Vita dura per il ddl Zan che, dopo numerosi intoppi che ne rallentano la trasformazione in legge, vede abbattersi su di sé anche la scure della nota del Vaticano. Fermo in Senato dallo scorso autunno, il decreto legge contro l’omofobia e la transfobia sconta l’ostruzionismo dei partiti più conservatori, Lega in testa. Una nuova calendarizzazione è prevista per il prossimo 6 luglio. Riuscirà l’Italia ad avere una legge di cui ha bisogno o dovrà aspettare gli stessi tempi di altre leggi non gradite ai cattolici?
La nota del Vaticano sul ddl Zan
Le ultime dichiarazioni di papa Francesco sugli omosessuali avevano iniziato a far respirare un’aria nuova, un’aria di rinnovamento ma, dopo la nota inviata dal Vaticano al governo italiano sul ddl Zan, le possibilità di un cambiamento sono svanite. La nota verbale del Vaticano è un atto ufficiale che parte dalla Segreteria di Stato, per la precisione dal dipartimento per i Rapporti con gli altri Stati,
e viene consegnato all’ambasciata dello Stato interessato presso la Santa Sede. In questo caso la nota è arrivata alla nostra ambasciata e da qui al ministro degli Esteri: Luigi Di Maio. La nota verbale non porta la firma di un diplomatico. Nel documento il Vaticano ha affermato senza mezzi termini che il ddl Zan, al momento in discussione al Senato, viola il Concordato tra Stato e Chiesa.
Libertà di culto e libertà di pensiero
Nello specifico il ddl Zan violerebbe la libertà di pensiero: la libertà, cioè, di professare il culto cattolico, quindi di esprimere le proprie idee in materia di dottrina. In pratica si teme che le idee espresse in ambito cattolico che non sono conformi alle posizioni degli omosessuali possano essere perseguite. In secondo luogo viene contestato l’obbligo per le scuole (in questo caso cattoliche) di celebrare la giornata contro l’omofobia, la transfobia che è dichiaratamente contraria alle proprie posizioni. Se al disegno di legge si può obiettare una scrittura non proprio cristallina, l’intento di stabilire che l’orientamento sessuale non può essere causa di discriminazione e violenza è palese. Chi lo difende ricorda, inoltre, che ogni legge prima di essere approvata viene sottoposta al vaglio di apposite commissioni che ne controllano la costituzionalità.
Diritto o ingerenza?
“Il nostro ordinamento contiene tutte le garanzie per rispettare gli impegni internazionali, tra cui il Concordato. Ci sono controlli preventivi nelle commissioni parlamentari. Ci sono controlli successivi della Corte costituzionale” ha precisato il presidente del Consiglio Draghi che, in risposta al Vaticano, ha ribadito che l’Italia è un Paese laico e non confessionale e, pertanto, è libero di legiferare. L’Italia, però, è anche il Paese che ha approvato a fatica leggi come quella a favore del divorzio, dell’aborto, è il Paese in cui le unioni civili sono costate le poltrone ad alcuni politici. Resta un’ultima cosa da chiedersi: se, in questo caso, la posizione del Vaticano non risponda alla necessità di tenere testa a una disputa interna, un modo per far sentire la voce della tradizione ecclesiastica, quella più ortodossa e conservatrice; di chiudere le finestre che qualcuno aveva aperto per farvi entrare aria nuova.
In copertina foto di JEROME CLARYSSE da Pixabay