Davanti al presepe
Stavamo tutti insieme, davanti a quella grotta,
nell’aria lieve rotta, dal gelido oscillare
dei fiocchi della neve che, in fila ad uno ad uno,
andavano a cadere, tal freschi fatui fuochi,
sul grigio davanzale, sul vetro intiepidito
dal fievole calore che magico sembrava
di fronte allo squallore di bruma e di tormenta,
d’ovatta, trasparente dalle serrate imposte
della finestra posta nella parete bianca.
Le luci del presepe, ritmicamente accese,
con quel ronzio assordante, lì posto, in quel silenzio,
facevano brillare sei occhi esterrefatti:
un bimbo due ragazzi: tre bimbi emozionati,
di fronte a così poco che così tanto pare.
Le riverenti pose di statue e pecorelle,
e candidi agnellini e pescatori chini
e zampognar soffianti, re magi e le comari,
contadinelli tanti e volti tutti quanti,
intenti a rimirare, insieme a noi, la grotta
e il bimbo appena nato, che ci stava davanti.
Immerso in quel silenzio mi par d’udire, a un tratto,
un debole sussurro, bisbiglio che racconta:
mi volto in uno scatto e son le statuine,
mi parlano alla mente e narrano d’un mondo
lo fanno da lontano, dal tempo ormai sepolto,
da un mondo ancora sano, dell’uomo ancora umano,
di quelle pure menti e vite ancor vissute
nella semplicità di un mondo appena nato
e nel mistero immerso. Immenso universo
ancora da scoprire: svelare a poco a poco,
senza contaminare.
Foto di copertina generata con Copilot per Cinque Colonne Magazine