare proprio nella città delle Due Torri, lo Studio professionale AD Communications. Una realtà che in questi anni è cresciuta anche dal punto di vista della qualità dei progetti e delle collaborazioni. Ne fanno parte diversi collaboratori con cui insieme “curiamo” online e offline l’immagine e la reputazione per conto di imprese, ordini professionali e associazioni dell’Emilia-Romagna, operanti in settori quali: sanità, sostenibilità, sociale ma anche cultura.
Facendo un passo indietro, per rispondere alla tua domanda, il “viaggio” nel giornalismo inizia casualmente con un provino per telegiornalista in una storica emittente agrigentina. In poco tempo avevo capito che quella era la mia strada e fu così che decisi di ampliare la conoscenza nel settore aprendomi verso altre testate giornalistiche come “La Sicilia”, il quotidiano per cui ho collaborato dieci anni. Successivamente, per curiosità, decisi di esplorare il mondo dell’ufficio stampa che mi ha appassionata da subito. Da allora è stato un susseguirsi ininterrotto di formazione teorico-pratica, al fianco di caporedattori e maestri del giornalismo a cui devo tanto. Gli sono grata per avermi trasmesso le competenze ma soprattutto quella passione che ancora dopo vent’anni vive dentro me. Se ho potuto vivere con tutta me stessa questo mestiere, tra i più belli certamente, devo tantissimo ai miei genitori per avermi lasciata libera di orientare le mie scelte accademiche e lavorative.
Oggi sei “a capo” di AD Communications: di cosa si occupa lo Studio?
AD Communications rappresenta per me il coronamento di un sogno, dopo una lunga gavetta. La città di Bologna e la sua gente mi hanno accolta da subito, dandomi l’opportunità di realizzare, anno dopo anno, obiettivi sempre più ambiziosi, ricevendo gratitudine e apprezzamenti da parte degli stessi clienti. Lo Studio che ho l’onore e l’onere di rappresentare si occupa di comunicazione – di cui sono una parte fondamentale la scrittura per il web e il social media marketing – e di brand journalism. Creiamo e diffondiamo contenuti e storie, con un approccio che è tipico del giornalismo costruttivo. Il mondo della comunicazione è complesso poiché in continuo cambiamento. Il nostro compito è realizzare piani e strategie di comunicazione “su misura” in base alle esigenze e ai desideri del committente.
Nel farlo ci avvaliamo di strumenti diversi tra loro. Se parliamo di Mass Media, da quelli tradizionali a quelli digitali ciascuno svolge un ruolo di valore specifico. Sta a noi che progettiamo la consulenza, scegliere quali e quanti canali sfruttare. Va anche detto che nell’era di internet tutti possono lasciare giudizi e commenti in rete, talvolta anche infausti. Ciò desta preoccupazione nelle aziende che grazie all’intervento dei nostri professionisti possono “monitorare” il web e al contempo portare avanti un piano di comunicazione che attrae la fetta di pubblico coerente con la domanda. Alla base di tutto, e di ciascun progetto, è l’entusiasmo. Non è un caso se il motto di AD Communications è “Felici di comunicare” in riferimento non solo a chi la comunicazione la fa ma anche e soprattutto ai clienti che desideriamo siano felici e soddisfatti del nostro operato.
Formare i giovani, aiutarli a sviluppare nuove competenze e nuova conoscenza. Di cosa hanno bisogno i ragazzi oggi per essere pronti nel settore della comunicazione?
Stiamo vivendo anni molto difficili, prima il Covid-19 poi la guerra in Ucraina, la crisi energetica e insieme quella economica, gli effetti devastanti del cambiamento climatico e la strage umanitaria a Gaza. In questo scenario sembra non ci possa essere spazio per continuare ad essere positivi e sognare. Eppure la mia sfida è non perdere la fiducia nel prossimo e nelle persone che incontro ogni giorno ma soprattutto continuare a formare le nuove generazioni per incoraggiarle. In questi anni ho conosciuto e formato numerosi neolaureati ma anche tanti giovani avviati alla professione. Ho anche aggiornato in tema di comunicazione digitale tanti imprenditori dell’Emilia-Romagna, attraverso la mia docenza per i corsi regionali di Formart.
Sono felice quando qualcuno di loro mi contatta per raccontarmi che ha trovato la sua strada nella comunicazione o che ha implementato i servizi raggiungendo una visibilità maggiore e ben più efficace. Fare formazione ad un giovane non significa trasmettere solo competenze pratiche – ad esempio scrivere un articolo o fare un post per i social – vuol dire principalmente trasmettere principi e valori che per un professionista contano e conteranno per sempre. Mi riferisco alla serietà, all’affidabilità, alla qualità ma anche all’umiltà. Per me il segreto è rimanere con i piedi per terra ma con una “tensione emotiva” che fa guardare avanti e al miglioramento continuo.
