Il mix di sentimenti che contraddistinguono lo stato d’animo del partner geloso e possessivo non sempre riescono ad essere gestiti, anzi, talvolta il soggetto ne subisce l’effetto sino a porre in essere comportamenti di aperta violenza. Questi sono i casi in cui si parla di Sindrome di Otello, quando, dunque,la gelosia diventa una vera e propria patologia.
Casi da non sottovalutare a quanto pare. Secondo i dati Eurispes, la gelosia è il movente di molti dei crimini passionali commessi in Italia. I dati del ministero dell’Interno dimostrano come dall’Agosto 2012 al Luglio 2014 siano stati commessi 320 omicidi a sfondo affettivo, di questi, ben 206 femminicidi.
Quando si ha a che fare con i moderni Otello, la gelosia non è rivolta soltanto al partner ma anche al presunto rivale in amore. E’un sentimento che fa soffrire non solo chi lo subisce, ma soprattutto, chi lo prova in quanto l’ insicurezza tende ad accompagnare, non solo la sfera amorosa, ma tutti gli aspetti del quotidiano.
La gelosia, è da sempre uno stato d’animo che intriga gli studiosi di tutto il mondo, un sentimento dalle mille sfaccettature delle quali si cerca faticosamente di spiegarne la causa.
Stando a uno studio pubblicato sulla rivista “Cns Spectrum” della Cambridge University Press, gli eccessi di gelosia deriverebbero da uno squilibrio biochimico e, più in particolare, dall’eccesso di un neurotrasmettitore, la dopamina, all’interno della corteccia prefrontale, ossia l’area del cervello che sovrintende ai processi cognitivi e affettivi.
La gelosia non è un’ emozione primaria che nasce sic et simpliciter come la felicità o la rabbia, ma rappresenta un sentimento più elaborato che ha come conseguenza la rabbia verso la persona amata e nei confronti di chi si ritenga più considerato dalla stessa. Da questo possono scaturire due atteggiamenti diversi, un primo caratterizzato da un forte sentimento di inadeguatezza, il non essere abbastanza per la persona amata che porta chi ne soffre a essere sottoposto un forte stress emotivo derivante dal senso di inferiorità. Un secondo atteggiamento, completamente opposto è quello di chi, invece, sente la necessità di primeggiare e di rappresentare l’unico interesse del partner.
Quando il sentimento di gelosia diventa Sindrome di Otello assume diverse sfumature. Alcune persone vivono in un contesto nel quale considerano il partner un oggetto traendo, addirittura piacere dalla sofferenza del partner. Altri atteggiamenti assumono, invece, tratti irrazionali come la convinzione di essere traditi anche in presenza di prove insufficienti o inesistenti.
Quali individui, dunque, possono rendersi attori di un crimine passionale? I dati della cronaca nera informano che più del 60% dei casi riguarda coppie sposate e, per l’85% si tratta di crimini commessi da uomini con un’età che varia dai 31 ai 51 anni. Il delinquente passionale ha spesso un attaccamento patologico alla figura materna ed è solito subire l’ansia per la paura di non essere accudito con il conseguente desiderio di un amore che tenda alla fusione, atteggiamento, che impedisce la realizzazione di una relazione matura.
Il metodo per evitare che la Sindrome di Otello si manifesti è sicuramente la comunicazione col partner, mostrare il proprio sentimento di attenzione e richiedere maggiore interesse è sicuramente un primo passo per evitare spiacevoli conseguenze. Al bando la menzogna o il celarsi dietro l’ illusione di poter gestire il sentimento di gelosia.
A questo proposito, lo psichiatra Michele Cucchi, direttore sanitario del Centro medico Santagostino di Milano ha organizzato un vero e proprio cineforum emotivo per tenere a bada i nuovi Otello attraverso un percorso cognitivo.
L’esperimento è iniziato con un incontro dal nome “Il giallo della gelosia, fra amore e ossessione”. Il percorso si pone come obiettivo quello di allenare la mente delle persone all’empatia. Il cinema, secondo Cucchi, racconta la vita delle persone permettendo di entrare in contatto con l’esperienza altrui e capirsi meglio (http://www.cmsantagostino.it/news-ed-eventi/al-il-cineforum-emotivo).