Deborah nella tua vita professionale hai maturato anche esperienze come autrice di digital serie come AD MAIORA – Storie di Resilienza. Ce ne parli?
Il giornalismo televisivo è stata da sempre la mia più grande passione. Mi sento bene quando davanti alla telecamera posso raccontare storie di resilienza, con un messaggio di speranza per il futuro. Seguire un approccio costruttivo nella narrazione non significa fingere che i problemi non esistano. Piuttosto vuol dire focalizzarsi sulle possibili soluzioni al problema, aprendo così alla riflessione anche il lettore. Va in questa direzione la digital serie, nata nel 2020,dal nome AD Maiora – Storie di Resilienza. L’idea è arrivata nel periodo del COVID-19 con la volontà di dare spazio a realtà ed associazioni, soprattutto no profit, che promuovessero il mondo delle fragilità, ma anche la cultura e l’arte, come leve di miglioramento per il singolo e la collettività.
In questo senso è stata una piacevole sorpresa apprendere a Bologna l’esistenza di una rete sociale e di grande umanità che abbiamo raccontato, in parte, nelle tre stagioni di AD Maiora fino ad oggi realizzate. In particolare la terza stagione è stata molto apprezzata a livello nazionale aggiudicandosi, nella categoria web serie, il primo premio del Festival di cinematografia sociale Tulipani di Seta Nera 2023. Inoltre sempre con il progetto AD Maiora siamo stati inseriti nell’elenco dei Responsabili Innovatori della Regione Emilia-Romagna, fonte di emozione ma anche di responsabilità. Per il 2024 stiamo lavorando alla prossima stagione mentre tutte le precedenti serie, per chi avesse piacere e curiosità, sono disponibili sul canale youtube.
Qual è la tua idea di comunicazione e cosa serve alle aziende, ma anche ai privati, per comunicare con efficacia?
Certamente le aziende e le organizzazioni che decidono di avvalersi di un’agenzia di comunicazione possono essere ben orientate in un mondo che si muove velocemente e che non premia l’approssimazione. Oggi alle aziende serve la visibilità giusta, ne troppa ne troppo poca. Ricordo che solo un’attenta cura dell’immagine di un brand – che sia un prodotto o un servizio – può alimentare ed accrescere la buona reputazione per l’azienda. Non basta essere attivi sui social. Il progetto che costruisce un professionista è ben più ampio e complesso e richiede uno studio personalizzato che nulla ha a che vedere con l’estemporaneità di azioni social e digitali.
Consiglio di usare una narrazione delle aziende in modo sincero e trasparente, evitando l’autocelebrazione che suscita diffidenza nelle persone con un ruolo di spettatore/uditore del web. Suggerisco inoltre di evitare nei propri contenuti toni trionfalistici per lasciare posto ad un equilibrio sia di forma che di sostanza. La buona pratica, per eccellenza, nel brand journalism riguarda l’accurata selezione delle parole, e vale per qualsiasi contenuto. Dalle parole dipenderà la percezione e l’impressione di noi e del brand che stiamo promuovendo. Una bella sfida, no?
Quali sono i tuoi obiettivi primari come divulgatrice ed esperta nel settore della comunicazione?
Spero di continuare a vivere la comunicazione con lo stesso entusiasmo di vent’anni fa. Credo fortemente nel ruolo dell’informazione come “ponte” verso gli altri e la diversità, da considerare come una ricchezza e mai come un limite. Comunicare per me significa creare e rafforzare reti e relazioni sociali, attraverso l’ascolto e l’interazione reciproca. Non mi stanco di ripetere che la comunicazione, soprattutto quella di impresa, è una questione seria. Richiede spirito di sacrificio e aggiornamento continuo. Ai ragazzi che scelgono di fare un periodo di tirocinio in “AD”, dico sempre che in questo mestiere occorre mettersi in gioco ed essere disposti a imparare senza arrendersi di fronte alle difficoltà. Gli errori servono in quanto stimolano l’ingegno e la creatività a trovare possibili soluzioni.
E quali sono i progetti futuri?
Non amo fare programmi ma sono sempre i nuovi obiettivi il mio “carburante” nella vita e nel lavoro. Se guardo al 2024 – che spero porti qualche buona notizia e la fine di ogni conflitto – vedo una professionista determinata, pronta a lanciarsi in nuove sfide e nuove esperienze, al fianco dei collaboratori appassionati e dei propri clienti, veri e propri alleati della comunicazione, ai quali sono grata per la fiducia che in tutti i rapporti è un bene prezioso.